Non cresciamo piccoli automi

Pochi giorni fa, entrando al supermercato, ho visto una scena che mi ha dato molto da pensare. Una mamma spingeva il carrello e a fianco a lei c’era un bimbo alto poco più di un metro che camminava tenendo in mano uno smartphone, lo sguardo fisso sullo schermo. 
Sono personalmente abbastanza contraria all’uso della tecnologia da parte dei bambini. Questo non significa che la demonizzi, perché come in tutte le cose c’è del buono e del cattivo e so benissimo che ci sono momenti difficili in cui può essere una salvezza. 

Ma ci sono limiti e ci devono essere regole. 

Partiamo dal fatto che il telefonino non è un dispositivo adatto ad un bambino così piccolo, che in un attimo può far partire chiamate, messaggi, video, pagine internet non indicate per lui. Inoltre, dandogli a disposizione un oggetto così personale, lo autorizziamo a poterlo usare più o meno a suo piacimento, anche una volta cresciuto. E sappiamo quanto sia dura porre limiti in un secondo momento.
Ma quello che più mi chiedo è perché. Quale sia la motivazione che porta un genitore a far usare il proprio smartphone al proprio figlio in momenti in cui si potrebbe distrarre o passare il tempo diversamente. 
Davvero abbiamo bisogno di lasciargli il telefonino per farli stare bravi durante una commissione, una passeggiata o addirittura durante un momento di vita quotidiana importante come il pasto. E non parlo di una lunga cena in cui è strettamente necessario tenere a tavola un bambino per un tempo effettivamente troppo lungo, ma del pasto quotidiano. 
Un’altra scena che mi ha molto colpita è stata quella di una famiglia di 4 persone, mamma papà e due bambini sotto i 6 anni. In vacanza in un villaggio, si siedono a tavola. Il più piccolo, che non aveva 2 anni, viene piazzato davanti al cellulare, la mamma lo imbocca per tutto il pasto. O ancora in una giornata di inizio primavera un bimbo mangia il gelato su una panchina, sempre con mamma che gli tiene il cellulare davanti. Non ultima la mamma che racconta che la figlia mangia solo mentre guarda alla tv il suo cartone preferito. Come si può passare un momento così conviviale come un pranzo o una cena con uno smartphone in mano? Anche qui è la regola ad essere sbagliata, non l’eventuale eccezione. Il bambino a tavola deve poter entrare in contatto con il cibo attraverso tutti i suoi sensi, conoscerlo e assaporarlo. 

Cosa ci succede? Davvero noi che di figli ne abbiamo uno o massimo due, per quanto questa vita sia frenetica e si arrivi a casa alla sera distrutti, non troviamo altro metodo per tenerli buoni che uno schermo? Davvero abbiamo bisogno di mettergli un cellulare in mano quando sono sul passeggino, immergerli in una realtà virtuale invece che coinvolgerli o lasciare che anche da soli osservino il mondo intorno a loro? 
Inoltre quando diamo questi piccoli oggetti in mano ai nostri figli dovremmo ricordarci quanto male facciano a livello fisico. Gli occhi di un bambino non sono preparati a immagini così piccole e veloci. 

In un articolo pubblicato nel 2018 su “Italian Journal of Pediatrics”, la Società Italiana di Pediatria (SIP) espone i risultati delle sue ricerche sui danni che l’eccessiva esposizione a touch screen può avere su sviluppo, comportamento e sonno dei bambini. Inoltre elenca una serie di raccomandazioni valide per tutti i genitori. In particolare raccomanda di non far utilizzare i dispositivi multimediali: sotto i 2 anni di età, durante i pasti, almeno un’ora prima di andare a dormire, se il contenuto è violento, come diversivo per calmare i bambini in pubblico. Sono inoltre raccomandate alcune limitazioni, come il tempo limite giornaliero di 1 ora dai 2 ai 5 anni e 2 ore dai 5 agli 8. 

Ripeto, non voglio demonizzare le tecnologie, che spesso possono essere di aiuto. Anche io ogni tanto le uso con i bambini, anche se cerco di preferire altri metodi come per esempio un bell’albo illustrato. Occorrerebbe però essere “digitalizzati responsabilmente”, educati sin da piccoli al loro uso. Inoltre è molto importante il ruolo di filtro da parte dell’adulto. 

Ma i genitori spesso sono i primi sovraesporre i propri figli, a fotografarli e riprenderli nella vita quotidiana e postare tutto in rete. Sono le mamme a pubblicare su social come Tik Tok i balletti con le loro piccole figlie, sempre ripresi con smartphone. Un’ostetrica mi raccontò con non poco rammarico di una mamma che, appena partorito, quasi non guardò in faccia il figlio per prendere in mano lo smartphone, fotografare il bambino e renderlo subito virale. 

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Benedetta De Paolis

Un commento su “Non cresciamo piccoli automi

  1. Sono sempre rimasto ammirato dalla capacità dei bambini di due tre anni e seguire nell’usare il telefonino. Vedere quelle piccole dita muoversi con sicurezza e velocità sui tasti è un’emozione. Forse questa ammirazione è dovuta alle mie cronice difficoltà ad usarlo. Per sfruttare queste capacità, il telefonino, dovrebbe contenere solo programmi educativi ed accattivanti per i bambini in modo da fargli apprendere conoscenze ed interessi che tanti genitori, forse, troppi non sanno dare . Certo che se possono eccedere a programmi violenti e diseducativi potrebbero conseguire danni irreversibili.

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