L’èbru di plòki

Il giovin-Assessore-al-Bilancio-del-Comune-di-Novi-Ligure (pronuncia che deve essere fatta tutta d’un fiato) non è nuovo rilasciare dichiarazioni poi smentite da egli stesso medesimo nei fatti o con le parole (la più significativa? Che entro lo scorso dicembre avrebbe portato in approvazione il bilancio 2022; ma siamo ancora qui ad attendere…).

Non solo: talora è dedito esercitare ruoli (forse il Mungitore userebbe il termine “svacca”) non propri della delega da lui fortemente voluta (e se riuscisse ad esercitarla, tale delega, non sarebbe affatto male). Questa volta ha occupato lo spazio del collega Assessore al Commercio (ovvero il Sindaco), nonché quello del collega al Turismo (Sisti).

Considerata la giovane età, l’Assessore al Bilancio è frequentatore di social; stavolta è caduto in uno svarione di quelli da scavare un bel buco a terra per andare a nascondercisi, ricoprendosi poi con la terra di risulta. Incalzato sui social da domande legittime – peraltro non rivolte a lui, bensì all’Amministrazione comunale – in merito alla possibile organizzazione, nei primi giorni di aprile, della manifestazione “Novinfiore”tempestivamente, forse colto da ansia e compulsività da tastiera, è intervenuto dall’alto del suo ruolo, invadendo il campo altrui, (o, forse, prestando soccorso ai colleghi), dichiarando: “… stiamo organizzando questo evento per sabato 7 e domenica 8 maggio” (a sua discolpa, si potrebbe dire che non aveva precisato l’anno).

Però, trascorse settimane e giorni, della manifestazione non si aveva sentore; nessuna “grida” era stata affissa per le contrade cittadine, neppure sui social si leggevano “post” al riguardo. 

E così, all’inizio della settimana nella quale avrebbe dovuto svolgersi la manifestazione, ancora una volta incalzato sui social, il giovane “faso tuto mì”, bel bello e con l’innocenza dell’età (qualcuno gli spieghi, cortesemente, che ricopre un ruolo pubblico, il che non è identico a stazionare al bar, o stare seduto su una panchina a smanettare con il cellulare), ha dichiarato che la manifestazione non si farà, che “… ci si è provato fino alla fine”, ma, non avendo aderito un sufficiente numero di espositori, gli organizzatori hanno preferito annullare l’evento. In gergo giovanile, si dice “flop” (tanto, uno più, uno meno, nulla cambia).

Sarebbe il caso, citando Gigi Marzullo, che il giovane si ponesse una domanda (solo una, per non affaticare troppo le meningi) e si desse la relativa risposta. La domanda, cumulativa di molte, potrebbe essere: “Per quale ragione non hanno aderito sufficienti espositori”? Non si azzarda alcun commento, anche se qualche spiegazione sorge spontanea.
Forse – gli si trasmette questo amletico dubbio – amministrare una città non è un gioco, forse non è bastevole auto-lodarsi sui social perché qualcosa accada … ci rifletta.
Si è assaliti inoltre da una forte perplessità: ma queste pantomime sono frutto del desiderio di emergere del giovin Assessore, o a lui imposte da altri?!! 

Nel secondo caso, costui rischia di svolgere il suo ruolo, come si dice da queste parti, ‘d l’èbru di plòki, ovvero come qualcuno oggetto di scherno (Plòku: parola intraducibile in lingua italiana, la si può comprendere solo collegando il pollice e il dito indice a formare un cerchio, con il palmo della mano aperto, tenendo le altre dita diritte o rilassate, come per formare la parola “ok” – cfr. l’immagine a corredo dell’articolo -; quindi, rilasciando il dito indice, si fa partire un piccolo colpo, che, anticamente, serviva a colpire una biglia per farla scorrere sulla pista, oppure a colpire le orecchie di un malcapitato – l’albero dei “plocchi”, per l’appunto – ). In altre parole, il giovine sarebbe il titolare delle brutte figure, per conto terzi.
Se invece l’iniziativa è proprio tutta sua, gli si consiglia caldamente di stare molto attento a non montarsi troppo la testa. 

Lei non sa chi sono io

Potrebbe accadere che una persona, anzi due, forse sopravvalutando il proprio ruolo (atteggiamento che, in altri termini, potrebbe essere inteso come “mania di grandezza”), si trovino in coda per far firmare ad uno scrittore un libro appena presentato. E, seccate di dover attendere il proprio turno, tentino di superare la coda, avvalendosi di un qualche misterioso diritto, forse di epoca medioevale. 
Alle proteste delle altre persone diligentemente in attesa del proprio turno, pare abbiano rivolto la “storica” frase pronunciata dal principe Antonio De Curtis nel famoso film “Totò a Colori”: “Lei non sa chi sono io!”. Infatti è assai probabile che nessuno dei presenti lo sapesse, il che la dice lunga… se si è davvero importanti, tutti lo sanno, e non c’è bisogno di farlo sapere.
Non è dato sapere se le persone in questione siano state “spernacchiate” da qualche presente, certo è che tutti erano infastiditi; si narra, però, che il libro non sia stato firmato dall’autore, il quale, sempre secondo indiscrezioni, pare si sia molto irritato per la frase infelice. Fra l’altro si rammenta quanto segue: la Corte di Cassazione ha stabilito che, in alcune circostanze, pronunciare suddetta frase costituisca reato. Non si tratta certamente del caso in questione, ma di una questione di buon gusto.

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