Se Mazzarello si vuol dimettere…

L’amministratore unico del Consorzio intercomunale trasporti, Silvio Mazzarello, ha annunciato ai giornali che sta meditando le sue dimissioni. 
Per Mazzarello «È inconcepibile che venga strumentalizzato il Cit per interessi politici finalizzati a far cadere la giunta Cabella». Nulla dice Mazzarello del fatto che se il consiglio è saltato, è perché a non avere i numeri era, ancora una volta, la maggioranza. Le assenze di Bertoli, Chessa, Bonvini e Sabbadin non sono dovute a impegni o motivi di salute, ma ad una precisa opposizione politica. Se i quattro assenti fossero venuti e avessero votato no, per Cabella e Delfino sarebbe andata ben peggio, visto che avrebbero contato 10 voti contrari (Dem, dissidenti e M5S) e solo 7 si. 

Non bisogna andare lontani nel tempo per trovare un caso analogo nella storia del consiglio comunale. Poco più di 2 anni fa, il 10 aprile 2019, la maggioranza di Muliere era in difficoltà per via delle assenze di Dilva Manfredi e Sonia Biglieri, e del ritardo del capogruppo Daniele Gualco, che aveva perso il treno da Milano. La minoranza decise di non entrare in consiglio, non garantendo il numero legale alla seduta che doveva approvare la variente al Prg che imponeva vincoli all’area della Pernigotti. Fabrizio Gallo, Lucia Zippo e Giacomo Chirico del M5S, insieme a Maria Rosa Porta , Marco Bertoli e Costanzo Cuccuru, si rifiutarono di entrare nella sala consigliare fino a quando non arrivò il trafelato capogruppo Pd Gualco. 

«Noi siamo sempre la stampella della maggioranza – disse allora Lucia Zippo – più volte in questi cinque anni abbiamo garantito il numero legale. Questa è la dimostrazione della considerazione che i consiglieri di maggioranza hanno del consiglio comunale e delle commissioni. Fin troppo abbiamo supportato questo governo senza ricevere mai la minima considerazione, ogni volta che abbiamo avanzato delle proposte sono state bocciate a prescindere dal loro valore». Nello scorso consiglio Lucia Zippo ha deciso di restare in aula. Forse le sue proposte hanno trovato maggiore ascolto? 
Dopo l’ultimo consiglio comunale, molti esponenti del centro destra hanno attaccato Muliere e compagni, accusandoli di voler “far fallire” il Cit. Pochi hanno sottolineato la verità: non sono i 5 Dem ad aver fatto sospendere il consiglio, ma i 4 consiglieri della maggioranza: Bertoli, Chessa, Bonvini e Sabbadin. L’unico a “prendersela” con i 4 assenti, è stato l’ex Assessore Pino Dolcino, che sul suo profilo facebook ha scritto: “vergognatevi se non avete coraggio dimettetevi pagliacci 3+1”, I “3+1” sono sicuramente i consiglieri di maggioranza assenti, di cui Dolcino invoca le dimissioni da consigliere comunale. 
Dimissioni che posso giungere solo dai diretti interessati, e sembra davvero improbabile che possa succedere. Ma chi entrerebbe in consiglio nella remota ipotesi delle dimissioni? Per la Lega, i primi dei non eletti dopo i dimissionari sono Barbara Garrone, Andrea Pelanda e Marisa Franco. Ma quest’ultima, pur avendo preso pochissimi voti, è stata chiamata a svolgere il ruolo di assessore, che è incompatibile con quello di consigliere. Saltata lei, resta Antonella Cavazza
Se invece si dovesse dimettere Francesca Chessa, il posto spetterebbe ad Andrea Bidone, che però è stato messo in un Cda Acos e quindi si passa al successivo. Ma di nuovo bisogna saltarlo: è Giuseppe Rapisarda, fresco di nomina nel Csr. Ecco che resta Libero Pica

Ma torniamo alle minacciate dimissioni di Mazzarello. Ovviamente, l’amministratore unico sa benissimo che ai Dem, che lui se ne vada o resti, poco importa. Chi invece avrebbe da preoccuparsi è la giunta, che si troverebbe con una azienda senza guida mentre c’è una vertenza in tribunale e un bando di vendita delle quote pubbliche dell’azienda che per ora non si vede. Le dimissioni di Mazzarello non sono una minaccia ai Dem, ma ai leghisti. 

Cosa succederà ora?

Il prossimo consiglio comunale è convocato per il 23 luglio, ma dall’ordine del giorno è sparito il punto sul Cit.
Nel frattempo, il tribunale ha concesso al Cit tempo per accedere al concordato preventivo. Un tempo che Cabella e Delfino possono usare per uscire dall’impasse. Tolta l’urgenza della delibera, possono riscriverla superando le “non conformità” evidenziate dei tecnici comunali, in modo non solo da provare a superare le perplessità dei 4 dissidenti, ma tutelando comunque i consiglieri che dovessero approvarla (in caso di parere negativo dei tecnici infatti i consiglieri si assumono la responsabilità personale delle decisioni, esponendosi al rischio di una richiesta di risarcimento personale da parte della corte dei conti). Inoltre, avrebbero il tempo di incontrare finalmente le forze sindacali del Cit e di inserire le famose clausole di salvaguardia dei lavoratori che al momento sono assenti. 

(nella foto di apertura, Mazzarello sul palco di “Bravissima”)

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andrea vignoli

Giornalista, scrittore, insegnante.

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