Argomentare sul sistema giudiziario italiano non possedendo basi giuridiche e specifiche conoscenze è sicuramente un azzardo se non sopravvalutazione delle proprie capacità. Ma il concetto che si vuole provare ad esprimere è quello di un comune cittadino che spera di interpretare i suoi simili e un sistema che condiziona la vita di quasi tutti, tutti i giorni che pur non avendo specifiche conoscenze giuridiche , a queste devono sottostare sia per avere giustizia sia per subire la giustizia se deve riparare ad un crimine o semplicemente ad un atto preterintenzionale e non disquisire di tecnica giudiziaria.
Analizziamo quello che riusciamo a capire di quello che da oltre un ventennio ci viene prodigato che non poco sta modificando gli assetti sociali in relazione a sacrosanti diritti.
L’evoluzione delle leggi che mano mano sono state introdotte, hanno indirizzato l’opinione pubblica, sostanzialmente, a credere che al pregiudicato, l’indagato e al condannato siano state concesse eccessive tutele. Appare evidente che la giurisprudenza si è preoccupata di fornire ampie garanzia all’imputato con una forma di buonismo che appare esagerato ma, può comunque essere interpretata come una evoluzione di civiltà giuridica.
Mentre la stessa attenzione non si ravvisa nella difesa della vittima che appare discriminata due volte, la prima nel subire l’offesa e la seconda nell’applicazione della giustizia che dovrebbe avere il principale obbiettivo di riparare ai danni inferti oltre alla giusta punizione del colpevole e questo: Non è sicuramente una evoluzione della civiltà giuridica.
Nella realtà pratica questo non avviene o perlomeno non avviene con la giusta severità per tutti, il più delle volte, grazie a dei cavilli, sapientemente nascosti nelle pieghe delle leggi, alcune sono delle vere azzecca garbugli, abili avvocati riescono a confondere l’atto criminale ha favore del colpevole e mitigarne le responsabilità. La vittima si vede negare o gravemente ridimensionato la sua richiesta di giustizia se non addirittura negata.
E’ stata introdotta l’alternativa alla detenzione in carcere in ossequio ad un principio sacrosanto: la pena deve avere uno scopo rieducativo e recuperare il soggetto alla convivenza civile o per alleggerire il sopra affollamento carcerario.
Nella realtà assistiamo all’anacronismo dell’utilizzo di questi civilissimi principi per favorire certi personaggi che di tutto avevano bisogna tranne che di essere rieducati ( Berlusconi, il soprannominato celeste Formigoni e recentemente l’ex senatore Bernini e tanti altri).
Per non prendere in considerazione l’utilizzo della prescrizione che nello spirito dovrebbe far procedere speditamente i processi per evitarne la conclusione o per impedire all’imputato di restare imbrigliato in un processo a tempo indeterminato, l’ordinamento prevede la prescrizione del reato. Ma anche qui , l’abuso è diventata prassi, avvocati compiacenti, ne hanno fatto un modo per sfuggire dai processi, in tal modo crimini odiosi restano impuniti; particolarmente si ricordato: il processo eternit di Casale Monferrato, la strage ferroviaria di Viareggio e tanti altri, forse meno cruenti ma non meno odiosi come la corruzione e le truffe al patrimonio statale, l’enorme entità dell’evasione fiscale.
Tutti questi fatti hanno esorcizzato l’opinione pubblica su una giustizia sfaccettata, una di comodo per chi si può permettere bravissimi avvocati quanto costosissimi che, riescono ad aggirare le norme in base a cavilli, sia sostanziale che formali e uno impersonale di un comune malfattore che per lo stesso reato si vede condannare a pene severe.
Per concludere in questo ventennio abbiamo assistito anche alla divulgazioni di legge, cosi detta a personam che, hanno lo scopo di proteggere particolari personaggi e grazie al bombardamento mediatico è riuscito a far si che l’opinione pubblica ne restasse confusa e non ne comprendesse a pieno l’ignominia giuridica.
In questa estate, l’attuale governo ha programmato tra le priorità, la revisione del processo penale, riprendendolo dalla famosa riforma dell’ex ministro Bonafede che poneva un limite alla prescrizione e sulla quale era caduto il precedente governo.
Subentra la cosi detta riforma Cartabia che, in sintesi comprende: se i processi non si celebrano in tempi contingentati, differenti ma decrescenti per i successivi gradi di giudizio, si annullano e non esiste ne pena ne risarcimento per le parti offese, semplicemente svaniscono.
Che tale riforma è stata concepita da un personaggio che è stato presidente della Consulta, fa rabbrividire, una massa mostruosa di processi non inizierebbero nemmeno altro che la prescrizione, sopratutto sembra che sia a salvaguardia integrale degli abusi, corruzione, furti, delinquenza sotto svariate forme , truffe e quant’altro, data le oggettive e soggettive difficoltà dei tribunali a garantire tempi certi. In un paese come il nostro, con il crimine organizzato, la corruzione dilagante che spadroneggia nelle istituzioni, ed una evasione fiscale criminale, non è certamente un segnale rassicurante, a meno che non si vogliono rassicurare gli autori di tali comportamenti.
Conscio di queste distorsioni è insorto il potere giudiziario, compreso il Consiglio Superiore della Magistratura, ma il mondo politico compatto, fatta esclusione di alcune decise reazioni contrarie, che si è posto un argine a tale infausta riforma, sottraendogli lo sbracamento dei crimini di stampo mafioso, nonostante il sostegno della stampa asservita.
Ciò dimostra , se ce ne era bisogno, che il governo ed il parlamento sono organi distanti dall’opinione pubblica, come pure l’informazione, con le dovute eccezioni, vivono in un’altra dimensione. Il presidente del consiglio, sospinto come un fenomeno divino, arriva a minacciare la questione di fiducia e qualche opinionista di giornale a grande tiratura che insinua l’evento di un governo militare nel caso di sfiducia di codesto . Se non siamo alla follia poco ci manca. Che opinione si può fare il popolo di fronte a comportamenti di così manifesta assurdità? Certo gli esperti ci inondano di civilissimi principi a tutela dei cittadini ma, purtroppo la realtà è per una parte privilegiati che devono rimanere impuniti e tra indagati e condannati, nelle istituzioni non sono proprio un’eccezione.
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