Non se la passa politicamente bene il Mungitore, attaccato da tutte le sue ex-parti; e pensare che, nel 2019, si vantava di essere lui il “coalizzatore” della destra novese (chi di spada ferisce, di spada perisce). Come è risaputo, qualche settimana fa il coordinatore di Forza Italia aveva licenziato in tronco Mungitore e soci, accusandoli di “diserzione” per aver raccolto voti, nelle ultime elezioni, dalla Lega ‘d Neuve e poi essersi trasferiti, armi e bagagli, altrove.
La poltrona del Sire aveva tremato. Pare che il primo cittadino abbia esclamato: “Con tutta la fatica che faccio per tenere insieme la baracca, questa uscita non ci voleva”. Ma, ormai, la frittata era fatta; probabilmente tale dichiarazione, forse frutto di un eccessivo decisionismo o protagonismo, non deve essere risultata gradita neppure alle, sempre più esigue, truppe di Forza Italia, riunite in seduta plenaria dentro una cabina telefonica.
Fatto è che l’ondivago Mungitore, imbufalito come un toro inferocito, ha reagito come un soldatino dopo aver ricevuto una ingiusta punizione: dal suo scranno (o, se si preferisce, dalla cella di rigore) ha dichiarato di rimando di trasferirsi seduta stante all’opposizione della maggioranza in Consiglio, della quale, si ripete, durante questi ultimi anni è stato parte a fasi alterne, a seconda delle stagioni.
E, mentre stava per uscire dalla cella di rigore con le ossa rotte, la scorsa settimana gli è arrivata una nuova tranvata, latore il libero pensatore Pino Dolcino, che ha librato il proprio pensiero “non riuscendo a tenerlo chiuso”.
Dolcino è anch’egli ondivago, benché, nonostante gli sforzi compiuti, non sia mai riuscito ad eguagliare il Mungitore. A memoria comune: nel 2004 il suddetto si era candidato alle elezioni comunali nella lista della “Lega Nord”, ma alle elezioni del 2009, forse insoddisfatto della compagnia, aveva presentato una propria lista, denominata “Leghisti di Novi”; la Lega stessa ne aveva presentata un’altra. Forse, al tempo, avrebbe ambito essere lui il candidato Sindaco (ambizione non vietata, peraltro). E infatti nella tornata elettorale successiva, anno 2014, si era presentato come candidato Sindaco con una lista chiamata “Al servizio dei novesi con Dolcino”, mentre la Lega, ancora una volta, aveva virato in altra direzione. Se è vero che la legge, giustamente, non impedisce a chicchessia di ambire alla poltrona di Sindaco, sono stati i novesi a cassare tali velleità: su 15.387 elettori, aveva ottenuto, infatti, solo 467 voti (parenti e amici compresi), mentre 14.920 concittadini gli avevano girato le …terga. Povero…. come si dice, “Errare humanum est”. E così, nel 2019, Dolcino, saggiamente, non aveva perseverato. Abbandonata la velleità di sedersi sul più alto scranno comunale, e forse con il capo cosparso di cenere, era tornato all’ovile, ovvero alla maison mère, dopo le fughe ingloriose del 2009 e del 2014, nutrendo la certezza (speranza?) che, in qualche modo, la sua brama sarebbe stata, prima o poi, premiata.
Ultimamente, però, da grande vecchio altalenante (tal quale al Mungitore) della Lega nostrana, ha dichiarato che il coordinatore di Forza Italia, considerato l’incarico ricoperto, ha errato nell’esternare quella dichiarazione, e che lui, invece, in qualità di libero pensatore (si ricordi il celebre slogan: “Con quella bocca può dire ciò che vuole” … anche se il nostro non ha proprio il “phisique du role” della compianta Virna Lisi) poteva affermare che i Consiglieri di “Solo Novi” avrebbero dovuto tornare a casa; non intendendo, però, il loro reintegro nella Lega, bensì il rientro alle loro residenze. E il Mungitore, ovviamente, andare in cascina a mungere vacche, dimettendosi, con la sua piccola truppa, dalla carica di Consigliere comunale.
