Domenica 22 agosto mi sono recata a Volpedo per la presentazione del libro L’uomo del Bosco, scritto a due mani dal compianto Sindaco Giancarlo Caldone e dallo studioso di storia Federico Lazzati.
Caldone, prima della sua scomparsa, aveva raccolto tutta la documentazione possibile su di un personaggio ricordato da molti nella zona, cioè un eremita che viveva in una baracca sul greto del fiume Curone. Lazzati ha portato a termine l’opera mettendo mano al materiale già raccolto e integrandolo con notizie raccolte da fonti locali.
Luigi Zinoli, l’uomo del bosco, è stato infatti una strana, ma affascinante, figura, la cui vita cela ancora lati misteriosi.
Orfano abbandonando alla nascita nel 1905, venne poi affidato a famiglie, sviluppando un carattere chiuso e solitario che, dopo la seconda guerra mondiale, lo portò alla scelta radicale di una vita isolata dal mondo, optando per il veganesimo e una sorta di adesione, in chiave personale, al marxismo, compiendo una scelta, che più che spirituale, fu, probabilmente, una decisione in ribellione alla realtà contemporanea di cui non condivideva quasi nulla.
Non vi dico di più perché vi esorto a comperare il libro che è in vendita a Volpedo, sia in Comune che presso l’edicola del paese. I proventi andranno in beneficienza per sostenere le attività delle scuole comunali.
Nell’occasione ho avuto il piacere di intervistare il Sindaco di Volpedo, Elisa Giardini, una piacevole chiacchierata che vi riassumo sotto per sommi capi.
– Tu, Sindaco giovanissima, donna, hai raccolto l’eredità morale e amministrativa di Giancarlo Caldone, un primo cittadino amatissimo e persona stimata da tantissima gente del territorio. Come è stato proseguire l’opera di Giancarlo? Come ti sei trovata nei panni di uno dei sindaci più giovani della Provincia?
«Divido l’esperienza di trovarmi al timone del Comune in due momenti. Il primo quello della malattia di Giancarlo, un fulmine a ciel sereno, e il secondo, quello dopo la sua scomparsa, altrettanto inaspettata. Nel primo di questi due momenti, da vicesindaco, mi sono trovata a svolgere le funzioni da primo cittadino, ma la presenza di Giancarlo, seppur ammalato, mi elargiva forza perché sapevo di potermi consigliare comunque con lui.
Quando ci ha lasciato devo dire che ho provato una sensazione iniziale di smarrimento a cui poi ho reagito ponendomi sovente la domanda: cosa avrebbe fatto Giancarlo in questa situazione.
Me lo sono chiesta tante volte durante la pandemia, senza purtroppo avere una risposta in merito. Quello che mi ha aiutato di più è il ricordo di come lui reagiva alle difficoltà o alle critiche, scrollava le spalle e andava avanti. Così quel suo “vai avanti, quel che conta è l’obiettivo, la realizzazione”, mi ha spronato continuamente, anche in campagna elettorale, felice, poi, di aver raccolto l’altissima percentuale di adesione al voto dei volpedesi che per tanti anni hanno votato Caldone.
Quindi essere donna e giovane non mi ha pesato, ma ho sentito la responsabilità dei progetti iniziati da Giancarlo, progetti ambiziosi da portare a termine e per cui ci vuole tempo e fatica».
– Ti ho seguito nei primi passi del tuo impegno amministrativo, anche con una certa empatia, essendo stata io stessa Sindaco giovanissima a Carbonara negli anni ottanta, e mi ha colpito il tuo pragmatismo. In particolare durante la pandemia sono state moltissime le tue iniziative per alleggerire le condizioni di vita dei cittadini, dalla distribuzione di mascherine a quella di prodotti di ditte alimentari che hanno omaggiato Volpedo con le loro donazioni. Come sei riuscita a organizzare tutto questo e quale è stata la molla che ti ha spinto ad agire in modo così concreto?
«Ti confido un mio cruccio: io penso sempre che per Volpedo si potrebbe fare molto di più. Purtroppo, spesso, non per responsabilità del Comune, ci si trova ad avere le gambe tagliate e quindi molte iniziative, molti servizi, non trovano lo sbocco positivo che vorremmo. Un esempio è l’apertura, part time, dell’Ufficio postale, che è stata ridotta a tre giorni alla settimana, con evidenti disagi per i residenti. Purtroppo finora non siamo riusciti a riottenere il servizio in forma stabile e completa come prima del Covid.
