Unperfect, la band che canta Shakespeare

L’inviata a Volpedo ieri sera ha assistito a un concerto dal grande spessore culturale e di estrema raffinatezza.
L’evento, compreso nel programma della Biennale pellizziana 2021, ha visto l’esibizione della band torinese degli Unperfect.
Il gruppo composto da Maria Jack (voce) di origine scozzese e da Valter Cavallaro (chitarra), Gianni Ferrero (chitarra), Fulvio Ortalda (basso) e Silvio Ortolani (batteria) si caratterizza per una proposta musicale davvero di pregio.
I pezzi eseguiti, tutti originali, presentano testi tratti da sonetti di William Shakespeare, Robert Burns e di Lizzie Siddal, liberamente adattati.
Di Shakespeare non c’è bisogno di dire nulla, il Bardo è conosciuto da tutti, il nome stesso della band deriva proprio dal sonetto Unperfect del grande drammaturgo inglese.
Robert Burns invece è una traccia mnestica di letteratura inglese per chi l’ha studiata e merita quindi due parole. Il poeta è probabilmente il maggior esponente della letteratura scozzese del settecento, uno scrittore controverso rispetto al quale la critica non è ancora univoca. Probabilmente le tematiche affrontate da Burns erano troppo moderne per l’epoca, basti pensare a The fornicator, uno dei pezzi eseguiti dalla band, in cui il poeta satireggia sui suoi insaziabili appetiti sessuali.
Lizzie Siddal è stata invece una modella, poetessa, pittrice, vicina al gruppo dei Preraffaeliti e moglie del pittore ottocentesco Dante Gabriel Rossetti.
Pochissimi conosceranno questa figura, ma qualcuno ricorderà di aver visto un bellissimo quadro, L’Ophelia di John Everett Millais, che costò la salute alla Siddal per le pose nell’acqua fredda, portandola alla morte. 
Il quadro raffigura una bellissima donna dai capelli rossi che galleggia in uno specchio d’acqua.
Il galleggiare del quadro è un po’ una metafora della vita della poetessa che si dovette barcamenare tra storie d’amore tormentate spesso oggetto delle sue liriche, a volte disincantate per le cocenti delusioni provate.
Ma torniamo alle canzoni e all’esecuzione a cui ho assistito. La bellezza del concerto è strettamente legato al contrasto tra i suoni dell’inglese e dello scozzese antico e le sonorità moderne. 
I pezzi sono infatti ritmati con un stile vicino al rock britannico con sfumature blues.
Gli ottimi strumentisti si amalgamano bene con la voce e la personalità di Maria Jack che modula in modo magnifico i suoni delle liriche con sfumature profonde, ora lievi, delicate, ora potenti e aggressive, il tutto tenendo il palco con movimenti leggeri, disegnando con le mani le emozioni che il testo trasmette.
Insomma un concerto davvero di grandissima qualità, nato da un’idea particolare, in grado di coniugare cultura e intrattenimento.

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Maria Angela Damilano

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