La Professoressa **, che insegna in una scuola della nostra città, viene contattata dall’ASL per ottenere il consenso alla vaccinazione con il vaccino Astra-Zeneca.
Ottenuto il consenso viene convocata per l’attuazione della procedura. La signora è portatrice di due patologie, note, di bassa intensità che non richiedono terapie farmacologiche continuative.
Al momento della vaccinazione scopre che non potrà essere vaccinata con il vaccino Astra-Zeneca, riservato solo a pazienti perfettamente sani, senza terapie in atto (cosa assai improbabile anche nell’età di mezzo) e se possibile, sotto i 55 anni (ma perché è stato approvato il vaccino Astra-Zeneca, che tra l’altro ha dei dati sull’efficacia molto fluttuanti?). Non le viene proposta una alternativa immediata e rientrerà nel suo scaglione secondo l’età con vaccino o Pfizer o Moderna, quindi molto avanti nel tempo.
Ora se si è scelto di considerare gli insegnati una categoria a rischio o di essere contagiati e di essere dei diffusori, viste le caratteristiche del loro lavoro, diventa difficile giustificare una decisione come quella presa.
Il sottoscritto, anni 78, quattro stent dopo infarto del miocardio in pluriterapia farmacologica è stato vaccinato tranquillamente con Moderna.
Ora senza semplificare eccessivamente, ma visto che si è deciso di utilizzare per gli insegnanti il vaccino Astra-Zeneca con tutte le sue limitazioni, basta decidere i criteri di esclusioni per patologie, censire i pazienti a rischio (non saranno milioni, credo!) e sostituire con Pfizer o Moderna che non hanno le stesse controindicazioni.
Se non riusciamo a fare nemmeno questo.
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