Si è recentemente parlato dell’intraprendenza della Giunta novese in merito al tema del turismo (“più turistico”, per dirla con Diego il selfista), e del fatto che persino l’ultima gara ciclistica importante disputata in provincia di Alessandria, il Giro d’Italia Femminile, abbia “accuratamente” evitato non solo di fermarsi, ma persino di transitare per Novi. Il percorso, si ricorderà, partito da Casale Monferrato, era transitato per Alessandria, poi da Acqui Terme, giungendo al traguardo di Ovada e isolando dal percorso, obiettivamente, la nostra Novi.
Qualcuno ha detto che è stato un caso, ma, purtroppo, sul tema del ciclismo non lo è affatto. Troppe occasioni sono mancate in questi ultimi due anni e non si può imputarne la causa solo alla pandemia, in quanto, nei ventiquattro mesi trascorsi, altre città hanno ospitato manifestazioni ciclistiche.
L’ultima importante gara ricevuta a Novi è stata l’undicesima tappa del Giro d’Italia, nel maggio 2019; l’Amministrazione, all’epoca, era quella “odiata dei trinariciuti”. La tappa aveva portato in città decine di migliaia di persone e aveva avuto una forte ricaduta televisiva, che, ovviamente, era stata assai positiva per tutti i comparti commerciali. La storia del ciclismo è un’eccellenza della nostra terra e, indubbiamente, un valore aggiunto per il turismo (non sappiamo cosa ne pensi Diego: eventualmente si faccia un selfie “biciclettando” e noi capiremmo).
Un’altra eccellenza del nostro territorio, la cui tradizione si perde nei secoli, è quella della coltivazione dell’uva Cortese, dalla quale si ricava l’ormai famoso, nel mondo, bianco Gavi o Cortese di Gavi, a cui, nel 1974, è stata riconosciuta la Doc (Denominazione d’Origine Controllata) e, nel 1998, la Docg (Denominazione d’Origine Controllata e Garantita).
“L’uva Cortese” –si riporta per chi non ne fosse a conoscenza o si fosse distratto negli ultimi secoli (oppure preferisca la gazzosa) –“era preferita ai potenti vini rossi dell’alto Piemonte anche sotto il dominio del Re di Sardegna Vittorio Emanuele I, che contribuì alla diffusione della coltivazione di questo vitigno. Già all’epoca si intuì il grande potenziale di quest’uva adatta alla spumantizzazione, che si diffuse in Europa, dalla Germania alla Svizzera, e riuscì a sbarcare oltreoceano, giungendo fino al Sud America e creando così le basi per il futuro mercato export”.
Si aggiunge – sempre per chi si fosse risvegliato ora dal secolare sonno – che una parte considerevole del Bianco Gavi è prodotto nel territorio del Comune di Novi. Sì, sì, proprio a Novi: chi l’avrebbe mai detto?!! (pare lo sappiano persino al Polo Nord, oltre che i merli di via Cava).
Inoltre, in anni recenti il nostro vino è stato definito il “Grande Bianco Piemontese”, e si contano milioni le bottiglie prodotte nella zona; è vero che i produttori del “Gavi” hanno sempre promosso autonomamente il loro nettare, ma è anche vero che le istituzioni sono tenute a fare la propria parte.
E invece, circa due settimane fa, è stato presentato ufficialmente il progetto per realizzare la Strada del Vino Gran Monferrato, su iniziativa dei Comuni di Acqui Terme, Casale Monferrato e Ovada, in collaborazione con la Camera di Commercio Alessandria-Asti. La finalità del progetto, testualmente, è: “… Realizzare uno strumento attraverso il quale i territori a vocazione vinicola e le relative produzioni possano essere presentati sotto forma di offerta turistica”. Si tratta di un itinerario di ben 670 chilometri, che collega 109 comuni: ma Novi non c’è.
Sembrerebbe, come già accaduto per la tappa del Giro d’Italia Femminile, una“Conventio ad excludendum” (ovvero un accordo tra altri Comuni, più o meno esplicito, per escludere una parte). A meno che … magari per inerzia, o per una limitata visione burocratico/ragionieristica (nonché padrona) dell’Amministrazione pubblica, l’esclusione sia volontaria. Magari si preferisce stare rinchiusi nella propria torre d’avorio (che ormai mostra parecchie crepe) a ragionare di numeri, poltrone e beghe, in un neppur tanto felice isolamento. Morale: chi fa da sé … resta solo.
Decisamente un “buon” avvio per l’Hdemia enogastronomica, nonché per la riqualificazione dell’area di piazza del Maneggio! A quanto si vocifera, l’ipotesi del Mungitore di rispolverare il vecchio progetto della Giunta Muliere non è stata apprezzata ai piani alti di Palazzo Pallavicini. Si attendono le loro, sempre stupefacenti, idee.
Il Malalingua
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