Fioccano i commenti e le prese di posizione di partiti e associazioni in merito all’ipotesi di posizionamento del nuovo deposito nazionale dei rifiuti nucleari in Provincia di Alessandria. Ve li riportiamo di seguito.
Claudio Ricci – Portavoce La Buona Destra Novi Ligure
Il problema dello smaltimento dei rifiuti radioattivi non nasce oggi, essendo il nostro Paese gravemente in ritardo su questa tematica, con una carta nazionale delle aree idonee rimasta ferma nei cassetti ministeriali per diversi anni.
Dalle polemiche politiche di questi giorni si evince come l’atteggiamento di gran parte della politica odierna sia volto sempre al contrasto ed al rimanere fermi su trincee ideologiche precostituite, piuttosto che al mantenimento di un atteggiamento dialogante costruttivo. Atteggiamento incoerente con quanto la politica dovrebbe attuare, sopratutto su tematiche sensibili, per i territori e la cittadinanza, come quello in oggetto.
Auspichiamo pertanto una maggior concertazione tra i diversi livelli istituzionali ed un coinvolgimento dei territori considerati, al fine di arrivare ad una scelta condivisa che porti alla definizione del sito migliore, attraverso un processo trasparente e partecipativo.
La scelta di un sito di stoccaggio nazionale non è più procrastinabile e la costruzione di un deposito idoneo e sicuro è un’esigenza per il nostro Paese, salvo non si vogliano ancora utilizzare discariche abusive fingendo indignazione quando le Procure aprono le relative inchieste giudiziarie.
Legambiente.
“Lo smaltimento in sicurezza dei nostri rifiuti radioattivi è fondamentale per mettere la parola fine alla stagione del nucleare italiano e per gestire i rifiuti di origine medica, industriale e della ricerca che produciamo ancora oggi. La partita è aperta da tempo, non è semplice ma è urgente trovare una soluzione visto che questi rifiuti sono da decenni in tanti depositi temporanei disseminati in tutta Italia. Per questo dal 2015 abbiamo più volte denunciato il ritardo da parte dei ministeri competenti nella pubblicazione della Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee. Ora è necessario che si attivi un vero percorso partecipato, che è mancato finora, per individuare l’area in cui realizzare un unico deposito nazionale, che ospiti esclusivamente le nostre scorie di bassa e media intensità, che continuiamo a produrre, mentre i rifiuti ad alta attività, lascito delle nostre centrali ormai spente grazie al referendum che vincemmo nel 1987, devono essere collocate in un deposito europeo, deciso a livello dell’Unione, su cui è urgente trovare un accordo”. È questo il commento di Stefano Ciafani, presidente di Legambiente, sulla Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee a ospitare il Deposito Nazionale e Parco Tecnologico (CNAPI), pubblicata oggi dalla Sogin, che individua 67 aree le cui caratteristiche soddisfano i criteri previsti nella Guida Tecnica n. 29 dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) del 2014 e i requisiti indicati nelle linee-guida dell’International Atomic Energy Agency (IAEA).
Già nel 1999 con il dossier “L’eredità radioattiva” Legambiente evidenziò come la stagione del nucleare italiano non fosse finita, alla luce della pesante eredità delle scorie nucleari collocate in depositi temporanei situati in aree assolutamente inidonee e delle operazioni di smantellamento e bonifica delle vecchie centrali ancora da completare. Per questo nel passato l’associazione ambientalista ha più volte ricordato come il problema degli attuali siti nucleari a rischio non può essere risolto costruendo nuovi depositi in questi stessi siti ma individuando, con trasparenza e oggettività, il sito per una diversa e sicura collocazione di tutti i materiali radioattivi presenti in quelle aree. Il Deposito nazionale (che secondo il Programma nazionale per la gestione del combustibile esaurito e dei rifiuti radioattivi dovrà essere realizzato entro il 2025) sarà inoltre funzionale allo smantellamento e alla bonifica delle vecchie centrali nucleari ancora presenti sul territorio nazionale e per gestire i rifiuti prodotti annualmente negli ospedali, dall’industria e dai centri di ricerca.
