La guerra per procura

Stiamo vivendo un momento drammaticamente storico, talmente storico e drammatico che forse non ne siamo completamente coscienti e lo affrontiamo con incredibile superficialità, come se i cruenti fatti avvenissero in un altro emisfero e non nel cuore del nostro continente. Mentre saggezza vorrebbe tutt’altro atteggiamento, più moderato, meno partigiano, in considerazione che i belligeranti sono nostri vicini e che volente o dolente bisogna conviverci, considerando anche la dipendenza energetica alla quale siamo soggetti. 

Mai come ore la famosa frase riportata anche nella Bibbia sa di attualità: “Dio prima di farli precipitare nel burrone li acceca”.
È proprio quello che sta avvenendo alla società occidentale e non solo. Nel cuore dell’Europa è avvenuto quello che non avremmo mai voluto che si verificasse, la guerra. Era opinione diffusa che il progresso, il benessere, l’evoluzione sociale e un effimero concetto del rispetto della dignità umana, avessero inserito nel nostro convincimento la sacralità della vita e il rifiuto della guerra per risolvere qualsiasi controversia tra le popolazioni Europee. Al contrario veniva esercitata una pressione dal basso per una sempre maggiore integrazione delle popolazioni sui rispettivi ed esitanti governanti. Ma questi, sordi ad ogni buon senso, con un atteggiamento di scarsa prudenza si sono messi in una condizione di belligeranza di fatto. Diventando il retroterra logistico di uno dei contendenti. Naturalmente ha influito l’arrogante convinzione di essere al riparo dalle ripercussioni, ma precludendosi con tale posizione qualsiasi possibilità di poter esercitare una seria conciliazione equidistante tra le parti in conflitto.

Il potere dei nostri governanti è soggiogato non dall’indirizzo dei popoli che rappresentano, ma da forze indefinite che fanno della gestione delle risorse economiche il loro credo. Manipolano a loro piacimento il sistema democratico con un forsennato consumismo, sovvertendo ogni valore che non sia il dio denaro.
Hanno trovato la massima espressione e fusione nel sistema multinazionali oltre oceano, cementandosi indissolubilmente con il controllo della massima espressione di organizzazione, efficienza e potenza militare che risponde al nome di Nato. Una organizzazione nata per concetti difensivi diventata mano mano uno strumento impositivo. Se qualcuno ha qualche dubbio, può chiarirselo leggendo le motivazioni i risultati e gli effetti ottenuti dagli interventi militari da essa effettuati. Crollato il muro di Berlino, il blocco antagonista si ritirava con il tacito accordo di non espandersi verso est che veniva disatteso, approfittando della dissolvenza dell’ex Unione Sovietica, arrivando ad istallarsi fino ai suoi storici confini.

Ma l’ingordigia non ha limiti, la bramosia si spostava verso l’Ucraina stato artificiale con una popolazione composita, sul quale iniziava la pressione di penetrazione dell’occidente con infiltrazione di facinorosi, tentativi a più riprese di modificarne gli equilibri politici con manifestazioni pilotate ( Metodo collaudato sia in America latina sia in Africa).
Trovato il “Pupu”, il gioco sembrava fatto senonché ci si sono messo di mezzo delle zone indipendentiste a maggioranza Russofona. Naturalmente il cosiddetto civile ed umanitario occidente, rimaneva ben silente sugli eccidi e sui bambini morti. Si poteva correre il rischio che l’opinione pubblica si indignasse?
Silenzio e continuo armamento in modo massiccio, addestramento dei militari con manovre congiunte. Naturalmente non aveva nessuna importanza se, i nuovi alleati, erano e sono di estrazione nazifascista. Ma! Così va il mondo a seconda del momento.

Interviene il pazzo a comando dell’enorme territorio Russo, un nano economico, cosa può mai fare? Al limite fa il solletico, anche se dal punto di vista militare è qualcosa di più ma per l’occidente è sempre la posizione economica quella che è preminente.
Succede che sul campo di battaglia i nostri baldi guerrafondai si rendono conto che questo ha in mano l’arma atomica e vuoi vedere che avrebbe anche il coraggio di usarla? Sai com’è: con gli squilibrati non si può mai essere sicuri. Sono per natura imprevedibili. Fermi tutti non possiamo rischiare di andare a scoprire, se messo alle strette ricorre al folle gesto? In tal caso c’è ne per tutti. Quanto sul piatto c’è anche il nostro deretano le prospettive cambiano.

Ma il boccone dell’Ucraina è troppo ghiotto? Non possiamo ritirarci?
C’è un metodo semplice quanto elementare: facciamogli combattere i Russi per procura, lasciamo che siano gli Ucraini a scontrasi con l’invasore. Che ci frega se ci saranno migliaia di vittime, tanto sono sempre della stessa razza. Armiamoli , molto più di quello fatto finora, esaltiamoli con la retorica patria o morte, gonfiamoli di eroismi, addestriamoli nella guerriglia, noi dietro la maschera di pacifisti determiniamo ogni forma di difficoltà economica con le sanzioni. Ma creano difficoltà anche alle nostre economie?
Qualche spina ci sarà pure per il nostri popoli ma sarà facile fargliele digerire, basta mettere in atto una accorta campagna d’informazione sulla crudeltà dell’orso, sulla devastazione dei bombardamenti, sull’orrore della strage dei bambini e li avremo tutti indignati dalla nostra parte, e il gioco è fatto. L’ipocrisia non ci difetta di certo.
Quando si saranno usurati e si troveranno all’estremo delle forze, li costringiamo a fare la pace con il solido metodo, interveniamo noi con un colpo al cerchio e un altro alla botte e li obblighiamo al compromesso, allettandoli con promesse di tutto e di più, riversando un fiume di denaro con il quale nel contempo ci appropriamo di tutto e apriamo un’autostrada verso Mosca.

Il gioco è questo, solo chi non lo vuol capire non lo capisce; ciò nonostante ci sono due incognite che ne possono minare la realizzazione o farlo sfuggire di mano e renderlo apocalittico: il ritenuto pazzo non si lascia soggiogare e riesce a dirigere le manovre e magari si ricorda del retroterra logistico ostile; l’altro il terzo incomodo, grande potenza emergente, di millenaria esperienza che in quanto ad accaparrarsi risorse non ha nulla da imparare ne scrupoli da far tacere, ci mette lo zampino?

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Francesco Giannattasio

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