Detto questo, per tutto ciò che invece è nella mia, nelle nostre possibilità, ho cercato e cerco costantemente di rendere migliore la vita dei cittadini, tenendo presente, ancora una volta, un precetto “caldoniano”: Mai avere vergogna a chiedere! E chiedendo, molti vantaggi sono stati raggiunti. Non ci è voluto molto, tanto per dire, ad ottenere la rivendita dei biglietti dell’autobus nella tabaccheria del paese, evitando il disagio di doverli acquistare a Tortona».
Tutti speriamo di poter uscire presto dalla pandemia e di poter tornare a una vita più libera e ricca di occasioni sociali. Come ti immagini la Volpedo dei prossimi anni? Quali progetti hai per questo paese, uno dei “borghi più belli d’Italia”?
«La Volpedo dei prossimi anni la immagino valorizzata in tutti i suoi aspetti attrattivi, dall’arte, al turismo, ai prodotti tipici del territorio, alla promozione dell’artigianato. A questo scopo l’obiettivo principale è l’ultimazione dell’Hub Volpedo, una grande struttura multifunzionale, pensata, voluta e iniziata da Giancarlo Caldone. Qui sorgeranno un Ostello e la sede dell’organizzazione escursionistica di Volpedo. Il paese si trova, infatti, al centro di itinerari antichi e cammini storici, come il Cammino di San Michele o quello di Sant’Agostino, senza scordare le medievali Vie del Sale. Volpedo inoltre è stato attiguo al passaggio delle strade consolari romane come la Via Postumia o la Via Emilia Scauri, quindi possiede un’ampia rete sentieristica da valorizzare. L’Hub, inoltre, ospiterà spazi ricreativi e laboratori per le vicine scuole. Insomma un lavoro impegnativo che spero ci darà grandi soddisfazioni».
– Ho letto in questi giorni che Volpedo è uno dei paesi che ha dato la disponibilità ad ospitare profughi afgani. Volpedo, il paese del Quarto Stato pellizziano, è da sempre un modello di accoglienza. Ricordo che Giancarlo aveva ospitato a casa propria, esattamente come consigliano i detrattori, una famiglia straniera. So che anche la tua famiglia ha offerto ospitalità a ragazzi extracomunitari. Da dove nasce questa disponibilità, questa sorta di umanesimo che viene messo in pratica in modo così armonioso? E soprattutto nel caso arrivassero dei profughi afgani come pensate di alloggiarli e integrarli nella comunità volpedese?
«Prima di tutto ti voglio dire che, sul tema, sento un obbligo morale. Non passa mattina in cui svegliandomi io non ringrazi di essere nata e di vivere da questa parte del mondo, noi godiamo di privilegi grandissimi senza rendercene conto. Ancora oggi ospito a casa mia due ragazzi extracomunitari (me ne indica uno che si dà da fare al banchetto del rinfresco) e anche in passato non abbiamo mai avuto problemi con famiglie che temporaneamente hanno vissuto qui per poi spostarsi per problemi di lavoro. Allo stato attuale il Comune non ha ambienti per ospitare eventuali profughi, ma mi sto attivando attraverso una rete di contatti con cooperative e privati per metterci in condizioni di accogliere. La cittadinanza è molto favorevole, in questi giorni c’è chi mi ha già contattato dichiarandosi disponibile a offrire cibo, abiti, generi di prima necessità nel caso arrivassero dei profughi bisognosi d’aiuto. Casa mia è un punto di riferimento per la raccolta, con il beneplacito di mia mamma che spesso si vede l’abitazione invasa di scatoloni, e poi, grazie all’aiuto dei consiglieri comunali ci attiviamo per la distribuzione. Anche durante la pandemia è stato così, abbiamo fatto rete e siamo riusciti ad essere d’aiuto a tante persone».
– Ultima domanda: dopo questo mandato ti ricanditerai e se sì perché?
(Non esita neanche un attimo e le si accende lo sguardo) «Sì, sicuramente, mi piace troppo».
Al termine dell’intervista ci siamo fatte una foto davanti alla riproduzione del Quarto Stato, un omaggio al grande pittore che tanto amava il suo paese, un paese che, senza alcun dubbio, è in buone mani e guarda avanti, come il corteo del celeberrimo quadro.
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