«Ho letto articoli comparsi su svariati siti internet in cui si associa il mio nome alla ‘ndrangheta: tengo a precisare che non basta essere calabresi per essere malavitosi e che mi sono trasferito a Serravalle Scrivia da molti anni esclusivamente per poter lavorare onestamente e crescere i miei figli». Mariano Berardi, il 41enne di Novi Ligure finito due giorni fa sui giornali per l’operazione “Lavo e cucio” dei Carabineri di Alessandria, è sicuro che riuscirà a dimostrare in tribunali la sua totale estraneità ai fatti contestati.
«L’Autorità Giudiziaria di Alessandria – prosegue Berardi – ha dapprima escluso la ricorrenza di qualsiasi ipotesi di reato e successivamente, con Provvedimento di natura cautelare e privo di qualsivoglia definitività, ha sequestrato alcuni miei beni ipotizzando reati finanziari che nulla hanno a che vedere con la ‘ndrangheta. Sono del tutto estraneo alla ‘ndrangheta e l’Autorità Giudiziaria lo sa perfettamente: in ogni caso l’anticipazione mediatica relativa ad un processo che deve ancora iniziare non è in alcun modo accettabile. Chi mi conosce, sa anche della mia perfetta onestà e certamente riuscirò a dimostrarlo in Tribunale non appena sarà possibile».
Questa la dichiarazione di Berardi fattaci pervenire attraverso il suo avvocato, Giuseppe Cormaio.
Mariano Berardi è stato denunciato a piede libero insieme al fratello, alla madre, alla moglie e alla suocera con la contestazione dei reati di trasferimento fraudolento di valori, impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita e autoriciclaggio, in base all’ordinanza emessa dal Tribunale del Riesame di Alessandria, che ha accolto completamente l’appello del Procuratore Aggiunto presso la Procura della Repubblica di Alessandria, Tiziano Masini, titolare delle indagini.
È stato disposto il sequestro preventivo, funzionale alla confisca, di numerosi beni, il cui valore è in corso di progressiva compiuta valutazione.
L’ordinanza scaturisce dalle indagini avviate dai Carabinieri della Stazione di Serravalle Scrivia e sviluppate dai militari del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo di Alessandria, che hanno evidenziato la gestione illecita di tre lavanderie con marchio “Lava&Cuce” ubicate presso i centri commerciali Panorama di Alessandria, Bennet di Novi Ligure e Iper di Serravalle Scrivia, (che al momento sono regolarmente aperte) di fatto condotte da Berardi ma formalmente riconducibili ad imprese individuali intestate fittiziamente ai familiari del medesimo, anche al fine di sottrarsi al pagamento delle imposte sul reddito. Gli approfondimenti investigativi hanno permesso di riscontrare la realizzazione, da parte delle citate attività commerciali – che a seguito del sequestro già state affidate ad un amministratore giudiziario contestualmente nominato dal Tribunale – di ingenti profitti allo stato non ancora quantificati nel dettaglio.
L’attività della lavanderia di Serravalle Scrivia era stata originariamente avviata nel 2012 da Gennaro Pulice, da lui intestata fittiziamente alla moglie e successivamente ceduta, nel 2013, alla moglie di Berardi.
Le indagini proseguono al fine di ricostruire, nel dettaglio, l’itinerario percorso dai flussi di denaro, al fine di individuarne la provenienza e la destinazione. Quindi, tutta l’indagine ruota attorno alla figura di Pulice e ai suoi supposti legami con Berardi. Legami che quest’ultimo nega.
Per saperne di più su Gennaro Pulice:
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