Qualcosa non quadra

Idolatrare una personalità, riconoscendogli capacità soprannaturali, è sicuramente un atteggiamento da autocrazia, dove i leader vengono osannati, indipendentemente dal gradimento su effettive e comprovate capacità da statista, fino a incensarlo come un divino. Può avvenire per i fanatici che hanno una mistificazione del culto, ma per la maggior parte avviene sopratutto per timore di azioni di rieducazione, ben note, e di cui penso non sia necessario elencarne le conseguenze.

Il nostro paese in passato non eccessivamente lontano, rispetto alla storia, ha già vissuto l’esperienza di idolatrare il premier e, inizialmente si cominciò a rieducare i dissidenti con l’olio di ricino, per arrivare, alla fine a versare lacrime e sangue. Milioni di morti, la perdita di territori e la vergogna delle leggi razziali che ancora oggi rappresentano una macchia indelebile per un paese considerato la culla della civiltà e sede della cristianità
Eppure questa recente parte di storia dovrebbe farci riflettere del pericolo di osannare un uomo oltre il lecito, sopratutto se costui è all’apice del potere. Sembra che la natura umana tende a ritornare alle caratteristiche del branco e come il branco ha bisogno di una guida forte e autorevole .

Assume un comportamento che lascia perplessi come se incapace di politiche progressiste, avverte il bisogno dell’uomo forte che possa imporre un determinato percorso. Sordo alle esperienze passate, assiste inerme alle forzature delle rigide regole costituzionali, sopratutto sulla divisione dei poteri tra l’esecutivo e il legislativo. 

Non si spiegherebbe altrimenti che una parte fondamentale del nostro ceto politico, sostenuto a spada tratta, da tutta l’informazione, con qualche esigua eccezione, e da preseudi opinionisti in reboanti tal show, incensano il personaggio, ritenendolo indispensabile alla guida del governo, con delle argomentazioni che rasentano la farsa e strappandosi le vesti per lesa maestà .

Il fatto più preoccupante che una di queste forze politiche è l’evoluzione di quella sinistra che, ha fatto le proprie ragioni democratiche in netto contrasto con l’apologia dell’uomo della provvidenza e caratterizzata da un netto distinguo  verso la destra , inseguendola verso un liberismo sfrenato, perdendo la propria anima.  Quest’ultima, non ha mai rinnegato del tutto i riferimenti e certi atteggiamenti imperativi. 
Se ci vantiamo di appartenere al mondo libero , libero perché abbiamo un sistema repubblicano democratico, dovremo essere conseguenti ai principi che questa forma di governo comporta e in questi principi non c’è posto per il super uomo per acclamazione.

Esistono delle norme costituzionali con le quale si eleggono quelli che devono governarci senza aggiramenti di comodo e senza nascondersi dietro il paravento  di stato di necessità, Un artefice con il quale si nasconde di tutto e di più, tranne fare l’interesse nazionale.

Quando una maggioranza governativa viene meno perdendo la fiducia, o esaurisce la ragione d’essere , si deve ritornare al voto, senza frapporre eccezione come tirare in ballo governi: dei migliori, dei tecnici, di unità e altri espedienti che servono soltanto a drogare il sistema e farlo diventare una ammucchiata inefficace , ”un’ammuina,” dove le responsabilità sono di tutti e quindi di nessuno, facile preda di personaggi nostalgici di passata esperienze.

Quando un cittadino viene presentato agli elettori e viene eletto, per quale ragione viene considerato da altri, eletti come loro: incompetente, scappato di casa, deriso o altri epigrafi di cattivo gusto. Questo contribuisce a far perdere prestigio alle istituzione , al Paese e disaffezione gli elettori. Rafforza la convinzione che l’uomo forte è indispensabile per porre fine al marasma e in un contesto assimilato al calcio mercato . ci prepariamo incautamente a scivolare nell’imponderabile.

Se vogliamo che vengono eletti individui eccellenti, bisogna creare delle norme di selezione che consentono agli elettori di poterli scegliere e non creare delle liste bloccate per aggirarne la scelta e garantirsi la rielezione.

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Francesco Giannattasio

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