Di sanzione in sanzione

Da come si sta evolvendo il teatro della guerra, osservandolo con gli occhi del comune cittadino, c’è da restare sconcertati dall’interpretazione che ne da la classe dirigente occidentale e della comunità Europea. Naturalmente è riferito a quelli che seguono i fatti, cercando una sequenza logica delle conseguenze che si manifestano sul campo di battaglia e relativa propaganda , ragiona sul persistere di fornitura di armi e applicazione di sanzioni vere o presunte, e non come acerrimi tifosi di una parte o dell’altra dei belligeranti.

Lo spunto più eclatante, lo hanno dato le due massime espressioni dell’autorità della comunità Europea: quella delle presidente dell’assemblea prima e quella della Commissione poi, in visita a Kiev. Era proprio indispensabile? Non era più opportuno mantenere un residuo di equidistanza per poter conservare un minimo di credibile autorità, indispensabile per non precludersi iniziativi di pacificazione, o quanto meno un cessato il fuoco.
Comunque sia è apparso più una passerella pubblicitaria a uso di una opinione pubblica da plagiare, verso posizioni di sostegno a favore di una parte contro l’altra, per incoraggiare una guerra ad oltranza. Chissà per quali oscure ragioni? Con il loro ossequioso comportamento, decisamente accondiscendente verso il guerrafondaio presidente Ucraino, fanno intendere, in modo inequivocabile che la pace che decantano e ben lontana dalle reali intenzioni.

Infatti non hanno fatto altro che esaltarne in modo esagerato l’eroico comportamento nella contrapposizione all’esercito Russo e la brutale quanto criminale sterminio di civile e bambini . Infatti a quest’ultimo, viene addossato ogni forma di nefandezza, come se le azioni di guerra fossero condotte da una sola parte.

Tra l’altro, costui, in uno dei suoi deliranti monologhi, è arrivato alla parodia di sostenere il,valore e l’eroismo unico dei soldati Ucraini, come non si era mai verificato nel mondo e auspicando l’allargamento del conflitto .Certamente non conosce la storia e specificatamente uno di tanti casi: la battaglia tra Italiani e inglesi ad Al Alamei. 

Di fatto, appare che piano piano , senza volerne prendere atto, stiamo scivolando da una guerra per procura ad un coinvolgimento diretto. C’è da sperare che il breve margine di buon senso ancora esistente faccia rinsavire la ragione ed il buon senso e cominciano a smettere d’esaltare il capo popolo e porlo di fronte alle sue responsabilità, che non sono poche , e sopratutto alle drammatiche conseguenze se la guerra persiste o si allargasse. Un incidente imponderabile è sempre possibile?

Purtroppo sembra che i disastri avvengono quasi come conseguenza naturale . Dopo un lungo periodo di pace, sfuma la visione di concepire la guerra come la massima espressione della brutalità umana, al contrario diventa uno spettacolo, che esercita quasi una forma di fascino al quale veniamo inspiegabilmente attratti, se non assoggettati. Un po come quei films di cruenti conflitti che seguiamo con trepidazione, dove i cattivi e i buoni sono chiaramente contraddistinti anche se realizzatori degli stessi orrori e nefandezze. 

Non può essere altrimenti , se no : come la spieghiamo l’insistenza di armare a oltranza, con armi sempre più sofisticate, in piena sfida alla Federazione Russa , e in sfregio a qualsiasi comportamento prudenziale con le sempre più stringenti sanzioni che prima ancora di manifestare i suoi effetti economici crea regressione alla nostra, economia , di cui già sono evidente le conseguenze con la lievitazione di un’inflazione che si sta avvicinando alla doppia cifra ? 

Qui sorge la domanda ma!: Sono consapevoli di quello che fanno o sono tutti accecati per farci precipitare nel burrone coinvolgendoci in un conflitto dalle proporzioni inimmaginabili? Più si alza lo scontro e più le conseguenze saranno atroci e incontrollabili. Forse questa considerazione sfugge?

La argomentazioni dei guerrafondai per giustificare e convincere sulla necessità dell’incremento dello scontro è : per costringere la Federazione Russa alle trattative di pace, bisogna toglierle l’iniziativa militare, incalzarla, metterla con le spalle al muro e quindi obbligarla a ritirarsi con la coda tra le gambe nei propri territori. 

Qui sorge un’altra domanda. e se questa condizione non avviene in tempi brevi si è disposti a rischiare tutto, rischiando implicitamente anche di entrare nel conflitto?

E’ proprio saggio spingerci fino a questa eventualità e in tal caso cosa ne sarà della stessa Ucraina che dovrebbe sopportare il primo terrificante impatto e teniamo presente che quando siamo noi a bombardare, lo facciamo come d’abitudine a tavola rasa, e l’eccidio dei civili li consideriamo danni collaterali, naturalmente per non inorridire l’opinione pubblica come fa l’informazione adesso.

E’ mai possibile che dall’apice della comunità Europea siano scomparsi i grandi politici, capace di visioni lungimirante che sappiano imporre un percorso strategico di pace, che va oltre le misere considerazioni di parte , in un contesto di responsabilità collettive che prevede la naturale convivenza con i vicini che, comunque non è evitabile; i quali nei reciproci interessi collaborano : in evoluzioni scientifiche, incremento dei commerci e colturali per un arricchimento comune. Se proprio vogliono guerreggiare, lo facciano gareggiando nel trovare soluzioni per salvaguardare l’ambiente e la sicurezza di tutti. Cominciano i filosofi ad immaginare un futuro con i confini ridotti a una espressione puramente geometrica e le risorse un patrimonio di tutta l’umanità.

Fino a che non si arriva a questo, la pace è una parola nella quale è racchiuso tutta 

l’ipocrisia e l’ingordigia del genere umano, oltre l’assurda malvagità.

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Francesco Giannattasio

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