La furia distruttrice dei vincitori, a distanza di quasi due anni, non si placa. Tutto quanto era preesistente va cancellato, distrutto, annientato. Come ci ha suggerito un lettore (già: si è scoperto che qualcuno ci legge e ci comprende pure, persino i puntini di sospensione e le parole virgolettate – si può dire virgolettate? – a differenza di chi siede in Consiglio scaldando la sedia medesima, alla ricerca di un ruolo), se potessero abbatterebbero pure palazzo Pallavicini – tanto è vecchio – per “vainde u zetu” (ovvero, per venderne le macerie).
La “novità” è che Cabella, o chi per lui, ha deciso di far portare in discarica un centinaio di bancarelle, alienando un patrimonio e pagando pure una ditta per trasporto e smaltimento. Bancarelle che, per anni, sono state affittate agli operatori della rassegna enogastronomica “Dolci terre di Novi” per esporre i loro prodotti tipici, ma utilizzate anche per altre manifestazioni. L’illuminata motivazione è che “erano vecchie”, e – come è stato dichiarato ad un giornale – forse non a norma. È questa una “formula magica”, tipica dei burocrati, per sbarazzarsi di un problema, anziché affrontarlo. Se si pensa di adoperare un manufatto, eventualmente non a norma, lo si rende utilizzabile facendo le modifiche necessarie. Peraltro a questa formula l’attuale Amministrazione è affezionata: ad esempio fu quella, “politicamente rilevante”*, con la quale il Sindaco, burocraticamente, nel mese di ottobre ritirò dal Consiglio la delibera, già concordata, che prorogava l’incarico a “Sport in Novi”,asserendo di aver scoperto (all’ultimo momento?!!) che gli impianti sportivi non fossero a norma, e per poi accorgersi, successivamente, che la messa in conformità degli stessi era, eventualmente, compito del Comune. Nel giro di pochi mesi, comunque – e probabilmente per mano divina, visto che si era in prossimità del Natale – gli impianti sono tornati ad essere a norma, tanto che a “Sport in Novi” in febbraio – mese di saldi – sono stati concessi due anni di proroga, al posto di uno, non concesso ad ottobre.
Si organizzerà ancora “Dolci Terre di Novi”, formula espositiva talmente indovinata da essere stata copiata? Non si sa: la demolizione delle bancarelle non è un bel segnale … Non lo è per i cittadini, ma neppure per gli operatori; a voler fare della dietrologia, ad essere maliziosi, non lo è nemmeno per il Mungitor cortese. Quel gesto apparentemente innocuo, motivato dalla formula magica delle bancarelle non a norma, potrebbe configurarsi come un siluro subliminale alla tanto amata – dal Mungitore – Accademia Enogastronomica. E se così fosse, si tratterebbe della ennesima battaglia sotterranea combattuta tra i due eterni contendenti, i quali ambiscono al comando, ma che solo danno, a nostro parere, portano alla città.
Incassato il voto sul bilancio (tanto temuto da quel che resta della maggioranza) anche grazie ai “novesi soli”, azzoppato (forse) il Mungitore nei suoi numeri, ora pare siano iniziate le “vendette”, a cominciare dalle nomine interne alla macchina comunale, che vedono elargiti ricchi premi e cotillons ai fedeli di una parte, legna verde all’altra. Il tutto deciso in una segreta stanza, che non è ubicata a Palazzo Pallavicini.
Intanto, in Consiglio comunale, il mitico Diego, l’uomo dalle idee chiare, ha spiegato che la città deve sviluppare un “turismo più turistico” (che più turistico non si può, nemmeno con il candeggio). Formula, questa, alquanto problematica, incomprensibile a noi umani, che ha provocato notti insonni ai Consiglieri comunali di maggioranza, di opposizione, pur anche a quelli di mezzo. A quanto pare, persino il “chiarissimo” Diego, durante tutta la notte e nel giorno seguente, si è chiesto cosa egli stesso avesse voluto dire. Fortunatamente poi si è tranquillizzato: impugnato il telefono cellulare, ha postato sui social le asfaltature più asfaltanti, le quali, inutile sottolinearlo, sono per Novi una grande novità.
Il Malalingua
Questa settimana Bastiano non ha parlato: anche lui sta riflettendo sul “turismo più turistico”. Utilizziamo dunque il suggerimento di un’altra lettrice (anch’ella ci comprende) che, tradotto in dialetto novese, dice: “I resga a tòra da chisèina per vainde a resgoia” (segano il tavolo della cucina per venderne la segatura).
* le parole in corsivo e virgolettate sono da leggersi con ironia, essendone forniti. Lo specifichiamo per chi, eventualmente, non lo sapesse.
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Un commento su ““Vainde a resgoia””
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Sono una volontaria della bottega Equazione. Anche noi abbiamo usato, per tre anni consecutivi, le bancarelle per fare la festa del commercio equo-solidale, in pza Collegiata. Era una festa allegra e molto colorata, anche grazie a queste bancarelle, che l’ammistrazione vuole eliminare. Che tristezza! E che spreco! Avrei anche qualche dubbio nei confronti della cooperativa che si occupa del loro smaltimento: basta andare sul loro sito e si capisce quale tipo di cooperativa e’!?!