Uno degli ultimi, significativi passaggi della “compattezza” del centro-destra novese, è stato il trasloco “dell’uomo che amava portare la fascia” da Forza Italia alla Lega; a poche settimane dalla débâcle un vero capolavoro, un tempismo da far invidia all’orologeria svizzera.
Era la fine dello scorso mese di maggio, il mare era già in burrasca, consapevoli persino i fischiettanti merli della via Cava; ma l’ex coordinatore azzurro Andrea Sisti non se ne era accorto … forse stava ancora pensando al gagliardetto dimenticato per l’anniversario dello scudetto della U.S. Novese, negligenza che avrebbe voluto recuperare alcune settimane dopo. In fin dei conti, cosa sono alcune settimane in più, in confronto a cento anni? Ma non è riuscito nell’impresa per “impraticabilità del campo”: l’arbitro ha sospeso la partita.
Da ben venticinque anni Sisti militava in Forza Italia, divenendone poi coordinatore novese; ha diretto il partito direttamente da Genova, città in cui vive, dapprima, via telefax, successivamente, attraverso il più moderno sistema di e–mail. Tali strumenti “indubbiamente” gli hanno consentito una conoscenza approfondita della realtà cittadina, soprattutto in ambito sportivo.
Già fido scudiero del grande vecchio Ugo Cavallera (cavallo di razza democristiana, poi dipinto di azzurro), forse proprio quest’ultimo lo aveva insignito del ruolo di coordinatore genovese di Forza Italia a Novi; nella sua venticinquennale attività nel partito cittadino, lo si ammetta, non ha ottenuto eclatanti risultati, ma sicuramente ha manifestato considerevoli ambizioni (qualcuno riferisce sia anche un po’ narciso).
Altri raccontano che, da parecchio tempo, “studiasse da Sindaco”, cosicché la proposta del conducator della Lega di fare il salto dell’ostacolo (a testa bassa, come i cavalli) in cambio della promessa candidatura alla più importante poltrona cittadina, deve averlo alquanto allettato. Per la serie: piatto ricco, mi ci ficco.
È pur vero che, ultimamente, il partito azzurro non naviga in buone acque a livello nazionale e che sul piano locale, al di là della politica dei selfie (anch’essi di provenienza democristiana), non era riuscito ad andare. Né aveva brillato nei tre anni precedenti, accondiscendente (per non dire genuflesso) alla politica leghista.
In un primo momento Forza Italia, secondo la antica e consolidata tradizione democristiana, aveva fatto man bassa di incarichi da Assessore e nelle aziende collegate.
Cammin facendo, però, se ne era andata dalla scuderia una dei due consiglieri comunali (cavalla di antica razza democristiana), forse perché non aveva ottenuto ruoli eccellenti; la consigliera era entrata, momentaneamente, in Fratelli d’Italia, per poi finire nella scuderia dei “non so”: una sorta di limbo.
L’altro Consigliere, assurto a nostro parere immeritatamente (non solo a causa degli ultimi eventi) alla carica di Presidente del Consiglio comunale (anch’egli di razza democristiana), non brillava certo nel ruolo di garante della democrazia; talvolta è stato capace di rispolverare il vecchio e desueto armamentario del pericolo comunista, forse preoccupato dell’arrivo dei cosacchi in piazza Dellepiane, per abbeverare i cavalli nella fontana del muto.
La scelta leghista dell’uomo che amava portare la fascia è apparsa a molti, considerati i problemi di Forza Italia, il grido del: “Si salvi chi può!” Retropensiero: “Intanto comincio a salvarmi io”.
Poi è giunta la batosta alessandrina: chissà, forse Sisti avrà provato pentimento, ma ormai tardivamente.
Che Forza Italia, negli ultimi mesi, sia stata insofferente rispetto alla situazione politica dell’ex maggioranza, non era un mistero; non a caso il suo nuovo coordinatore (forse su suggerimento di origine liberale) nel mese di aprile aveva chiesto le dimissioni da Consiglieri comunali di Bertoli & Co.
Poteva essere un tentativo, all’ultima spiaggia, di dare una “scrollata” a ciò che rimaneva della maggioranza per cercare di ricompattarla, poiché, con le dimissioni dei tre, sarebbero entrati in Consiglio altri membri, anche azzurri, che, si sperava, fedeli; in ogni caso gli equilibri all’interno della compagine di Cabella sarebbero cambiati.
Con il senno di poi, si potrebbe leggere l’uscita come quella di colui che “parla a nuora, perché suocera intenda”. Ovvero: la situazione di incertezza non poteva durare a lungo, per cui l’allora Sire Cabella avrebbe dovuto fare qualcosa per salvare capra e cavoli. In realtà Cabella è rimasto sulla sponda del fiume, pecora annessa, in attesa che il nipote facesse qualcosa. Bertoli ed i suoi non si sono dimessi dal Consiglio, dichiarando in modo sibillino di stare riflettendo sulle dimissioni.
