Parco Castello: bene, ma non benissimo

Pochi giorni fa sono andata con il mio bambino che ha quasi 5 anni a fare un giro al parco del castello a Novi. Obiettivo principale far vedere la torre a lui che è nel tipico periodo di “amore” per castelli, cavalieri, soldati, spade e chi più ne ha più ne metta. Prima di salire doverosa tappa in via Roma, davanti al palazzo dove è ancora ben visibile la palla di cannone posizionata sulla facciata di una casa a ricordo della battaglia di Novi del 1799. Che fascino!

Saliamo via Solferino e, passando per le suggestive strade del nostro centro storico, arriviamo al castello. Beh, lo ammetto, tornando da genitore in questo luogo che non ho mai frequentato molto, l’ho rivisto con occhi diversi. Forse sono un po’ gli stessi occhi con cui posti come questo si possono ammirare quando si è bambini, forse l’ho solamente fruito con una calma e uno spirito di osservazione differenti, soffermandomi su particolari che mi sono sempre sfuggiti.

Ecco il primo particolare, il più importante: la torre. Se ne sta lì in mezzo alla verde e fiorente vegetazione, alta e imminente, e subito ti senti così piccolo davanti a questo pezzo di storia. Poi quello che le sta intorno. Panchine di pietra, alberi secolari, una costruzione con un piccolo porticato, un pozzo, un’altra piccola costruzione. E così partono le domande, mie ma soprattutto di mio figlio, che come ogni bambino fa il suo dovere, ossia essere curioso. Lui si guarda intorno meravigliato da ogni particolare e mi chiede cosa facessero in quel posto ma, soprattutto, perché è tutto chiuso? Non c’entra il covid, tante cose sarebbero chiuse comunque… Lui mi chiede perché non si può entrare in quell’edificio sbarrato con inferriate e lucchetti, dove dentro si intravedono sporcizia, bombole del gas, cassonetti dell’immondizia e altro. E poi mi fa un sacco di domande sulla battaglia di Novi, di cui io (mea culpa, credo) fino a poco tempo fa sapevo ben poco. Ultimamente ho avuto la fortuna di venire a conoscenza di parte della sua storia e così posso rispondere a qualcuna delle domande, qualcuna… Come sono arrivati i soldati? Dove hanno combattuto? Come ha fatto la palla di cannone a conficcarsi sul muro? (per lui è bello credere che sia proprio finita lì durante la battaglia). In realtà credo che non siano poi così tanti i novesi in grado di rispondere a tutte queste domande.

Non me ne vogliano ovviamente tutti quelli che in questi anni stanno cercando con le loro forze di valorizzare questo posto e sono riusciti a creare un piccolo luogo di aggregazione. Ma sono sicura che si potrebbe fare molto di più. Mi chiedo infatti come sia possibile che negli anni nessuno sia riuscito davvero a farne un punto di attrazione turistica. Sarà vero, come dicono tanti, che se si trovasse all’estero le cose sarebbero diverse? Mentre sono lì penso di sì, penso che sarebbe bello riportare in vita le strutture fatiscenti che sono posizionate ai piedi della torre, penso che sarebbe bello raccontare a novesi e non cosa successe durante la battaglia di Novi, ma anche durante altri episodi della nostra storia, standosene seduti ai piedi della torre. Uno spettacolo teatrale, una rivisitazione storica, insomma qualcosa di suggestivo ed emozionale. 

Ma continuiamo la nostra avventura. Andiamo avanti verso la piazzetta. Toh un’altra scala… si può salire… no, di nuovo chiusa, sbarrata da un cancello. E poi, sempre coi suoi occhi pieni di meraviglia, mio figlio guarda verso la città che si estende ai piedi del parco, la nostra bella città (sì, Novi è bella) con le sue chiese e i suoi palazzi, un panorama forse un po’ “rovinato” da quelle costruzioni figlie dell’industrializzazione e della popolazione dei centri urbani. Però mio figlio, come ogni bambino, guarda oltre, guarda avanti, e mi dice «Mamma, guarda, si vede l’infinito». 

E infine ci perdiamo nei tanti sentieri sterrati che portano di nuovo giù, scendiamo e risaliamo stradine che si perdono tra le sfumature di colori dei fiori bianchi, viola, gialli. E troviamo una rampettina di legno credo usata per i percorsi mtb, nella quale lui vede un bel ponticello. 

Ecco, la nostra avventura è finita, anzi no. Mio figlio vuole scendere giù dalla grande scalinata che porta in piazza della Collegiata. Lì troviamo un gruppo di ragazzi giovani. Noi ci fermiamo sulle scale a cambiare le scarpe (togliamo gli stivali che ci eravamo portati per l’occasione) e accade quello che non ti aspetti. Uno di loro risponde al saluto di mio figlio e gli chiede come si chiama e quanti anni ha. Bell’esempio di gioventù educata, se pensiamo che spesso gli adulti ai quali rivolge lo stesso saluto fanno finta di non vederlo. E infine scendiamo questa scalinata e ogni volta che la percorro riaffiorano in me ricordi di fine anni 80/inizi anni 90 non proprio belli, quando li ci trovavi spesso siringhe lasciate dove capitava. Per fortuna ora è molto meglio, ma dire bene è un ‘altra cosa. 

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Benedetta De Paolis

Un commento su “Parco Castello: bene, ma non benissimo

  1. Bello questo pezzo, scritto da Benedetta De Paolis, che dà conto di una visita al Parco del Castello, talvolta immedesimandosi nello sguardo del figlio e nelle sue emozioni

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