C’era una volta Forza Italia

Rovistando nel mio archivio, mi è capitato di soffermarmi su una vecchia foto che raffigurava, forse, l’apice di Forza Italia nella considerazione locale.
Incalzavamo la sinistra sul suo stesso terreno, contrapponendo la festa azzurra alla festa dell’unità. Lo scopo era presentarci alla città come una forza politica liberale popolare, si voleva dimostrare di essere capaci di organizzare grandi intrattenimenti e nel contempo discutere delle problematiche locali e stando all’opposizione acquisire le esperienze necessarie per avvicendarsi nella guida dell’amministrazione. 
C’era entusiasmo , le persone si avvicinavano naturalmente e davano la loro disponibilità senza nulla chiedere. Numerosi i giovani, di entrambi i generi, disponibili a servire con grande entusiasmo.
L’allora presidente della regione Enzo Ghigo, grande appassionato di ciclismo, non ci fece mancare il suo appoggio e la sua presenza così come pure le personalità provinciali ed anche nazionali, soprattutto alla seconda edizione. Edizione nella quale avemmo l’ardire di presentare un vastissimo banco della lotteria , arricchendolo con ricchi premi tra cui un’automobile e due moto scooter. Ebbe attenzione anche nella dirigenza nazionale. Per la cronaca, l’autovettura non venne estratta e fu donata alla Parrocchia del Sacro cuore. 
Avevamo la città a portata di mano, un terzo del corpo elettorale ci aveva sostenuto, ma l’entusiasmo iniziale iniziò a scemare, cominciarono i distinguo ed il sogno azzurro cominciava a naufragare con l’arrivo a valanga degli opportunisti, i cosi detti migliori.

Purtroppo la politica è fatta anche di apprendistato ed esperienza. I vari funzionari e dirigenti fanno il bello ed il cattivo tempo, e nel confronto un eletto alla prima nomina non tocca palla, se non guidato da colleghi esperti e competenti.

Qualche giorno fa ho visto un gazebo di Forza Italia: spiccava in prima fila la passionaria di azzurro donna, personaggio di carattere coriaceo quanto perseverante e di qualche nostalgico, certo qualche giapponese resiste ancora, sperando in qualche briciola, ma ormai è irreversibile e la transumanza verso i partiti con il vento in poppa è iniziato da tempo. Comunque, qualcuno è riuscito a far carriera .
Purtroppo quando il consenso sale in modo repentino, arrivano transfughi a flotte e non c’è né per i portatori d’acqua della fase iniziale, non è una questione di ideologie è un andazzo di scientifico opportunismo. Quando la tavola è pronta è facile accomodarsi.
Un opportunismo che è arrivato all’esasperazione ed accomuna tutti gli esponenti tradizionali, unendoli come l’altra faccia della stessa medaglia. 

Forza Italia si imponeva nella clamorosa stagione di mani pulite, e per tanti, troppi ingenui, rappresentava una speranza, un sogno di cambiamento dalla esuberanza dei partiti.
Il cambiamento da un sistema politico, basato sulla raccomandazione, con uno che doveva premiare il merito, predicava la semplificazione dell’organizzazione statale ed invece lo peggioravano, mascherandolo con la retorica delle belle intenzioni. Ora al crepuscolo dell’era Berlusconiana , assistiamo alla decadenza dell’etica morale di un intero paese, dove il disonesto viene presentato competente, capace ed esperto e l’onesto sprovveduto, incompetente nonché scappato di casa., come dire senza arte ne parte.

A corto di argomenti programmatici, la competizione è diventata una faida mediatica con la quale si deve demolire l’avversario e questo è un grave danno per il Paese che viene privato della moderazione e della coerenza, ingessato sul privilegio delle caste. I più danneggiati sono i giovani migliori, i quale sono costretti ad emigrare in altri paesi per avere la possibilità di dimostrare le proprie potenzialità, impoverendo lo stato di energie innovative, e sono i più bravi e preparati che se ne vanno e non costano poco alla collettività. Se prevale la considerazione che vivere onestamente è inutile si prospetta un futuro incerto e difficile.

Ci sarà una ragione se abbiamo il parlamento più numeroso, il più costoso, il più privilegiato e non solo ci vanno dietro alla grande i consigli regionali e tutta la categoria dirigenziale; una classe imprenditoriale sovvenzionata con un indice di elevata corruzione: un esercito lanciato su una prateria di scorribande. 

Per contro abbiamo un fisco vessatorio, le paghe più basse, le più discriminante pensioni, i più inefficienti servizi e la sanità che ha dimostrato tutte le più gravi difficoltà nell’affrontare l’emergenza pandemica ed una giustizia, fatta più per garantire i diritti del malavitoso che i torti delle vittime, le quali, troppe volte vengono abbandonate a se stesse.

In una società così squilibrata, la ricchezza si sposta sempre di più verso le solite categorie più ricche e potenti, ciò nonostante assistiamo ad un piangi piangi generalizzato, nei provvedimenti di solidarietà sociale, complice una informazione asservita che non perde occasione per dolersi del reddito di cittadinanza, additandolo quale responsabile della mancanza di disponibilità stagionale di mano d’opera. E’ comodo sorvolare sulla realtà che la ricchezza è lastricata dalla disperazione della povertà. Questo è il vero volto, il vero risultato di una classe politica che si autodefinisce qualificata e competente, ma che da trent’anni ha fatto solo disastri.

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Francesco Giannattasio

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