La politica intesa come lotta

Tra rabbia e soddisfazioni, la politica locale prova a riprendere l’azione anche se per ora c’è chi si lecca le ferite e chi invece esulta. La vecchia opposizione, petto in fuori testa alta sorrisi e stretta di mano a go go, passa e spassa tra la fitta folla della via centrale, fermandosi alle capannelli dei tifosi per sentirsi incensati. Mentre la fu maggioranza, sbircia con discrezione.
Naturalmente tutti si nascondono dietro il bene comune; il quale bene comune è l’ultima cosa cheaccomuna le opposte fazioni. Li accomuna sicuramente la propaganda messa in atto per scaricarsi le responsabilità e addossarla al nemico.

E’ difficile che qualcuno di loro faccia una mea culpa, con un’analisi approfondita in un contesto politico, temporale, ponendosi la domanda: cosa è il bene comune e se abbiamo fatto tutto per realizzarlo?
Tempo fa sono state pubblicate le dichiarazioni di un dirigente di una forza politica della dimissionata maggioranza: aveva chiesto le dimissioni dell’ex capogruppo che, formando una nuova formazione, di fatto si poneva in posizione predominante .

Da rilevare che costui era stato determinante per l’affermazione elettorale salvo tacitarlo di tradimento allo scioglimento del consiglio: “incomprensibile il tradimento di Solo Novi”. La realtà, girala come vuoi, rappresenta le due facce della stessa medaglia .

Infierire non serve a niente se non ripetere argomentazione già espresse. Resta la realtà che la politica è diventata un mezzo per motivazioni che difficilmente vanno d’accordo con l’interesse generale. Ciò ha trovato facile sviluppo in un contesto sociale che ha stravolto il concetto stesso di etica morale, onestà e servizio sociale.

D’altronde, la classe politica è lo spettro della società: se allarghiamo il campo nel corollario Regionale e Nazionale ci rendiamo conto che purtroppo questi valori servono come paravento e non differenzia quella locale. E’ un dramma che tutti conosciamo, purtroppo!

Strilliamo contro politici collusi, pieni di privilegi, super pagati e, in questo momento particolare di tensione mondiale che ci sta spingendo verso una economia di lacrime e sangue, le turbolenze aumentano. Ci spaventiamo ma ci adeguiamo.

Alcuni lottano effettivamente per valori di equità, giustizia e contro una deriva etica morale. Ci facciamo condizionare da chi ha il potere non lo vuole perdere, fino a convincerci di tacciarli di tutto il male e incapacità, salvo redimerli se cambiano casacca e continuiamo a fare in modo che nulla cambi.

Emblematica è l’avversione verso il reddito di cittadinanza che quasi all’unisono, nell’azione di convinzione, che i giovani non vogliono lavorare, accontentandosi di quel piccolo reddito. Mentre nella realtà c’è dietro una furiosa guerra per conservare posizioni impositive. Il salario minimo che dovrebbe essere garanzia contro lo sfruttamento, continuamente rinviato mentre sono trent’anni che i salari decrescono del 3% , unico caso nella Comunità Europea. Non così le prebende dei privilegiati, considerati adeguamenti.

Ma siamo un popolo che racchiude l’ingegno di tutte le razze, abituato ad adattarsi con l’arte di arrangiarci da secoli ai soprusi e non ci mettiamo molto a trovare gli adattamenti: il malato di covid, riesce ad assentarsi il più possibile dal lavoro, l’invalido trova l’escamotage per sfuggire ai controlli; chi non ha diritto al reddito di cittadinanza aggirare le regole per averlo, con una combinazione di favori a rendere diventa possibile anche superare un concorso fuori graduatoria.

Da notare che i più avversi al reddito sono i modesti pensionati e i lavoratori, naturalmente con tutti i distinguo. Come! Ho lavorato una vita è prendo una pensione da fame e io che lavoro dalla sera alla mattina, prendo una miseria e questi senza far nulla prendono li pagano e in più lavorano in nero. Naturalmente non dicono che si assentano spesso e volentieri per lavorare anche loro in nero. E su questi sentimenti di meschina miseria umana, fanno leva i furboni che fanno pagare una pizza come se fosse caviale e tengono la residenza all’estero o la sede amministrativa delle società. Fanno sparire con artifici contabili miliardi che, trasferiscono in paradisi fiscali, spolpando il paese di massa circolante impoverendolo. 

Per non tralasciare presidenti ed amministratori delegati, i famosi oligarchi, punte di riferimento delle grandi aziende per lo più a partecipazione statale. Rappresentano, una risorsa inesauribile di attrazione del potere e di transazioni, tutte legali? Anche nelle transazioni legali si determinare conflitti etico morale di convenienza.

Immagine in evidenza: Carlo Arienti (1801 – 1873), La cacciata dell’imperatore Barbarossa da Alessandria

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Francesco Giannattasio

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