Cashback, lo abbiamo provato per voi

Nei giorni scorsi si sono moltiplicati articoli, post e meme dedicati al Cashback natalizio promosso dal governo e al malfunzionamento della relativa App IO, in realtà già attiva da diversi mesi con l’obiettivo di semplificare le comunicazioni fra istituzioni e cittadini.

Una settimana dopo l’avvio, l’esistenza dell’app inizia a raccogliere contorni più definiti: il funzionamento a singhiozzo dei primi giorni è un brutto ricordo e i numeri crescono rapidamente sul piccolo sfondo blu, un centesimo alla volta. La sensazione di rivedere nel proprio conto in banca una parte delle pazze spese di Natale nel giro di qualche settimana, è piuttosto piacevole, e poco importa se, inconsciamente, ci si è lasciati andare a qualche acquisto in più durante lo shopping natalizio.

Cosa funziona: una volta concluso l’iter di registrazione sull’App, non bisogna fare praticamente nient’altro. I pagamenti con la carta vengono aggiornati di frequente e, in qualche modo, è anche un incentivo a tenere sotto controllo le spese. Perchè è vero che il 10% tornerà indietro sotto forma di rimborso, ma durante le feste è piuttosto facile perdere il controllo e fare qualche acquisto in più per poi pentirsene nei primi mesi dell’anno.

Cosa non funziona: qualcuno ha avanzato ipotetici problemi legati alla privacy, ma in realtà il procedimento per registrarsi all’app (con ID che può essere rilasciato, fra gli altri, anche da Poste Italiane) è piuttosto sicuro. Per la verità, rischia di essere un procedimento un po’ macchinoso e decisamente non alla portata di tutti, in particolar modo di chi è meno avvezzo alla tecnologia. La maggior parte dei servizi Spid è attivabile da remoto solo tramite pagamento, altrimenti è necessario fornire i propri documenti di persona o in forma cartacea, mentre per utilizzare la Carta di Identità elettronica è necessario avere a disposizione il lettore.

Perchè Cashback sì: facendo il parallelo con un’altra app molto discussa, Immuni, il vantaggio è evidente, perchè il “premio” in palio, ovvero il 10% di sconto sugli acquisti effettuati con carta, fa scattare un meccanismo psicologico che invoglia ad utilizzarla. Il successo nei download lo si deve anche a questo, mentre ad esempio Immuni poteva solo essere messaggera di cattive notizie, senza nemmeno il “premio” di poter richiedere un tampone in maniera semplice (chi, come me, ha dovuto trascorrere ore al telefono aspettando una risposta durante l’isolamento, sa di cosa parlo).

Perchè Cashback no: si potrebbe obiettare che una spesa simile poteva essere destinata a persona in immediata e reale difficoltà e non sotto forma di un rimborso a chi potrebbe non aver bisogno di uno sconto sullo shopping natalizio. E’ anche vero che, stimolando acquisti tracciabili, sarà possibile per lo stato incassare una parte di tributi normalmente sottratta dall’evasione fiscale, ma i risultati, se si vedranno, saranno solo sul lungo termine.

Lotteria sì: assieme al Cashback, l’altra novità di questo inverno sarà la Lotteria degli Scontrini, che funzionerà più o meno allo stesso modo (valida per gli acquisti con carta) e premierà con un’estrazione virtuale una serie di fortunati acquirenti che si saranno dotati di un codice sulla falsariga di quanto avviene da alcuni anni in Portogallo. Come sopra, il meccanismo psicologico premia un comportamento (comprare con un mezzo tracciabile) a discapito di un altro e ne incentiva l’uso, con la speranza di non vedere più scene alla “Cetto Laqualunque” quando si cerca di pagare un caffè con il Pos.

Lotteria no: non è impensabile che qualcuno possa arrivare a rovinarsi esattamente alla stessa maniera con cui alcune persone abusano di slotmachine e gratta e vinci, magari senza nemmeno lo stigma sociale di dover direttamente pagare per il gioco. Certo, vale il discorso fatto per il Cashback, e cioè che il rischio potrebbe essere calcolato e inferiore rispetto ai benefici di un introito per lo stato, ma sorge spontanea un’altra domanda: se abbiamo legittimamente in antipatia i piccoli commercianti che si rifiutano di fare lo scontrino o rifiutano i pagamenti con carta, cosa sta facendo lo stato per combattere i grandi evasori? 

Per concludere: l’idea è positiva, in un certo senso anche simpatica, ai limiti della satira politica considerato che un tempo un simile pacchetto di riforme per snellire l’impianto burocratico era stato osteggiato dalla parte più massimalista dell’allora governo di centro-sinistra della scorsa legislatura con il timore di sottrarre potenziali introiti ai Caf dei sindacati nel loro compito di dirimere le arzigogolate regole del fisco per chi necessita di accedere al welfare, così come adesso viene identificato come il demonio dai sovranisti, dimentichi che la stessa lotteria degli scontrini fu promossa proprio dal leghista Bitonci durante la fase giallo-verde di questa legislatura. Allo stesso tempo, lasciano un po’ perplesse le dichiarazioni trionfalistiche di Conte, che in questa circostanza è sembrato più un imbonitore da televendita che non il serio, responsabile e misurato volto dei famigerati DPCM che ci hanno accompagnati in questi mesi. Ringrazieremo Conte e il suo governo per averci dato la possibilità di smascherare qualche piccolo furbacchione, o quantomeno evitare di fare acquisti presso di loro con il rischio di non veder premiati i nostri sforzi, ma è anche il caso di chiedere quali sono le idee di questo governo per contrastare la concorrenza fiscale, talvolta sleale, interna all’Unione Europea, e se lo stesso sforzo potrà essere apprezzato nei confronti della criminalità organizzata e del danno economico, oltre che sociale, che questa porta al paese, soprattutto in un momento in cui la disperazione di numerosi cittadini rischia di infoltire le truppe di eserciti nascosti.

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Enrico Varrecchione

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