Le elezioni amministrative di oggi ci ricordano che in un futuro non troppo lontano anche a Novi si voterà. La data non è certa poiché non è possibile, adesso, prevedere se e quando la giunta di destra attualmente in carica cadrà. Prima della scadenza naturale, probabilmente, e se ciò accadesse si tratterebbe di un esito ampiamente previsto, sperato, annunciato.
Senza osare un vero bilancio, proviamo a mettere in fila quei fatti che possano aiutarci a capire qualcosa. Innanzitutto, questa amministrazione ha potuto contare su due fattori strutturali di un certo rilievo: nel 2019, infatti, la nuova giunta non ha trovato «buchi» nel bilancio ma una situazione finanziaria sostanzialmente sana e, poco più tardi, una inaspettata disponibilità di risorse, poiché alle compensazioni del Terzo valico si sono aggiunti i finanziamenti europei per far fronte alle difficoltà economiche della pandemia.
Ne consegue una seconda considerazione: in tre anni, e pur avendo a disposizione risorse cospicue, questa amministrazione ha realizzato ben poco. Soprattutto nulla che possa essere ritenuto rilevante. Di notevole per la vita cittadina c’è stata solo l’inaugurazione del Teatro Marenco, il cui restauro è dovuto però ad altri: Lovelli, Robbiano, Muliere, la Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria, il ministro Bondi, l’onorevole Repetti, i membri del primo Consiglio di amministrazione della Fondazione Marenco.
La stagione politica inaugurata nel 2019, tuttavia, ha pur segnato qualche novità. E qui occorre rendere merito alla Lega e al suo coordinatore locale, Giacomo Perocchio. La novità maggiormente significativa, forse, è l’inaugurazione di una fase politica all’insegna dell’instabilità: una sorta di bradisismo che ha condannato i vincitori delle elezioni del 2019 a una sarabanda infernale culminata nel calcio in culo all’assessore Costanzo Cuccuru e nella grottesca contestazione inscenata per linciare politicamente Marco Bertoli, allora capogruppo della Lega in Consiglio comunale.
Poi, come se niente fosse, dare vita al balletto degli assessori al Bilancio. Del primo si è persa memoria, il secondo ha lasciato per cose più serie dopo qualche mese, il terzo – il poco più che ventenne Moncalvo – scelto infine per la sua totale e irrimediabile incompetenza.È quello che è stato definito «un cambio di passo». E a proposito di passi e di gambe, non è inutile considerare che la fase politica attuale si sia contraddistinta, a destra, per una certa attitudine al movimento: dalla formazione del gruppo consiliare «Solo Novi» di Bertoli – oggi all’opposizione e sempre più investito della giusta ambizione di castigare la Lega – alla fuoriuscita da Forza Italia di Francesca Chessa e di Andrea Sisti.
A differenza di Bertoli, che ha trasformato la sua esecuzione sommaria per mano di Perocchio in un atto di protagonismo politico, Chessa e Sisti non sembrano aver lasciato un’impronta particolare. Certo, l’assessore alla Cultura ha provato a giustificare la sua scelta di aderire alla Lega con parole che – comprensibilmente – non hanno suscitato commenti. In altri tempi avrebbero trovato spazio in una versione locale della famosa rubrica di Michele Serra (« e chi se ne frega »), ma oggi al massimo si potrebbero commentare con un alzata di spalle. Eppure, ad una lettura più attenta … Vediamo, per scrupolo, cosa dichiara a Panorama di Novi.«I temi della Lega sono quelli con i quali mi trovo maggiormente in sintonia – dice Sisti. – Temi come autonomia, giustizia, innovazione, l’attenzione al mondo del lavoro e delle imprese, una fiscalità più equa e giusta, la costruzione di una nuova Europa più vicina ai territori e ai problemi dei cittadini».
Che profondità di pensiero. Il fatto è che queste parole potrebbero essere pronunciate sia da Giorgia Meloni sia da Enrico Letta. Da Salvini no: lui è un po’ più ruspante e in merito alla «nuova Europa» la questione è già stata sepolta al confine tra Polonia e Ucraina, quando un sindaco ha chiesto al capo della Lega dove ha messo la maglietta con la faccia di Putin. Sisti, dopo aver fritto l’aria con tono pensoso, approda comunque alla corte di Perocchio.
Già, Perocchio. L’unica voce della Lega a Novi, quello che «Merlano lo vedo come uno stimolo» e Moro, il dirigente del Comune defenestrato, tanto per far capire chi comanda, è uno «che stimo, con il quale ho un ottimo rapporto e con cui mi sono confrontato più volte». Pensa se gli fosse stato antipatico. Gli avrebbe mandato nottetempo i vigili in casa, lo avrebbe fatto querelare dai suoi azzeccagarbugli, avrebbe chiesto l’aiutino di quelli che sappiamo?
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