“Il Piemonte ospita oltre l’80% di tutte le scorie nucleari nazionali – dichiara Giorgio Prino, presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta – stoccate nei due impianti di Saluggia e Trino. Nei due siti è depositata la grandissima parte delle scorie nazionali ad alta attività, e conseguentemente ad altissima pericolosità. Due siti riconosciuti come inidonei per la vicinanza a fiumi, falde, zone abitate, due siti la cui pericolosità per ecosistema e cittadinanza è assolutamente evidente. Al più presto si deve giungere, ancor prima del 2024, ad un accordo internazionale per il loro trasferimento in quei Paesi che gestiscono già grandi quantitativi di materiali, e che diano tutte le garanzie per trattarli in sicurezza per le persone e per l’ambiente, in attesa del Deposito Unico Europeo. Contestualmente è necessario procedere al trasferimento di tutti gli altri materiali radioattivi nel Deposito Nazionale, scelto con oggettività e trasparenza in modo che possa rappresentare la soluzione caratterizzata dal rischio e dall’impatto più basso possibile”.
“Il documento CNAPI – continua Giorgio Prino – individua in Piemonte 8 siti (due in provincia di Torino e 6 in provincia di Alessandria). È necessario imbastire un percorso trasparente ed un dialogo completo, partendo dai dati dei rapporti SOGIN, con tutti i soggetti territoriali: istituzioni, associazioni, cittadini, tecnici e comunità scientifica. Abbiamo 60 giorni per portare le osservazioni. Lo faremo come sempre basandoci su oggettività scientifiche, in tutela del nostro territorio, delle sue specificità e senza forzature NIMBY”.
“Tutti ricordiamo quello che successe nel 2003 quando l’allora commissario della Sogin e il governo Berlusconi scelsero, con un colpo di mano e senza fare indagini puntuali, il sito di Scanzano Jonico in Basilicata che, dopo le sollevazioni popolari a cui partecipammo anche noi, fu ritirato – conclude Andrea Minutolo, responsabile scientifico di Legambiente – Si tratta di un’esperienza davvero terribile da non ripetere. La pubblicazione della CNAPI è solo il primo passo. Siamo infatti convinti che i troppi ritardi e la poca chiarezza che hanno caratterizzato fino ad ora questo lungo e complesso percorso, rischiano di far partire il tutto con il piede sbagliato. Formalmente da oggi ci sono 60 giorni per produrre delle osservazioni da parte del pubblico al lavoro fatto, ma non ci si può limitare a questo. Ribadiamo con fermezza l’urgenza di avviare un percorso trasparente, partecipato e condiviso col territorio che coinvolga i cittadini, le associazioni, le amministrazioni locali e la comunità scientifica, a partire dalle informazioni contenute nella CNAPI”.
Federico Fornaro – Capogruppo LeU Camera dei Deputati
Una buona regola sarebbe quella prima di approfondire le questioni e poi prendere posizione e non viceversa. La questione dell’individuazione di un sito di stoccaggio dei rifiuti nucleari non nasce oggi, ma è vecchia di anni.
Un sito che dovrebbe ospitare rifiuti nucleari a bassa e media intensità, perché per quelli a più elevato rischio è previsto un sito di stoccaggio europeo.
È dal 2015 che si attendeva la pubblicazione della mappa dei siti idonei, ma tutti i governi che si sono succeduti hanno preferito accantonare il problema mettendo la polvere sotto il tappeto.
Il Governo non ha quindi assunto una decisione nel cuore della notte, ma si è assunto la responsabilità di avviare il processo di individuazione del sito idoneo. Un procedimento simile è già stato usato un altri paesi europei e altre nazioni lo stanno adottando.
Siamo all’inizio del procedimento e non alla fine, alla decisione ultima.
Sul sito www.depositonazionale.it ci sono tutte le informazioni e notizie sull’argomento.
Il governo e quindi la politica ad oggi non hanno deciso un bel nulla.
Parte adesso la fase di ascolto dei territori che, se lo riterranno, potranno far valere le loro buone ragioni di contrarietà.
Le istituzioni locali e la politica devono chiedere massima trasparenza sui criteri tecnici che hanno portato all’individuazione di quei siti e non di altri.
Il processo partecipativo deve essere inoltre vero e non finto.
Su questo Sogin e il governo devono dare garanzie vere.
Per quanto attiene all’intero territorio della Provincia di Alessandria credo sia giusto e corretto chiedere che venga inserito nei criteri di scelta anche quello della densità di siti compromessi (discariche ecc) e che sia valutato il fatto che sul nostro territorio esistono ancora più di 100 siti da bonificare.
Dobbiamo quindi mettere in campo serietà e buona politica e non avvelenare i pozzi dell’opinione pubblica con propaganda a buon mercato.
La domanda che bisogna sempre porsi è se per l’oggi e per le prossime generazioni sia preferibile un sito di stoccaggio che mette in sicurezza i rifiuti oppure avere qualche discarica abusiva in cui qualche criminale sotterra questi rifiuti.
