È tempo di parlare di Marco Bertoli. Vale a dire di uno dei protagonisti della passata e malamente interrotta stagione amministrativa. Vorrebbero essere considerazioni distaccate, ma ecco che l’occhio cade sulle dichiarazioni di Accili secondo cui il capogruppo di Solo Novi sarebbe traditore, omofobo, razzista, sessista. E, se ciò non bastasse, l’ex vicesindaco lamenta di aver «subìto ben tre emergenze: alluvione, Covid e Bertoli», come un’invasione di cavallette o un’orda di unni.
Siamo alle solite, con la famiglia Addams, e ce ne faremo una ragione. Ciò non toglie che le prossime elezioni amministrative siano vicine e meritino di essere onorate con la necessaria serietà.
Prima di delineare un paio di possibili, e per il momento ipotetici, scenari non sarà inutile fare un bilancio delle iniziative di Bertoli negli ultimi due anni: positivo, senz’altro, a partire dalla decisione di costituire un gruppo autonomo per evitare di essere preso a calci in culo dallo «stratega» della Lega – Perocchio – fino alle dimissioni che hanno finalmente portato alla caduta della giunta di destra in carica. Fin qui tutto bene. Domani si vedrà, tenendo conto che Solo Novi ha acquisito un ruolo non disprezzabile nella vita politica cittadina, e che Marco Bertoli ha accumulato un credito personale che è improbabile venga disperso.
La prima scelta di Bertoli – a dispetto di quel che ha dichiarato a Panorama di Novi – è facile: si presenterà candidato sindaco alle elezioni amministrative del prossimo anno. Ma in seno a una lista autonoma, o l’esponente di Solo Novi si alleerà a qualche altro partito? Vista l’aria che tira, sembra si possa escludere che Lega e Forza Italia mostrino un qualche interesse per un simile progetto, ma forse potrebbe farsi avanti FdI. Con quali vantaggi ? FdI sembra avere il favore dei sondaggi, ma a Novi e in realtà quasi ovunque è un partito povero di quadri intermedi e di esponenti capaci di governare.
Marco Bertoli potrebbe essere l’uomo giusto per conseguire un risultato positivo, conquistando un posto per il ballottaggio. Ballottaggio, va da sé, da cui sarebbero esclusi gli onorati membri della famiglia Addams, sepolti dalla propria imbarazzante inettitudine, e oggi neppur buoni per il brodo. Questo scenario, tuttavia, avrebbe un difetto: la sua forza è anche la sua debolezza. Perché giungere al ballottaggio sarebbe un successo straordinario, per Bertoli e per FdI, ma porrebbe la questione se sia possibile che uno schieramento di destra lacerato e soprattutto incanaglito da rapporti personali così deteriorati, potrebbe convergere al secondo turno su un esponente che è ormai ritenuto troppo divisivo ed etichettato cortesemente come «traditore», «Giuda» e quant’altro di pessimo e obbrobrioso.
C’è poi un secondo scenario. Bertoli, con la sua sola lista civica, sgomita per arrivare al ballottaggio. I voti li deve pescare soprattutto nel bacino del centrodestra: se ne prende abbastanza se la giocherà al secondo turno con il candidato, probabilmente, del centrosinistra. Bertoli, però, riuscirà in questo caso a far confluire sul suo nome i voti di un Perocchio (quello con gli occhiali scuri), di un Dolcino (occorrerà chiedere al suo cagnolino), di un gentleman come Accili? È poco probabile, ma giungere secondo significherebbe comunque la garanzia di avere un futuro politico.Il gioco potrebbe farsi più interessante nel caso, Dio non voglia, che al ballottaggio la spuntino i pur incerottati forzaleghisti, in uno scontro finale dal sapore antico, destra contro sinistra. Bertoli cosa farà? Darà indicazioni di voto a favore di Perocchio e della sua corte di nani e ballerine? In questo caso, Solo Novi e il suo esponente di punta sarebbero cancellati per sempre dalla geografia politica.
Naturalmente, in questo quadro ipotetico e ampiamente incompleto, ci sono un convitato di pietra e le circostanze mutevoli di questa impressionante mezza estate. Il primo è semplicemente il centrosinistra, a Novi; le circostanze mutevoli sono rappresentate invece dall’incredibile fine del governo di Mario Draghi e dalle elezioni nazionali a settembre. Il PD, innanzitutto, deve stabilire quale attitudine usare nei confronti di Bertoli: un esponente di destra, certo, e oppositore storico delle giunte di sinistra per oltre vent’anni. Ma una persona seria e oggettivamente alleato nella fase del crepuscolo della misera amministrazione a trazione leghista. La questione non si limita alle sole parole da usarsi nei confronti di Bertoli – Rocchino Muliere ha già trovato quelle giuste in una recente intervista – ma implica anche la natura del messaggio politico che si intende proporre: non soltanto il nome del futuro candidato del centrosinistra ma anche il percorso di rinnovamento che dovrebbe interpretare la nuova fase. Poiché la sconfitta del 2019 non può essere superata da una pur comprensibile volontà di rivincita.
Aspetti, peraltro, che devono essere collocati nell’ambito di una situazione nazionale e internazionale che si è messa a correre. E qui tutti, e forse soprattutto Marco Bertoli, dovranno decidere da che parte stare. Perché è di questo che si tratta: stare dalla parte di un progetto europeista, saldamente ancorato ai valori occidentali, alleato di Washington, pronto a difendere l’Ucraina dall’aggressione russa oppure il suo contrario. Un governo nazionale di populisti e sovranisti – Lega, FdI e Forza Italia – in che direzione andrebbe ? Che credibilità avrebbe, e quali pericoli comporterebbe, un ministro degli Interni tenuto per le orecchie dai servizi segreti di Mosca? Non esiste una libera repubblichetta novese, e fra qualche tempo suonerà la campana delle scelte decisive.
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