In attesa di sapere chi sarà il nuovo membro della giunta di Novi Ligure dopo le inattese dimissioni di Maurizio Delfino, tutti si interrogano su quali siano le reali motivazioni della sua rinuncia.
In poco meno di un anno, Delfino era riuscito a prendere in mano la gestione politica della maggioranza di centro destra, coprendo uno spazio di comunicazione ed indirizzo che il sindaco Cabella non ha mai voluto ricoprire. Se Cabella passerà alla storia per i suoi silenzi, anche nelle polemiche più aspre, Delfino verrà ricordato per le sue intemperanze verbali in consiglio e non solo. Se Cabella è uno che non parla mai, Delfino era per contro uno che parlava moltissimo. Delfino era riuscito anche a rendere il clima tra i dipendenti comunali pesantissimo, dicendo sostanzialmente che erano stati premiati in maniera immeritata dalla precedente amministrazione, per non parlare degli scontri con il segretario comunale Cabella o il ragioniere generale Moro.
Ma perché queste inattese dimissioni?
In base alle sue dichiarazioni, Delfino ha lasciato per “motivazioni personali”. Ma sono pochi a dare credito a questa versione. Lunedì sera, in consiglio comunale, Delfino non ha lasciato intendere nulla delle sue intenzioni ed anzi ha concordato la convocazione di commissione, come se la scelta di dare le dimissioni fosse venuta improvvisamente nella notte tra lunedì e martedì.
Nell’ultima riunione di giunta, avvenuta la scorsa settimana, era prevista la presentazione da parte del sindaco degli indirizzi per la riqualificazione e valorizzazione dell’area Z3. Questione su cui ha la delega Marco Bertoli, che ha chiesto che il punto non venisse discusso per l’assenza di Delfino alla riunione. Sono note le perplessità di Delfino sul progetto di riqualificazione dell’area Z3 portato avanti da Bertoli: i 3,5 milioni di euro da investire sulla Cavallerizza per farne l’accademia gastronomica, la perequazione tra l’area dell’ex macello civico e l’attuale in uso alla Lidl per permettere a quest’ultima di trasferirsi in spazi più ampli.
Delfino aveva dichiarato ai giornali di ritenere che il valore delle due aree non è identico, e che sarebbe stata necessaria una perizia per stabilirlo. Dichiarazione che aveva fatto infuriare Bertoli, che ha già deciso come devono andare le cose.
Per oggi pomeriggio è convocata la giunta. Il primo punto all’ordine del giorno è “indirizzi per la riqualificazione e valorizzazione dell’area denominata Z3 e connessioni limitrofe con il sistema della mobilità e dei servizi”. Proprio la questione su cui Delfino aveva perplessità e che oggi quindi va in giunta in tutta tranquillità. Una combinazione?
Toto – assessore.
Oltre alla Z3, Cabella deve decidere come coprire il posto lasciato libero da Delfino. La soluzione di incaricare Sandro Tortarolo, il commercialista di famiglia, è una soluzione tecnica, ma non politica. Tortarolo è competente, ma è notissima la sua fede politica di sinistra, dal Pci al Pd. Anche Cabella ha le stesse radici politiche, ma sono molto più lontane nel tempo.
Quello che serve a Cabella è una soluzione politica, non tecnica. Una soluzione che gli permetta di mettere fine alle continue crisi di maggioranza. Da più di un anno Marco Bertoli minaccia di far cadere la maggioranza ad ogni consiglio, pur provvedendo sempre, votando o astenendosi, a salvare i numeri traballanti di Cabella. Ora il sindaco potrebbe rivoltare la frittata, chiedendo a Bertoli di entrare in giunta, come assessore all’urbanistica (unico argomento che interessa al politico-contadino) o in alternativa dimettersi. Il ricatto politico che da un anno Cabella subisce da Bertoli, sarebbe così ribaltato: o Bertoli si assume le responsabilità di governo, oppure tutti a casa.
In alternativa, per avere in giunta con una forte copertura politica, c’è solo un nome che già oggi conta più di quello di qualsiasi assessore: quello del nipote Giacomo Perocchio, che è l’unico tra le file della maggioranza ad avere capacità politiche.
In entrambi i casi, significherebbe chiedere a uno dei due di “metterci la faccia” e stabilizzare, in un modo o nell’altro, la maggioranza. Perocchio in giunta sarebbe una soluzione più che sgradita a Bertoli, che anche in questo caso si troverebbe di fronte ad un ultimatum: o manda giù il rospo (questo sarebbe ben grosso) o tutti a casa.
In entrambi i casi Cabella metterebbe fine, in un modo o nell’altro, al teatrino che sta andando in scena da tempo. In fondo, tra poco aprirà finalmente il teatro Marenco e ai novesi basta e avanza quello.
Cabella è solo alla metà del guado: mancano due anni e mezzo alle elezioni. Visti i risultati fin qui raccolti, la soluzione più seria sarebbe quella di ridare la parola ai cittadini, ma è l’ultima cosa lui che i leghisti novesi vogliono fare, sapendo bene che il giudizio dei cittadini sulla capacità (o se preferite, incapacità) amministrativa messa in mostra non può che essere negativo.
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