La legge 194 è un patrimonio comune da difendere

La regione Piemonte, su iniziativa dell’Assessore Maurizio Marrone, ha deciso di stanziare 500.000 euro per il progetto “Vita nascente” destinato alle associazioni se-dicenti “pro vita” sostanzialmente anti-abortiste. Non conosco i meccanismi con i quali saranno elargiti questi sussidi, ma qualche riflessione la possiamo fare e qualche scenario lo possiamo immaginare.

La giunta regionale continua nella sua politica di ostacolo alla legge 194: dopo avere introdotto nei consultori i cosiddetti comitati pro-vita, avere proibito la somministrazione della pillola abortiva RU 846 nei consultori come dalla linea-guida del ministero, adesso questa nuova misura. Invece di garantire una rete efficace di consultori, uno ogni 20.000 abitanti come legge 405/1975 prevede, rapporto che in Piemonte non è rispettato, si investono i fondi per una misura rozza, demagogica, offensiva per le donne e la loro capacità di autodeterminazione e che dimostra ancora una volta come a queste associazioni (sostenute dalla Chiesa di Roma; l’ondivago Papa Francesco tra un apertura e una chiusura su questi temi, ha definito sicari i medici non obiettori) interessi molto l’inizio e il fine vita e quanto poco quanto ci sta in mezzo; non basta certo un obolo una tantum , 4000 euro!, per garantire una gravidanza serena e libera da preoccupazioni economiche.

Poi basterebbe leggere attentamente la 194; la scelta di interrompere la gravidanza avviene dopo avere fornito alla donna tutti i supporti psicologici e materiali per affrontare questa scelta in maniera serena e responsabile. Art.1, punto 3 : Lo Stato, le regioni e gli enti locali, nell’ambito delle proprie funzioni e competenze, promuovono e sviluppano i servizi socio-sanitari, nonché altre iniziative necessarie per evitare che lo aborto sia usato ai fini della limitazione delle nascite. Forse tutto questo non è avvenuto, per incapacità ma anche per volontà politica.

Ai comitati pro-vita tutto questo non interessa, interessa solo questa battaglia di colpevolizzazione della donna, ritenuta come sempre fragile e suggestionabile. L’ascolto non è previsto molto più semplice pagare. Le politiche di sostegno alla famiglia sono tutt’altre. Non sono certo gli appelli veramente vergognosi tipo “misura per salvare 100.000 bambini”, bambine no, lapsus maschilista?” a giustificazione del provvedimento.

Potremmo anche immaginarsi uno scenario di questo tipo: tutte le donne gravide, anche quelle che desiderano portare avanti la gravidanza, si potrebbero presentare ai consultori con la richiesta di ricorrere alla legge 194, per mutare idea dopo avere avuto il sussidio. Sarà un caso limite, ma i casi limite a volte aiutano a capire il significato delle cose, in questo caso l’assurdità della proposta.

La legge 194/1978 è sotto un continuo attacco da 44 anni, strisciante a volte, a volte violento ed esplicito. Ritengo sia un patrimonio di tutti, donne e uomini, e che tutti insieme dobbiamo difenderla facendo sentire ognuno per quello che può la propria voce.

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Mino Orlando

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