Premiata ditta traslochi novesi

La nuova scossa tellurica di quella che era la maggioranza uscita dalle elezioni del 2019 non deve far trascorrere notti tranquille ad alcuni “conquistadores” del Comune di Novi. Il Sindaco, probabilmente, dorme sonni beati, rimanendo in attesa dei traslochi che decideranno nipote & Co., con le necessarie e indispensabili variabili alessandrine e casalesi, secondo una prassi ormai consolidata.

Come da previsioni (e non certo di chiaroveggenti), il trasloco della consigliera da Forza Italia a Fratelli d’Italia (mica si può rimanere senza casa e dormire sotto i ponti) pone problemi per un ulteriore rimpasto (si tratterebbe del terzo in due anni) delle cariche all’interno della Giunta comunale e, forse, anche nelle zone limitrofe. Alla faccia della stabilità.

Nell’agone politico è rapidamente sceso in campo lo “storico” rappresentante novese di Fratelli d’Italia (già traslocato dalla Lega), il quale, prendendo ordini dal partito provinciale (ovvero dal Sindaco di Casale Monferrato, che aveva già indicato a Cabella il vice-presidente di Acos. N.d.R.), ha sostenuto che il suo partito, a questo punto, conta ben due consiglieri (pur non avendo ottenuto neppure un seggio alle elezioni … ma è un dettaglio. N.d.R.). Insomma, l’uomo del dito medio alzato verso il cielo (magari in cerca di rivincita per la sconfitta subita in merito alla gestione degli impianti sportivi) ha sostenuto che lui e i suoi Fratelli devono avere il “giusto” riconoscimento in Giunta (non ottenuto dagli elettori … ma anche questo è un dettaglio). L’Assessore (eventuale) sarebbe un esterno al Consiglio stesso (e presumiamo che il Sindaco di Casale Monferrato abbia già qualche idea al riguardo. N.d.R.). 

Presumiamo altresì che su questa medesima posizione sia schierata anche la new-entry dei Fratelli: si saranno ben riuniti in assemblea, sono in due! Il dubbio, però, sorge spontaneo: costei aveva dichiarato che nel partito nel quale militava precedentemente (peraltro come “ripescata” in Consiglio, poiché non eletta dalle urne; ma si tratta di un altro dettaglio. N.d.R.) non si era sentita sufficientemente valorizzata (è proprio vera la celebre affermazione del Giulio nazionale: “il potere logora chi non ce l’ha!”). Si dice, però, che la ripescata punti sempre più in alto, come avrebbe detto Mike Buongiorno, pubblicizzando una nota grappa. Magari, anche in questo caso, tramite ripescaggio, come da tradizione; ma son sempre dettagli.

Diego, dopo un primo momento di smarrimento, pare ora più tranquillo (ma sempre all’erta, sta!) poiché, se la fuoriuscita fosse ripescata (come da copione) in Giunta, sarebbe automaticamente dimissionaria dal Consiglio e, al suo posto, entrerebbe il primo escluso di Forza Italia (il quale, a sua volta, dovrebbe dimettersi da un’azienda partecipata: effetto domino); pertanto i Fratelli tornerebbero ad avere un solo consigliere, ma in quel di Casale tale scenario non è gradito. Diego, forse, non dovrà traslocare e potrà continuare a scattare selfie; ma mai dire mai, è sempre meglio tenere le valigie pronte e stare attenti ai foresti, poiché il pericolo sopraggiunge dal Nord.

Il “patto della braciolata”, stipulato con i Fratelli e le Sorelle presso lo chateau del Mungitore, però, inizia a mostrare le prime crepe. Dalle colonne di un settimanale, infatti, ha tuonato di non avere intenzione di traslocare dalla Lega e di non voler andare con i Fratelli (mai dire mai … d’altra parte nel suo curriculum vanta diversi traslochi elettorali: dalla Lega a liste civiche di destra, a Forza Italia, ancora alla Lega, e ora Solo Novi … gli mancano giusto i Fratelli). Un altro dubbio ci assale: ma non aveva traslocato dalla Lega, mesi addietro? Anche questo sarà un dettaglio.