L’inizio della costruzione del sito, infatti, è ipotizzata per il 2025 e la conclusione per il 2029 con una operatività di almeno 300 anni”.
Partito Democratico federazione di Alessandria
Abbiamo letto il documento tecnico che opportunamente è stato diffuso riguardo alla necessità di individuare un sito nazionale come deposito delle scorie radioattive. Lo prendiamo per quello che è: un documento tecnico che serve ad istruire una discussione.
Politicamente siamo molto preoccupati perché questo territorio è molto gravemente esposto sotto il profilo delle questioni ambientali. Riteniamo quindi impraticabile qualsiasi discussione sul sito finché non vengano sciolti i gravi nodi che riguardano la provincia alessandrina per cui sono necessari investimenti e creare occasioni di lavoro e sviluppo. Insieme con le forze con cui governiamo al livello nazionale e con cui siamo all’opposizione sul territorio siamo e vogliamo essere come PD in prima linea per la difesa e la salvaguardia della provincia di Alessandria.
Confederazione Italiana Agricoltori Alessandria
Cia Alessandria esprime forte preoccupazione a seguito del documento emanato oggi dal Sogin, approvato dai Ministeri dello Sviluppo economico e dell’Ambiente, che elenca le aree potenzialmente idonee ad ospitare il Deposito nazionale dei rifiuti nucleari.
La provincia di Alessandria è fortemente coinvolta nel progetto con oltre mille ettari ipotizzati per la costruzione delle strutture, insieme alla provincia di Torino.
Spiegano il presidente Cia Alessandria Gian Piero Ameglio e il direttore Paolo Viarenghi: “Siamo perplessi sulle modalità di realizzazione del progetto: le Organizzazioni agricole non sono state coinvolte nella sua stesura e apprendiamo a cose fatte le prime informazioni, che risultano essere ancora poco esaustive. Seguirà nelle prossime settimane la fase di consultazione, in cui esprimeremo la nostra forte preoccupazione sull’impatto che questo progetto avrà sull’agricoltura del nostro territorio, ricca di terreni a vocazione orticola e cerealicola nelle zone prese in esame. Le produzioni di qualità non potranno essere ritenute tali, in futuro, se coltivate accanto a scorie nucleari. Questo avrebbe conseguenze gravissime sull’economia del nostro territorio”.
On. Massimo Berruti – Cambiamo
“Sul tema della Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee per ospitare il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi italiani di bassa e media attività è fondamentale che si lavori con la massima trasparenza e dunque con il coinvolgimento attivo del Parlamento”. Lo dichiara in una nota il Senatore e Segretario nazionale di Cambiamo, Massimo Berutti, commentando il via libera da parte dei Ministeri dello Sviluppo economico e dell’Ambiente alla pubblicazione della Cnapi, la Carta nazionale delle 67 aree potenzialmente idonee per la costruzione del deposito nazionale dei rifiuti radioattivi che permetterà di conservare in via definitiva i rifiuti radioattivi italiani di bassa e media attività. “I cittadini di Piemonte, Toscana, Lazio, Puglia, Basilicata, Sardegna e Sicilia, così come tutti gli italiani, meritano che processi come questo siano il più aperti e concertati possibile. Per questo scriverò oggi stesso al Presidente della Commissione di inchiesta sui rifiuti affinché si avvii un ciclo di audizioni per approfondire il tema e rendere il Parlamento, e dunque il Paese, partecipe dell’importante partita di consultazione e dibattito pubblico dalla quale dipendono il presente e il futuro dei territori, sia in termini di impatto dell’opera, che in relazione a tutto quello che essa significa rispetto ad eventuali opere compensative, investimenti e posti di lavoro”.
Greenpeace
In attesa di studiare l’applicazione dei criteri che ha portato alla stesura della Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee (Cnapi) a conservare i rifiuti radioattivi italiani di bassa e media attività, Greenpeace ribadisce di non condividere la strategia scelta dall’Italia, basata sull’unica ipotesi di dotarsi di un solo Deposito Nazionale che ospiti a lungo termine i rifiuti di bassa attività e, “temporaneamente”, i rifiuti di media ed alta attività. Per l’organizzazione ambientalista, oltre a essere l’unico caso al mondo di gestione combinata dei rifiuti, tutto ciò ha implicazioni non secondarie: come la possibile decisione di “nuclearizzare” un nuovo sito vincolandolo a lungo termine alla presenza di rifiuti pericolosi. E l’ipotesi – tutta da verificare – che vi sia un consenso dei cittadini, e degli enti che li rappresentano territorialmente, a ospitare il deposito unico.
