Delfina, Aurelio, Alfonsina, Corinna, Manlio, Carlo, ma anche Maga Miranda, Herry Frumento e Betty Paglierina. Chi sono? Sono vere e proprie opere d’arte, tipici esempi di come dalla natura e del “riciclo” si possa creare magia per adulti e per bambini e far conoscere al di fuori di una valle al confine tra Piemonte, Liguria, Lombardia ed Emilia Romagna, un piccolo borgo di 30 case e 7 abitanti.
Parlo di Vendersi, il paese degli spaventapasseri. Sì, sono loro le opere d’arte che da un paio di anni sono installate in diversi angoli del paese, principalmente nei cortili privati, ma anche all’ingresso del paese, sulle panchine, fuori dalla Chiesa (Herry Frumento e Betty Paglierina sono appunto due novelli sposi con la loro damigella e Don Giuseppe).
Tutto merito di Ivana e Silvia, la prima vive qui stabilmente, è quindi uno dei sette abitanti, la seconda ci trascorre gran parte del suo tempo da moltissimi anni.
«Tutto è iniziato lo scorso anno, anche se le prime creazioni erano precedenti – spiega Silvia – Il primo spaventapasseri è stata Delfina, così chiamata in onore di una signora del 1900 che abitava nella casa dove adesso sto io quando trascorro il mio tempo qui in valle. Per lavoro andava a servizio nelle case nobili di Buenos Aires e poi anche di Alessandria. L’ho conosciuta e mi è rimasta nel cuore, mi ricordo come un sogno quando mi faceva vedere gli abiti vintage che teneva custoditi nei suoi bauli, ne andava fiera. Io ero piccola ma già allora molto appassionata e rimanevo incantata». Dal forte desiderio di Silvia di ricordare questa donna di altri tempi, è nato così 4 anni fa il primo spaventapasseri, che porta il suo nome ed è stato confezionato con un attaccapanni in ferro battuto che era stato buttato via da chissà chi, rivestito proprio con i vestiti di Delfina «Devo dire che nel realizzarlo sono stata velocissima, poi l’ho posizionato proprio davanti a casa».
Il passo successivo 2 anni fa, in occasione del concorso “Albera borghi fioriti”, quando è stato creato Manlio, primo vero spaventapasseri «Lo abbiamo posizionato vicino ai bidoni della spazzatura perché l’obiettivo era abbellire i luoghi comuni. Vendersi è sempre stato un paese molto curato da tutti, io e Ivana in particolar modo siamo da sempre appassionate di angolini e oggetti vintage».
Da qui nasce, grazie all’amico fotografo Luciano Cauda, oggi loro socio nella “Associazione culturale il paese degli spaventapasseri” che ha preso vita lo scorso dicembre, l’idea di ideare un vero e proprio festival degli spaventapasseri, una sorta di gara dove ognuno crea il suo e una giuria decreta i vincitori. Così Ivana e Silvia si danno subito da fare e creano ben 14 spaventapasseri. Ma siamo nel 2020 e, causa pandemia, tutto viene sospeso. Gli spaventapasseri però ci sono, perchè non esporli comunque per rendere ancora più bello il paese agli occhi degli abitanti e di chi lo visita? «Li abbiamo collocati in diversi angoli del paese, specialmente in proprietà private mie, di Ivana o di chi ce lo ha concesso. In brevissimo da 14 sono diventati 30 e poi 60, tutti realizzati con materiali riciclati».
Tutti gli spaventapasseri hanno una storia, vera o inventata, che rievoca il passato e la vita contadina. Nomi antichi e modi di essere per lo più ispirati a personaggi vissuti in paese.
«Vorremmo ricreare le case e i luoghi di paese proprio come erano una volta. L’osteria ci piaceva tantissimo, è nata come capanna della natività per non lasciare tutto l’inverno uno spazio vuoto. L’anno scorso gli spaventapasseri erano singoli, quest’anno invece abbiamo voluto inserire il quadro, la famiglia, la coppia che si bacia, gli anziani con i bambini, insomma rappresentare la vita di paese come veniva vissuta realmente, come fosse un’istantanea».
Con l’autunno gli spaventapasseri vengono messi via per evitare che si rovinino, anche se per quest’anno sono stati realizzati alcuni personaggi autunnali con materiali tipici della stagione come paglia, rami, viti. E, visto il successo, chissà a Natale.
«Con il covid, specialmente dopo il primo lock down, abbiamo notato che la gente ha bisogno di tornare a vivere gli spazi all’aperto, svagarsi e ritrovare le radici, questo anche grazie alla ricerca di paesini sconosciuti. Vendersi era uno di questi e oggi le persone arrivano dal territorio, ma anche da Cuneo, Sanremo, Milano, Venaria, per citarne alcuni. Ci stiamo impegnando tutti per valorizzare queste terre. I turisti da qui si spostano in altri poli attrattivi di questa valle meravigliosa, come Casa Bava e il molino per esempio. La gente vive di più la valle, che non è mai stata turistica e per attirare le persone devi fare qualcosa».
Non rimane che andare a conoscere Silvia e Ivana e ammirare le loro creazioni. E mi raccomando, Vendèrsi, rigorosamente con l’accento sulla seconda e.
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