L’altro giorno Il Moscone ha comunicato che il 7% degli elettori novesi voterà all’estero. Non sarò fra di loro, ma semplicemente per il fatto che il mio ultimo comune di residenza, prima di trasferirmi in Norvegia, fosse Gavi anzichè Novi.
Qui in Norvegia ho avviato un blog non diverso dal Moscone, chiamato “La Scandinavia” per il quale ho intervistato diversi esponenti politici candidati nella circoscrizione Estero e tutti sono d’accordo sul fatto che il voto all’estero vada riformato. Perchè? In breve, è enormemente a rischio in termini di irregolarità e integrità, tanto che durante l’ultima legislatura il senatore eletto in Sudamerica, Adriano Cario, è stato dichiarato decaduto poiché molte schede votate con la sua preferenza erano caratterizzate dalla stessa calligrafia.
E partiamo proprio qui, dalle preferenze: è uno dei pochi elementi positivi dell’esperienza che ho avuto modo di vivere oggi, all’arrivo del mio plico elettorale. Non ho mai amato i listini bloccati e, una volta tanto, è stato piacevole poter personalizzare la propria scelta. Degna di menzione anche la lista di candidati allegata al plico e un foglio di istruzioni piuttosto semplice da seguire. Nel plico vi era anche una scheda bianca anonima, un tagliando elettorale con un codice univoco da posizionare all’esterno (che verrà poi eliminato al momento della collezione della busta per non renderla identificabile) e una busta preaffrancata.
Passiamo così ai punti dolenti: il primo è la rappresentanza. La Circoscrizione Europa conta 3 deputati e 1 senatore a fronte di 3 milioni di elettori (cresciuti di circa 500mila unità rispetto al 2013), eletti con un sistema che virtualmente sarebbe proporzionale, ma che di fatto per il Senato si trasforma in maggioritario. Per fare un paragone, un Senatore eletto in un collegio uninominale Italiano rappresenta qualche centinaio di migliaia di elettori (nel 2018, il collegio di Alessandria al Senato era composto da 378.000 elettori, ora con il taglio dovrebbe aumentare), si tratta di un rapporto di circa 10 a 1 che lede il diritto di rappresentanza. Vero è che molti degli Italiani residenti all’estero dispongono anche del passaporto del paese di residenza e possono votare per i propri rappresentanti nel parlamento nazionale di riferimento, riducendo in parte questo gap.
Poi c’è il metodo di consegna della busta: cosa può andare storto? Può andare smarrita, e in questo caso bisogna richiedere un duplicato ai servizi consolari di riferimento, oppure può essere rubata da qualche malintenzionato. Ci sono state testimonianze di personaggi vicini alla malavita organizzata, specie in Germania, determinati a trovare le schede elettorali degli Italiani direttamente nelle buche delle lettere, per poter indirizzare i voti a proprio piacimento.
Poi la lettera deve essermi consegnata, ma non esiste nessuna garanzia che possa arrivare direttamente a me: i consolati potrebbero non aver aggiornato gli indirizzi dei residenti, oppure potrebbero esserci disguidi nelle operazioni di consegna. Quante volte vi è capitato di ricevere la posta dei vicini, o che a loro fosse recapitata la vostra? In questo modo, la mia padrona di casa avrebbe potuto ricevere la scheda elettorale al posto mio.
Curiosamente, la busta era indirizzata a Enrico Spitzer Varrecchione: probabilmente l’ambasciata voleva assicurarsi che venisse consegnata alla persona giusta, aggiungendo il cognome di mia moglie al mio (tra l’altro Enrico Spitzer suona davvero bene!), però qui sta un’altro paradosso, ovvero quello che io avrei potuto far votare mia moglie (che, fra le altre cose, non è cittadina Italiana) al posto mio. Il che sarebbe perfetto, perchè il voto per interposta persona è legale in molti paesi e potrebbe risolvere il problema dei fuorisede, ma di certo non garantisce neanche in questo caso l’integrità del voto.
E dopo? Dopo, il mio voto è nelle preziose mani dei postini di Posten (per quanto concerne il territorio norvegese) e di Poste Italiane una volta arrivate nello stivale e smistate fra Milano, Firenze e Bologna dove saranno scrutinate le schede Europee. E non esiste modo di sapere se il mio voto sarà regolarmente conteggiato dal Ministero dell’Interno o se giacerà nella casella postale del supermercato a cui l’ho consegnata (sì, qui la posta è gestita dai supermercati) fino alla fine dei tempi.
Come risolverlo? Le proposte che ho sentito sono tutte molto interessanti e non è escluso che non si possano adottare contemporaneamente. C’è chi vorrebbe rimuovere l’automazione del voto all’estero per ridurre i costi dei plichi spediti agli astenuti: al momento lo status automatico è del voto nella circoscrizione estera, ma se avessi voluto (e avuto tempo), avrei potuto richiedere all’anagrafe di votare a Gavi come ho fatto in passato.
Le opzioni online vanno dal voto elettronico (che al momento è parte di un progetto pilota per le elezioni dei Comites, i consigli di cittadini all’estero) alla possibilità di scaricare la scheda tramite Spid (un po’ come si era fatto con il Green Pass). Le opzioni più tradizionali sono il voto in un seggio allestito al consolato, come avviene già per le elezioni Europee o la tracciabilità della scheda dal momento della sua partenza alla consegna alle autorità Italiane.
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