Dote 18: il momento è adesso

Nelle scorse settimane si è avviato un dibattito molto accesso sulla proposta “Dote18” del segretario nazionale del PD Enrico Letta. Molte voci si sono levate per sostenere quella che è una proposta volta a redistribuire un po’ di risorse su un segmento della popolazione continuamente evocato nelle parole, negli slogan, ma che, nella realtà, troppo spesso viene relegato ad essere “l’ultima ruota del carro”; altre voci si sono dette contrarie, altre ancora hanno preferito buttare la palla avanti dietro una formula un po’ trita: “non è il momento”. Ecco, su questa posizione autorevolmente espressa dal premier siamo rimasti delusi, ma non sorpresi; comprendiamo che chi guida un esecutivo di unità nazionale, di fronte all’ostilità di un pezzo della sua enorme maggioranza rappresentato dai partiti del centrodestra con la Lega di Salvini in testa, sia cauto. Tuttavia, uno dei motivi per cui i giovani si sono allontanati dalla vita politica del loro Paese è proprio per il fatto che si sono sentiti abbandonati dalle istituzioni che avrebbero dovuto aiutarli a crescere e a realizzarsi a livello sociale e lavorativo. Per anni abbiamo assistito ad un approccio colpevolizzante nei confronti dei giovani, soprattutto di quelli che hanno di meno: meno risorse, meno possibilità, meno prospettive. Siamo convinti che la capacità di iniziativa individuale possa fare la differenze e possa permettere di migliorare le proprie condizioni, però, se non c’è uguaglianza sostanziale ma solo formale si costruisce la peggiore delle disuguaglianze: quella che fa parti uguali tra disuguali. È così che si sono ristrette le prospettive future dei giovani, costringendoli a rimanere tali fino a 30 o 40 anni, facendo vedere cose che dovrebbero essere quasi una tappa fissa della vita, come un lavoro stabile, un mutuo per una casa e una famiglia, impossibili da realizzarsi.

Per questi motivi apprezziamo e sosteniamo la proposta del segretario Letta per quanto riguarda la dote ai diciottenni: costruire uguaglianza redistribuendo un po’ di risorse sui giovani significa investire su futuro e prospettiva; troppo spesso, anche nel nostro territorio, l’unica soluzione per sfuggire ad una condizione di difficoltà è stata individuata nel migrare all’estero per poter avere una parvenza di futuro. La dote può aiutare ad invertire la rotta perché l’Italia ha bisogno dei giovani, del loro entusiasmo e della loro visione. 

Queste risorse servirebbero per acquisire una prima forma d’indipendenza, che spesso viene negata alla maggior parte dei ragazzi che non hanno la fortuna di nascere in una famiglia benestante. Grazie ai 10.000 euro, che tra l’altro verrebbero erogati soltanto ai giovani che non superano una determinata soglia Isee, si permetterebbe di proseguire gli studi, di aprire un’attività, oppure di affittare una casa, tutte cose che altrimenti richiederebbero troppi anni e troppi sacrifici, probabilmente più facili da raggiungere oltre i confini nazionali.

Per questo diciamo che adesso è il momento! Non vogliamo più essere tra i paesi più vecchi d’Europa, con il minor tasso di laureati e di giovani lavoratori stabili e di giovani imprenditori. Con “Dote18” non verrebbero sottratti soldi agli italiani già in ginocchio dalla crisi portata dal covid-19, ma verrebbero semplicemente tassate le successioni sopra i 5 milioni di euro, togliendo quindi qualcosa alla rendita, all’1% dei più ricchi, per costruire un po’ più di uguaglianza.

Jessica Merlo segretaria GD Novi Ligure

Giordano Otello Marilli segretario PD Novi Ligure

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