Una brutta storia che non avremmo voluto raccontare. Una storia purtroppo come tante, nel nostro paese. Dalle prime informazioni che trapelano, sembra che ci troviamo davanti al solito copione. Una moglie che per anni subisce soprusi, e che un giorno dice basta. Ma qualcosa non sembra tornare.
Borghetto Borbera è un piccolo comune all’inizio della Val Borbera, di quelli dove succede poco, e di rado, ed è questo il bello dei posti tranquilli: si può stare tranquilli.
Ma dietro alle persiane socchiuse della tranquillità a volte si nasconde qualcosa di mostruoso. Mostruoso come la rabbia maturata per anni che ad un certo punto esplode e fa commettere l’impensabile, l’imperdonabile.
Il copione è di quelli già sentiti. Lei che uccide lui, e poi chiama i carabineri e si costituisce.
Lei si chiama Agostina Barbieri, lui si chiamava Luciano Giacobone. Abitavano in via Giappano, con il figlio e la madre di lei.
È Agostina a chiamare i Carabinieri: “L’ho ammazzato, ero stanca delle botte a me e mio figlio”. Attende l’arrivo dei militari con il figlio di 29 anni e poi spiega come ha fatto: l’ho sedato e poi strangolato, quando non poteva reagire. Ha messo fine a un matrimonio che durava dal 1990.
Ma qualcosa non torna. Pare che ai carabinieri non risulti nessuna denuncia per maltrattamenti, e nessuna segnalazione, neppure dal pronto soccorso. Invece al pronto soccorso c’era andato lui, il giorno stesso in cui è stato ucciso. Lei lo aveva ferito a bottigliate. Poi, tornato a casa, lo ha ucciso.
Ora toccherà a un giudice stabilire la verità.
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