C’era una volta il partito democratico

Soffermiamoci a riflettere sulla politica Nazionale, che quella locale ha raggiunto un deflazione tale che parlarne è come sparare sulla croce rossa. 
Il partito democratico nasce con le migliori intenzioni, sostanzialmente per unire il centro sinistra frastagliato in tante sigle che si danneggiavano a vicenda, sotto un unico simbolo.
Le due formazioni maggioritarie, la Margherita ed i Ds, fecero un’azione politica di convergenza di grande indirizzo che voleva portare una proposta di chiarezza e di semplificazione nella rappresentazione dell’elettorato di riferimento.
Prese corpo il soggetto politico “Partito Democratico” che raccolse il gradimento di un’ampia parte del corpo elettorale, frapponendosi con successo allo strapotere Berlusconiano.
Fecero un grave errore, non fare una legge contro il conflitto di interessi e sopratutto sulla spropositata congestione tra informazione ed affari. Si misero ad inseguire il centro destra in un liberismo draconiano e finirono per perdere i riferimenti storici .

Il Movimento 5 Stelle, astro nascente, commise anche lui un madornale errore: non permise a Bersani di far nascere il suo governo. Si sarebbero arricchiti di esperienza senza pagare pegno e forse avrebbero impedito l’arrivo al massimo livello del genio di Rignano.
Quest’ultimo, spodestando il saggio Bersani, in brevissimo tempo (tempi politici naturalmente) riuscì a portare il PD alle stelle e quindi alle stalle, facendo l’occhiolino a Berlusconi tanto da apparirne sempre di più l’erede.
E’ proprio vero che al male non c’è mai peggio e quando si imbrocca il sentiero del burrone, prima di precipitare veniamo accecati. Questa è la posizione attuale del Partito Democratico. Sono usciti a seguito dell’esperienza Renziana, sconfitti nell’ultimo confronto elettorale, relegati all’opposizione senza nessuna prospettiva di rilievo.

Ma gli avvenimenti politici, per l’ambizione di un altro genio che credeva di aver raggiunto il cielo, gli si presentarono l’occasione della vita, ritornare al governo da protagonista con il Movimento con un vero presidente del consiglio che dimostra tutto il garbo possibile che il ruolo richiede; si fa avanti la possibilità di convergere su un’alleanza strutturale, vincente da contrapporre alla coalizione di destra, su riferimenti storici. 
Il governo si fa apprezzare , ottiene successi non secondari, affronta la crisi pandemica con serietà ed efficienza; il PD ben guidato dal neo segretario risale nei gradimenti, nonostante la defezione di due figure discutibili quanto negative.
Ma l’onestà e la direzione politica moderata verso il ceto medio del governo, disturba i grandi interessi che si vedono emarginati nella gestione delle notevoli risorse provenienti dall’Unione Europea e passano al contrattacco, mettono in campo le corazzate dell’informazione ed ogni forma di libidico pur di screditare il presidente ed il governo.  A questa campagna di mestizia non sono esenti vari esponenti all’interno dello stesso PD che cantilenano gli alleati di incapacità ed inadeguatezza.  Scatta la trappola ed il governo viene sostituito dal Santo subito, sostenuto da tutte le forze politiche, esclusa per la forma la destra. Personaggi chiacchierati vengono chiamati a far parte del governo con ruoli primari. Siamo in attesa dei miracoli? Speriamo che non arrivano lacrime e sangue.  Il prezzo viene pagato dai due schieramenti: il movimento con fibrillazione interna ed il Pd con le dimissioni del segretario, al quale i notabili continuano a contestare l’ alleanza e la sudditanza nel governo e la convergenza verso obbiettivi comuni.
Questi che hanno indisposto il segretario, cosa si prefiggono , dove vogliono andare? Dirittamente al precipizio? Non sono ancora completamente accecati dalla retorica? Come pensano di rientrare nel governo? Con quali alleati, visto il calo di consensi? O pensano di venir premiati dopo il disastro. Se la parte sana del PD non espelle tutte le sirene dell’io è destinato all’irrilevanza come Forza Italia ma senza le corazzate dell’informazione. 

2008, i fondatori del Pd a Novi Ligure. Da sinistra in alto: Michela Ziccardi, Alessandro Reale, Andrea Vasone, Stefano Lovelli, Chiara Vignola, Carlotta Codogno. Francesca Romeo, Bruno Motta, Simone Tedeschi, Matteo Morando, Enzo Garassino, Elio Defrani, Egidio Sonsino, Alfredo Lolaico, Germano Marubbi, Cecilia Bergaglio, Bruno Ferretti, Francesco Giannattasio. 
Da sinistra, in basso: Laura Dameri, Rita Martini, Andrea Vignoli, Dilva Manfredi, Irene Noli. 

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Francesco Giannattasio

Un commento su “C’era una volta il partito democratico

  1. Vorrei ricordare all’estensore dell’articolo che anche SINISTRA ITALIANA non ha votato la fiduvia al nuovo governo. Certo Fratoianni ed i suoi contano poco ma ci sono ed edprimono il loro dissenso.

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