È recente la notizia della conclusione lavori nella tratta ferroviaria tra Pozzolo e Rivalta: “Con la realizzazione di complessivi otto chilometri di nuovi binari di linea e di stazione – spiegano Rfi, committente del Terzo valico, e Webuild, socio di maggioranza del Cociv – da ieri è nuovamente possibile l’accesso allo scalo merci di Rivalta Scrivia da Novi Ligure, utilizzando il tracciato del futuro Terzo Valico”.
E, sempre secondo notizie di stampa, si starebbe discutendo un progetto riguardante il rilancio dello scalo di Alessandria, che dovrebbe trovare realizzazione nei prossimi due anni; altresì, è stato anche annunciato un progetto di grande area logistica presso Castellazzo Bormida. A fronte di ciò, invece, dello scalo ferroviario di Novi San Bovo nessuna nuova: tutto tace.
Senza rimarcare il ruolo strategico che lo scalo ferroviario novese ha avuto per lo sviluppo industriale e per l’occupazione, a partire dalla seconda metà dell’Ottocento e nel Novecento, si ricorda che negli anni recenti le “vituperate” Amministrazioni comunali novesi si sono battute – anche in considerazione del fatto che la linea ferroviaria di Terzo Valico condiziona pesantemente il territorio cittadino – per la riqualificazione dello Scalo e per il suo rilancio. Si ricorda inoltre che, più volte, ci sono state manifestazioni di interesse da parte di operatori privati per l’utilizzo dell’importante infrastruttura ferroviaria novese, ma a condizione che essa fosse accessibile dal punto di vista ferroviario e stradale. Come evidente, ciò significherebbe un rinnovato sviluppo del territorio ed un incremento dell’occupazione.
Dunque, sarebbe interessante conoscere che fine ha fatto il protocollo d’intesa, firmato ad aprile 2019 dalla “vituperata” amministrazione precedente con l’amministratore delegato di Rfi (Rete Ferroviaria Italiana), rivolto allo studio per la riqualificazione della infrastruttura novese, nel quale si teneva conto della collocazione di San Bovo a poche centinaia di metri da un casello autostradale e a pochi chilometri da un altro scalo, nonché di molte aziende novesi collocate sul territorio interessate al trasporto su ferro. Quel documento è forse finito nel dimenticatoio?!!
All’inizio del suo mandato il Sindaco Cabella, unitamente all’Assessore agli Affari sociali (quello ai Lavori Pubblici era rimasto a casa, forse in altre faccende affaccendato, come avrebbe detto il Principe De Curtis), era andato a Roma, non già dal Papa (una benedizione alla Amministrazione novese, forse, sarebbe servita), ma per incontrare i vertici di Rfi (Rete ferroviaria Italiana). In molti avevano pensato che l’incontro fosse funzionale ad approfondire il protocollo firmato da Muliere pochi mesi prima, appunto per avviare lo studio di rilancio e riqualificazione dello scalo novese; ma tale documento deve essere rimasto in qualche cassetto a cumulare polvere …
Il viaggio di Cabella, invece, era finalizzato a richiedere che fosse ripristinato lo “Shunt” (ossia la circonvallazione ferroviaria di Novi) eliminato dalle ferrovie su richiesta delle Amministrazioni precedenti, in quanto la stazione di Novi, nonché lo Scalo, sarebbero rimaste isolate dal traffico ferroviario importante, e lo Scalo stesso sarebbe stato inutilizzato, con conseguente grave danno per lo sviluppo e l’occupazione. Insomma, se la richiesta della new-entry cabelliana fosse stata accettata, avrebbe sancito il definitivo abbandono di San Bovo.
Il viaggio, fortunatamente, risultò infruttuoso; Cabella tornò a casa con le pive nel sacco. La richiesta della nuova Amministrazione aveva avuto il sapore di mera propaganda politica, ma soprattutto, se fosse stata accettata dalle ferrovie, avrebbe favorito in modo indubbio Alessandria ed il suo scalo; ai novesi non sarebbe rimasto che guardare la coda dei treni che transitavano e si allontanavano (nel basso Pieve).
Ma … niente paura! A giugno 2020 il Vice Sindaco Accili aveva dichiarato di lavorare insieme alla Regione per definire il ruolo di San Bovo; tuttavia,nulla si è più saputo (anche perché, nel frattempo, il Vice Sindaco si è dedicato, strategicamente, alle deiezioni canine). E così, attualmente, si sente discutere di Rivalta Scrivia, Alessandria, Castellazzo Bormida, ma dello sviluppo di San Bovo e di nuovi posti di lavoro per i novesi proprio non se ne parla.
Nel frattempo, però, l’attuale Amministrazione (Mungitore in testa, il quale a volte c’è, a volte non c’è) si è accontentata dei quattrini, provenienti dalle compensazioni del Terzo Valico, per la ormai famosa Hdemia enogastronomica, con relativa donazione di cinque milioni ad Alessandria, denari che potevano e dovevano essere rivendicati, più che giustamente, da Novi.
Insomma, parrebbe proprio che le iniziative dell’Amministrazione Cabella siano state volte tutte a favorire il Comune di Alessandria. In questo caso non si possono neppure incolpare le Amministrazioni precedenti: hanno fatto tutto da soli. Quando si dice la scalogna! (da non confondersi con lo scalogno, buono per il soffritto).
Il Malalingua
P.S.: “Otrù che “Sùlu Neuve”, diceva Bastiano in piazza Dellepiane, riferito al gruppo del Mungitore: “Sùlu Lesandrìa!”.
PP.SS. A proposito di far tutto da soli. I sindacati protestano sulla formulazione del bando del CIT sulla salvaguardia dei posti di lavoro, a quanto pare non risponde a quanto avevano concordato. CVD.
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