Dunque, nel mese di maggio l’ex coordinatore Sisti ha abbandonato Forza Italia; a molti la scelta è parsa una “canibalizzazione” promossa dalla Lega nei confronti del partito azzurro, alla faccia della vantata coalizione dei tempi andati.
Poi, però, è accaduto il patatrac della fuga ingloriosa dal Consiglio comunale, avvenuto nella maniera più irriverente, sfrontata e assurda che si potesse immaginare; difficile, forse impossibile, trovare nella penisola esempi comparabili.
Forza Italia, nel frattempo, ha deciso di rifarsi il look e, per non saper né leggere, né scrivere, ha allestito una nuova sede fisica, fino a quel momento mancante.
Pochi giorni dopo il patatrac, il conducator ha dichiarato, “come se niente fudesse”, che nel futuro l’alleanza tra il suo partito, Fratelli d’Italia e Forza Italia non è in discussione.
Senza ambire alla chiaroveggenza, l’affermazione appare, quanto meno, azzardata.
In un lungo articolo Piero Vernetti, grande vecchio non certo per età, ma per militanza liberale (e non democristiana) prima, poi forzista, a lungo, ininterrottamente, Consigliere comunale (dal 1980 al 2004), nonché Assessore dal 1985 al 1990, mette i puntini sulle “i”.
Scrive infatti parole impietose sulla gestione dell’Amministrazione comunale nei tre anni trascorsi. L’articolo inizia significativamente con la seguente frase: “Quando la maggioranza diventa minoranza e non ha più i voti per governare deve avere il coraggio di prenderne atto e di staccare la spina”.
Sostiene altresì che sarebbe ingiusto scaricare la colpa su Bertoli & Co. (apertura di credito per il Mungitore?), anche se quest’ultimo ha tenuto sulla corda per molto tempo la Giunta Cabella, la quale aveva fatto promesse all’elettorato che, già in origine, sapeva non essere in grado di mantenere. Nella sua disquisizione non risparmia critiche neppure al centro-sinistra, ma le sue parole sembrano maggiormente rivolte all’interno del centro-destra e finalizzate a delineare alcuni spunti per un futuro programma elettorale (almeno di quello azzurro).
Inoltre, propone la candidatura a Sindaco per la coalizione di centro-destra di colui che si potrebbe ritenere il responsabile del disastro politico novese. Come a dire: l’hai voluta la bicicletta?
Però, più che una proposta di candidatura per il conducator, appare un azzoppamento dell’ex cavallo (di antica razza democristiana) dipinto di azzurro (“Povero Re”, direbbe Enzo Iannacci, “e povero anche il cavallo”). Un siluro per l’uomo che amava portare la fascia, candidato Sindaco in pectore della Lega, almeno fino a qualche settimana fa; si tratta di una sorta di veto vernettiano per rimettere insieme la coalizione, oppure per sganciarsi da un imbarazzante recente passato e, forse, anche per tessere nuove alleanze. Si vedrà.
Infine, l’articolo si conclude con il seguente auspicio: “… Ma soprattutto c’è da augurarsi che le feroci polemiche e i brutti attacchi personali di questi giorni lascino il posto a ragionamenti più pacati e a proposte improntate all’efficienza e alla buona amministrazione”.
Come non concordare con quest’ultima considerazione?
Non siamo stati noi
Durante una conferenza stampa, l’ex Sindaco ha sostenuto che non si è dimesso,insieme alla sua truppa, ma è stato mandato a casa. Vero: per rassegnare le dimissioni, come sostenuto da Vernetti, ci vuole coraggio, che non si trova in vendita sulle bancarelle. Verrebbe da pensare che la “fuga ingloriosa” dal Consiglio comunale del 30 giugno nascondesse, inconsciamente, una sorta di appello: “Noi, da soli, non ce la facciamo a dimetterci, dimetteteci voi”. L’ appello è stato raccolto.
Se ne faccia una ragione
L’ex Assessore Accili, e sottolineiamo ex, rilascia interviste da ex, come se non fosse l’attuale, come non fosse successo nulla. Parla del passato per dare colpe a chi c’era prima, del prossimo futuro per accollarsi meriti che non saranno suoi. Non parla di cosa non ha fatto nell’intermezzo. Se ne faccia una ragione non è più Assessore, si è rotto il giocattolo, insieme alla macchina fotografica. Se ne convinca pure l’intervistatore.
Il Malalingua
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