In merito al probabile rimpasto, il Mungitore ha espresso una proposta diversa da quella del Fratello “storico”: le dimissioni dell’azzurro Presidente del Consiglio Comunale (il cui partito è ormai ridotto al lumicino in Consiglio), sostituito dalla ripescata fuoriuscita azzurra, ora spontaneamente finita nelle reti del peschereccio “saraceno”. Il corteggiamento del Mungitore verso quest’ultima, forse, soddisferebbe (temporaneamente) i desiderata della ripescata, troppo a lungo rimasta, secondo le sue parole, alla finestra azzurra.

La proposta, però, sortirebbe l’effetto di sparigliare le carte, separando politicamente i Fratelli dalle Sorelle, e si configurerebbe come un bel calcio nel deretano di Poletto, il quale, a quanto risulta, non è antipatico al Mungitore (non sia mai detto!), anche se da mesi ripete che lo vede stanco e provato. Ovviamente Poletto dovrebbe rassegnare le dimissioni da Presidente, ovvero traslocare; eventualità, a nostro parere, che non gli sfiora nemmeno l’anticamera del cervello. Il Mungitore, allora, potrebbe chiedere al Consiglio di sfiduciarlo: scelta devastante per quell’amalgama che, politicamente, ormai non è più maggioranza, e che resta in piedi perché ciascuno non vuole perdere (o ottenere) il cadreghino, grande o piccolo che sia.

Dunque, la situazione in Consiglio comunale si presenta sempre più magmatica. Al momento i tre del Mungitore e i Fratelli traslocheranno nel gruppo misto (che più misto non si può), con capogruppo il Mungitore (e chi lo smuove?). Tutti uniti, dunque? Mica tanto: da una parte il Mungitore & Co. tiene i piedi in due scarpe, un po’ nella maggioranza e un po’ all’opposizione (pur affermando di essere leghista); dall’altra, i Fratelli e le Sorelle d’Italia giurano fedeltà a Cabella, restando in attesa di un piatto di… trippa cucinata alla casalese. Alla Presidenza del Consiglio, per ora, rimane Poletto, il quale è anche capogruppo di se stesso: si sarà posizionato uno specchio sul suo scranno, in modo tale che il Presidente veda il capogruppo. In qualità di Presidente darà la parola al capogruppo, e si redarguirà se dovesse uscire dal seminato. Non è ancora “uno e trino”, ma ci sta pensando. 

Ultima ora

Lunedì 14 luglio la consigliera Chessa giurava “eterna” fedeltà a Cabella. Tre giorni dopo deve aver detto a se stessa: “basta, basta eterna fedeltà” e votava contro la nuova delibera sul CIT, formulata per correggere quello che a noi del volgo appare uno svarione assunto nella decisione precedente. Il 3 maggio, infatti, veniva votato un documento, nel quale si diceva che si voleva alienare l’85% delle azioni dell’azienda di trasporto, cioè quelle di tutti i Comuni, mentre Novi poteva solo decidere, com’è ovvio, di mettere in vendita l’85% delle quote possedute, pro tempore, da Cabella. Giovedì il fedele Saracino votava a favore, mentre i tre consiglieri del Mungitore erano, stranamente, assenti. Fatto sta che la delibera non è stata approvata. Fondamentale il voto contrario chessiano. Di fatto la posizione della signora ripescata (e traslocata) è più vicina a quella del Mungitore rispetto a quella di Saracino. Parrebbe, ma sono solo fantasie, che il voto di giovedì sia una sorta di avviso ai naviganti, ovvero a Cabella & C., della serie o venite a più miti consigli, ovvero trovate una poltrona alla signora Chessa oppure sarà guerriglia. 

In questi giochetti, e questo non è un dettaglio, ci sono in ballo decine di posti di lavoro.
In verità Cabella (o chi per lui) dovrebbe prendere atto che la barca (e non da oggi) fa acqua da tutte le parti e fare, silenziosamente, le valigie.

Il Malalingua

Ps: la mancata modifica della precedente delibera, secondo chi se ne intende, non permetterà di fare un bando di gara che metta in vendita le azioni del Comune poiché l’indirizzo del 3 maggio del Consiglio Comunale che è sovrano, dice un’altra cosa, pena l’annullamento della gara stessa.

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