Secondo Greenpeace sarebbe stato più logico verificare più scenari e varianti di realizzazione del Programma utilizzando i siti esistenti o parte di essi e applicare a queste opzioni una procedura di Valutazione Ambientale Strategica (VAS), in modo da evidenziare i pro e i contro delle diverse soluzioni.
Il Programma non può, come è ovvio, risolvere la questione definitivamente, ma di fatto propone una lunga transizione, stimabile nell’ordine di un secolo, in cui la parte minore in volume dei rifiuti nucleari, ma fortemente maggioritaria della radioattività, è gestita “temporaneamente” in un Deposito unico che non può ospitarla definitivamente.
On. Riccardo Molinari – Lega Nord
“Su un tema così importante e delicato, per le sue implicazioni sia in termini di sicurezza che di ricaduta economica sui territori, il Governo decide di notte, quasi in clandestinità, evitando qualsiasi confronto, mentre tutti i riflettori sono puntati su pandemia e crisi politica: l’ennesimo atto di arroganza ai danni di territori e cittadini”.
Riccardo Molinari, Presidente dei Deputati della Lega e Segretario Regionale del Piemonte, boccia senza mezzi termini la decisione congiunta del ministero dello Sviluppo e del ministero dell’Ambiente, che ignorando il Parlamento hanno dato il via libera alla Sogin per la pubblicazione della Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee ad ospitare il Deposito Nazionale dei rifiuti nucleari. “Una decisione – sottolinea l’on. Molinari – inopportuna nei tempi e nel metodo, che scavalca completamente Regioni, Province e Comuni, e individua 67 aree idonee in sette regioni italiane, senza minimamente coinvolgere gli enti locali, i territori e le popolazioni interessate. Teniamo conto che si tratta di un percorso decisionale fermo da diversi anni: inaccettabile che debba essere ‘sbloccato’ proprio ora, in una situazione di complessiva emergenza, e senza una riflessione ampia e condivisa”.
Il Capogruppo della Lega alla Camera concentra poi la riflessione sul Piemonte: “La nostra regione, area a forte vocazione produttiva, sia industriale che agricola, si ritrova per decisione del Governo Conte in pole position, con un rilevante numero di siti candidati potenziali ad ospitare il Deposito Nazionale dei rifiuti nucleari. Fortissima in particolare la concentrazione in provincia di Alessandria dei siti definiti ‘verde smeraldo’, ossia con idoneità piena. Noi diciamo no forte e chiaro a questa imposizione calata dall’alto, e stiamo già raccogliendo le proteste di tanti amministratori locali, non solo della Lega o del centro destra, che ci segnalano tra l’altro tagli e enormi ritardi nell’erogazione dei cosiddetti Fondi Scanzano (compensazioni per il nucleare) a partire già dall’annualità 2005. Cornuti e mazziati, insomma. Sindaci, comuni e cittadini del Piemonte chiedono ampio coinvolgimento nella decisione, trasparenza e informazioni dettagliate. Tutto ciò che il Governo Conte finora ha negato, con una decisione che sa di colpo di mano. L’esecutivo ci ripensi, sospenda tutto e venga a confrontarsi in Parlamento”.
La posizione dell’on. Molinari e della Lega in Piemonte è pienamente appoggiata anche dal governatore Alberto Cirio, che ha espresso il suo disappunto per una scelta che non ha minimamente coinvolto il Piemonte ed è stata assunta sulla testa dei cittadini piemontesi senza un dialogo e per la quale anche la Regione Piemonte promette battaglia.
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Un commento su “Deposito nucleare, le reazioni di partiti e associazioni”
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È dal 2015 che si attendeva la pubblicazione della mappa dei siti idonei allo stoccaggio dei rifiuti nucleari. Questo Governo ha solo deciso di avviare le procedure per l’individuazione del sito più idoneo.
Fornaro (LeU): trasparenza sui criteri di individuazione e garanzie sul processo partecipativo.
L’on. Molinari mi sa che parla a sproposito, se ben ricordo la legge per l’individuazione dei siti per contenere i rifiuti nucleari venne fatta dal governo Berlusconi-Lega (centro destra) ed è stata finora tenuta nel cassetto. Ora anziché criticare il centro destra piemontese, dovrebbe attivarsi per dimostrazione che il territorio della prov. di Alessandria non è idoneo a contenere in sicurezza tali rifiuti. Inoltre spiegare anche perché altre territori dovrebbero farsi carico dei rifiuti radio attivi, prodotti dai nostri ospedale . Perché di questo tipologia di rifiuti si parla o no ?