Dolcino dunque, abbandonata l’idea di fare il Sindaco, dopo le elezioni del 2019 aveva ricevuto l’anelata ricompensa per essere ritornato all’ovile, salvo poi – sempre in qualità di libero pensatore, forse spintaneamente (auto)licenziatosi dalla Giunta Cabella – planare allegramente su altra poltrona (d’altro canto, una poltrona non la si nega a nessuno, fin che ce n’è! Questo deve essere il motto della amministrazione novese). La Giunta comunale ha risentito delle sue dimissioni… qualcuno pare abbia pianto.
Infatti, agli albori dell’ultima tornata amministrativa, era stato insignito del ruolo di Assessore al Commercio per nomina “regia”. In tale veste è stato inventore del celebre mercato ambulante di via Roma, naufragato miseramente nel giro di due giovedì; come fine analista politico e inossidabile stratega, è stato lui a plaudere (sempre come libero pensatore e senza paracadute) il dono dei cinque milioni ad Alessandria, con la ormai celebre motivazione secondo la quale sul futuro ponte del Bormida transiteranno anche i novesi (pare che, qualora si costruisse il ponte sullo stretto di Messina, sia favorevole ad una cospicua elargizione, a fondo perduto, pro-immigrati siculo-novesi).
Taluni affermano che l’intervista cui si fa riferimento non sia tutta farina del suo sacco, ma suggerita da colui che tutto “puote, ciò che si vuole”. Così come pare gli sia stato indicato di dichiarare che Mungitore e soci voteranno (in qualche modo) il Bilancio di previsione 2022 (a proposito: a che punto siamo? Si chiede in via informale, per un amico); diversamente, il Comune verrebbe commissariato, come previsto dalla legge. Che il Comune potrebbe, nell’eventualità, essere commissariato, risponde a verità, ma, politicamente – si può dire politicamente? – sarebbe inelegante (per usare un eufemismo) affidarsi a questo escamotage (per meglio dire, a questo spauracchio) per ottenere gli agognati voti da parte del Mungitore & Co.
O la maggioranza c’è, oppure non c’è (cfr. Max Catalano in “Quelli della notte”).
Forse, a suo tempo sarebbe convenuto (riflessione che si propone al libero pensatore, o a chi ne fa le veci) tenere insieme politicamente la maggioranza, invece di inseguire la sete di potere di questo o di quell’altro, dispensando a destra e a manca poltrone, careghe e scagnèti. Tale “strategia” ha avuto come conseguenza il depauperamento in Consiglio della armata leghista uscita dalle elezioni del 2019, al punto che, qualora i tre Consiglieri di “Solo Novi” dovessero rassegnare le dimissioni, la Lega potrebbe farne subentrare solo due di tre: un’armata che appare, sempre più, come quella di Brancaleone da Norcia.
Nonostante tutto ha sempre una buona cera
Il Mungitore, un po’ ammaccato per le sberle ricevute, (ma nonostante tutto ha sempre una buona cera, cfr. I Brutos) ha restituito la delega che aveva ricevuto a suo tempo per la zona Z3 (area Maneggio) al legittimo proprietario, ovvero al Sindaco. La motivazione addotta è che il suo compito ormai è finito, senza, aggiungiamo, che sia successo nulla*.
Per contro qualcuno, molto potente, nonchè molto vicino al Sindaco, ha messo contemporaneamente in discussione almeno una parte dell’operato bertoliano che, si dice, fu il vero motivo delle dimissioni dell’Assessore Delfino (ovvero la permuta dell’area ex Macello con quella del supermercato Lidt), privandoci (ahinoi) delle sue esternazioni.
Ingenuamente pensiamo che era, politicamente, più elegante dire che essendo“transitato” all’opposizione, non poteva mantenere una delega così importante. Sarebbe stato un bel gesto, diciamolo. Ma niente paura, il Mungitore ha già assicurato che qualora (nipote del Sindaco permettendo) la questione arrivasse in Consiglio Comunale, egli (nonostante le ammaccature) voterà a favore. Chi lo avrebbe mai detto?
Il Malalingua
*Bastiano, appresa la notizia, ha commentato: “ma cos’u gà ‘n ta testa, i babòli?”
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Un commento su “Non restare chiuso qui, pensiero”
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Beh…
LA MOLTO TRAGICA STORIA DI PIRAMO E TISBE CHE MUOIONO PER AMMORE
Potrebbe essere il tema di una nuova “Epica”… dal titolo:”Amore al risciacquo”