L’ennesimo piano del comune per salvare il Cit è talmente complesso, che è bravo chi ci capisce. Proviamo ad illustrarvi ciò che abbiamo capito dalle parole di spiegazione in commissione dell’assessore al bilancio Maurizio Delfino.
Il primo step del piano è la ricapitalizzazione urgente della società: 150 mila euro che i soci devono versare per evitare che la società esca dal Ren, registro delle imprese di autotrasporto, e porti i i libri in tribunale. Cifra che deve essere suddivisa tra i comuni soci, con Novi che deve versarne il 75% (corrispondente al suo peso nella compagine azionaria). Il tutto entro il 7 maggio, data prevista per l’assemblea dei soci che delibererà la ricapitalizzazione, ammesso e non concesso che non vada deserta, come accade con regolarità ultimamente. Ma prima dell’assemblea del Cit, le ricapitalizzazioni dovranno essere deliberate dai vari consigli comunali.
Forse potremmo fermarci qui nel cercare di spiegare il piano di Delfino, visto che alcuni comuni – tra cui Serravalle, che è il socio più importante dopo Novi – hanno chiaramente detto in molte occasioni di non avere nessuna intenzione di seguire questa strada.
Ma per dovere di cronaca seguiamo il macchinoso piano. Immediatamente dopo la ricapitalizzazione, si darà vita ad un bando di gara per la cessione dell’85% delle quote ad un ipotetico di un socio privato, che si faccia carico dei debiti della società. A questo punto, si procederà a vendere alcuni rami d’azienda: onoranze funebri, servizio di noleggio con conducente e noleggio di pullman granturismo. Venduti questi, il Cit verrà ancora suddiviso in due società. Da un lato il Cit vero e proprio, che proseguirà le gestione del trasporto pubblico locale, e dall’altra la creazione di una nuova società, Novi Parcheggi, che dovrà gestire i parcheggi pubblici, il servizio scuolabus e trasporto disabili.
Ricapitolando gli step: ricapitalizzazione, vendita 85% del società, vendita rami d’azienda, spezzettamento di quel che resta. Il tutto, entro pochissimo tempo.
Sul percorso del piano si trovano enormi ostacoli. Il primo, riguarda gli altri soci. Se non aderiscono al piano, è finito prima ancora di cominciare. Il sindaco di Novi ha chiamato Alberto Carbone, sindaco di Serravalle?
Il secondo ostacolo è il parere dei tecnici comunali. Già il precedente piano aveva ricevuto parere negativo da ragioniere capo, segretario comunale e collegio dei sindaci. Il nuovo piano, che non differisce molto dal primo, avrà il via libera?
Il no dei funzionari non impedisce al consiglio comunale di approvare il piano, ma espone i consiglieri al rischio che la corte dei conti – se riterrà il piano illegittimo – chieda ai consiglieri favorevoli di mettere i soldi di tasca loro.
Il terzo ostacolo è quello del socio privato. Esiste davvero qualcuno interessato a rilevare i debiti del Cit, o è solo un’ipotesi?
Il quarto ostacolo è quello dei tempi, che sono strettissimi.
In tutte queste difficoltà, occorre aggiungere che al momento la società e al centro di una indagine della guardia di finanza.
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