Una montagna di soldi nascosta sotto un monte. È il tesoro del Beigua, un giacimento enorme di Rutilio, minerale da cui si estrae il durissimo e preziosissimo Titanio. È dal 1974 che la Compagnia Europea per il Titanio (Cet) chiede di poter dare via all’attività estrattiva del giacimento al confine con la provincia di Alessandria, il cui valore stimato raggiunge la folle cifra di 600 miliardi di euro. Per capire l’enormità della cifra, basti dire che è oltre 10 volte il Pil dell’intera Regione.
La richiesta di prospezione dell’area, cioè di cominciare a bucare qua e là per vedere la consistenza del giacimento, viene reiterata da oltre 40 anni ma ha sempre avuto il no della regione, fino a pochi giorni fa. I diritti per lo sfruttamento del Beigua frutterebbero alla Regione Liguria una cifra formidabile, pari a mezzo miliardo di euro l’anno. Anche qui, per capire l’enormità della cifra, basta dire che il deficit della regione è di “solo” 64 milioni di euro. Con i proventi di un solo anno di estrazione, si risolve il problema del deficit regionale per almeno 10 anni.
L’area del Beigua dal 1995 è sede del parco naturale omonimo, che è il più esteso della regione ed è un sito tutelato dall’Unesco. Ecco perché le varie richieste di estrazione sono sempre state respinte dalla regione, almeno finora.
Il 26 febbraio fa la giunta Toti ha detto il fatidico sì che la compagnia del titanio attendeva da 40 anni. È stato concesso il permesso di ricerca della durata di tre anni sui 229 ettari al limite del parco naturale del Beigua, di cui 46 “in area qualificata come Zona speciale di conservazione”.
L’estrazione del Rutilio è uno dei processi più difficili e devastanti dal punto di vista ambientale. Le rocce contenenti il minerale sono ovviamente durissime e la resa è molto bassa.
Si stima che il giacimento nascosto sotto il gruppo montuoso sia potenzialmente il secondo in Europa. Ovvio che tutte le associazioni ambientaliste stiano insorgendo, così i sindaci dei comuni limitrofi, quali Urbe e Sassello.
Scontata l’opposizione di Legambiente: «Riteniamo questa una scelta sbagliata anche se limitata ai 229 ettari (su 458 interessati complessivamente) che si trovano ai margini del confine del Parco del Beigua, perché è evidente che tutti gli impatti negativi dell’apertura di attività minerarie ricadrebbero nell’area Parco – ha dichiarato Santo Grammatico, presidente di Legambiente Liguria – Con la scusa della ricerca scientifica si verifica un precedente pericoloso, preludio ad una attività insostenibile per impatto ambientale e lontana dai desideri di sviluppo delle comunità locali che da anni si oppongono a qualsiasi ipotesi di apertura di attività estrattive. Legambiente è vicina ai cittadini che vivono e operano nel Parco del Beigua valutando anche le modalità e le sedi opportune per opporsi a questo decreto».
Domani alla Camera, alle 14.30 in diretta televisiva sulla Rai, nel corso del question time, il capogruppo di Liberi e uguali alla Camera, Federico Fornaro, e il segretario di presidenza alla Camera per Leu, Luca Pastorino, chiederanno al ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, di chiarire la posizione del governo sulle estrazioni minerarie nel comprensorio del Beigua. «Sia una legge nazionale che una regionale stabiliscono che nei parchi sono vietate le attività e le opere che possono compromettere la salvaguardia del paesaggio e degli ambienti naturali tutelati. La norma nazionale va specifico riferimento al divieto apertura ed esercizio di cave, di miniere e di discariche, nonché l’asportazione di minerali».
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