Il recente turno delle amministrative ha fornito alcuni risultati piuttosto chiari e argomenti in grado di generare interessanti discussioni sul flusso dei voti: fra le certezze vi è che il centro-sinistra governa contemporaneamente le cinque città più popolose del paese per la prima volta durante la Seconda Repubblica, che il Movimento 5 Stelle arretra vistosamente dopo aver eletto le due sindache di Roma e Torino nel 2016 e che il centrodestra non riesce a trovare candidati competitivi per le grandi città.
Nel mio piccolo ho sempre cercato di comprendere la natura di questi flussi elettorali e nel 2019, quando mi ero occupato di organizzare la lista di Volt a Novi, analizzai i risultati delle amministrative del 2014 comparandoli con quelli cittadini alle politiche del 2018 e il risultato mi sembrava fin troppo pessimistico: il centrodestra avrebbe vinto al primo turno. Il giorno delle elezioni utilizzai un altro metodo piuttosto spartano, ma che si rivelò efficace: osservai quanti elettori si fermavano di fronte ai cartelloni elettorali scorrendo i nomi dei candidati, cercando di individuare la lista verso cui avevano rivolto il loro interesse: smisi dopo un centinaio di conteggi che garantivano un ballottaggio fra Cabella e Muliere con il centrodestra in vantaggio dopo il primo turno. Non si avverò la prima previsione solo grazie alla popolarità trasversale di Muliere, che era riuscito ad attrarre verso di sè una parte di quegli elettori che tradizionalmente, per le elezioni regionali o politiche, votano destra o Movimento 5 Stelle, ma che non furono sufficienti per consentirgli di ribaltare il risultato due settimane più tardi.
Qualche giorno fa, in vista di una trasmissione a cui parteciperò a breve, ho provato a combinare i risultati delle amministrative in quei tredici comuni capoluogo di provincia (ma non di regione) andati alle urne, provando a seguire il ragionamento di Matteo Salvini secondo il quale la Lega torna a casa con più voti rispetto a cinque anni fa. In effetti non ha mentito: anche in quei comuni dove il centrodestra ha perso, i risultato delle liste in sostegno alle sue liste è cresciuto, compensato però dal calo dei 5 Stelle i cui elettori, o almeno quelli che sono tornati a votare, hanno sostenuto il centrosinistra, in alcuni casi addirittura contando i pentastellati come junior partner della coalizione che comprendeva il PD (come a Varese, Ravenna o Isernia).
E se si fosse votato anche a Novi?
Qui bisogna lavorare un po’ più di fantasia: serviva trovare comuni dalle dimensioni non troppo diverse a quelle di Novi, in cui nel 2016 (e cioè una tornata elettorale fa) l’amministrazione era passata dal centrosinistra al centrodestra. In Italia ci sono stati quattro comuni con queste caratteristiche: Carmagnola, Limbiate, Isernia e Montevarchi, le cui dimensioni variano dai 35.000 ai 20.000 abitanti. In tre casi su quattro, il Movimento 5 Stelle si è presentato alleato del centro-sinistra, con l’eccezione di Limbiate dove è rimasto autonomo. Nel 2016 in alcuni di questi comuni si erano presentate liste civiche indipendenti, poi scomparse o assorbite dalle principali coalizioni.
Fra le caratteristiche comuni a queste quattro località, vi è la crescita esponenziale di Fratelli d’Italia, la tenuta di PD e Lega e il crollo del Movimento 5 Stelle. A pesare, però, ci sono i due anni e mezzo dalla tornata elettorale novese, durante i quali l’entusiasmo verso la Lega si è spostato verso altri lidi, motivo per cui il modello si basa su tre quozienti: uno legato al margine 2016-2021, uno al margine fra le Europee del 2019 e le amministrative del 2021 (per quanto riguarda i partiti politici) e una media fra i due; ad ogni lista è stato assegnato il quoziente più prossimo al valore 1.
A Novi del 2018 la partita fra le liste al primo turno finì così:
Sinistra* 4.84% – Partito Democratico** 22.41% – Altri alleati centrosinistra 13.69%
Movimento 5 Stelle 14.81%
Forza Italia 9.15% – Lega 30.32% – Fratelli d’Italia 3.6% – Lista Civica 1.19%
*considerando la frazione dei voti di preferenza raccolti dai candidati di Articolo 1 nelle liste del PD
**sottraendo la frazione dei voti di preferenza raccolti dai candidati di Articolo 1 nelle liste del PD
Considerando il quoziente più prossimo al valore di equilibrio per i quattro comuni sopra citati, a Novi sarebbe finita così
Sinistra 3.5 – Partito Democratico 25.6 – Altri alleati centrosinistra 13.31
Movimento 5 Stelle 6.19
Forza Italia 10.04 – Lega 31.87 – Fratelli d’Italia 8.05 – Lista Civica 1.4
Con questi risultati, il candidato del centrodestra avrebbe vinto con il 51%
Perchè questi risultati non possono essere presi sul serio: perchè provengono da contesti profondamente diversi da Novi e perchè i sindaci uscenti hanno completato il proprio mandato di cinque anni, il tempo necessario per vedere i frutti del proprio programma, almeno nei casi in cui si sono riconfermati, come ad esempio a Montevarchi, Limbiate e Carmagnola.
Perchè questi risultati devono far riflettere: perchè se è vero che il centro-sinistra si è imposto nelle grandi città, è altrettanto vero che non aveva mai avuto grossi problemi a farlo in passato (e le sconfitte del 2016 sembrano più incidenti di percorso che altro), mentre nelle aree più decentrate (fuori dalla cosiddetta ZTL) o addirittura più svantaggiate, la musica è diversa. A Novi, nel 2019, la vittoria di Cabella è almeno in parte legata all’onda leghista che aveva permesso al Carroccio (si può ancora chiamare così?) di vincere le elezioni Europee, salvo poi arrestarsi con la sbornia del Papeete. Molta gente probabilmente ha votato Lega pensando più a Salvini che non alla brancaleone di Via Amendola composta da nipotini, ex socialisti e ex missini. Forse, in un contesto meno divisivo, l’anonimo Cabella avrebbe avuto ben poche chances contro Rocchino, vaia sapere. Una cosa però è vera: quell’onda non si è esaurita, ha solo cambiato colore e a confermarlo ci sono i numerosi cambi di casacca verso il partito di Giorgia Meloni (Chessa, Saracino e chissà se non ne vedremo altri). E’ possibile che Cabella imiti Delfino e si dimetta dopo l’ennesima dimostrazione di incapacità a gestire la propria giunta, ma è anche possibile che resti in sella e che nei prossimi due anni e mezzo il centrodestra sappia rinnovarsi e arrivare al 2024, in un contesto imprevedibile considerati i drammatici sviluppi degli ultimi mesi, con il vento in poppa.
Ti è piaciuto questo articolo? Offrici un caffè con Ko-Fi
Segui il moscone su Telegram per ricevere una notifica ogni volta che viene pubblicato un nuovo articolo https://t.me/ilmoscone