“Per quello che riguarda noi, continueremo semplicemente a chiedere e a operare perché venga applicata la prima parte della 194, relativa alla prevenzione, e per dare alle donne che lo volessero una possibilità di scelta diversa da quella – troppo spesso obbligata – dell’aborto”. Abile e astuta Giorgia-in-my-mind, che così si è espressa dopo la sentenza della Suprema Corte Americana, avversa alla Roe vs. Wade, la storica sentenza del 1973 che aveva definito in base la XIV° emendamento (diritto alla privacy) il diritto della donna a decidere sul proprio destino riproduttivo come diritto federale.
Dichiarazione un po’ ambigua; sembrerebbe ad una lettura poco attenta che in Italia l’aborto sia obbligatorio. Invece spesso al contrario non è così semplice per la donna usufruire di questo diritto, sia per l’interruzione di gravidanza come la regola la 194, ma soprattutto per quanto invece riguarda il cosiddetto aborto terapeutico oltre i tre mesi; i numeri dell’obiezione di coscienza sono ormai sotto gli occhi di tutti e inducono a cattivi pensieri sulla loro genuinità.
Ma dice una cosa che dovrebbe farci riflettere: continueremo semplicemente a chiedere e a operare perché venga applicata la prima parte della 194. Parole sacrosante, certo, anche se è lecito dubitare della loro innocenza e essere certi invece della loro strumentalità. Ricordiamoci sempre quello che è successo negli USA. I diritti acquisiti non sono intoccabili.
Per brevità invito a leggere gli articoli 2 e 5 della legge 194, quelli cui si riferisce Giorgia-in-my-mind e che parlano del percorso di accompagnamento della donna che ha deciso di interrompere la gravidanza. I sedicenti pro-life da sempre chiedono di introdurre nei consultori familiari loro rappresentanti per dissuadere la donna ad abortire il cui diritto di autodeterminarsi resta sempre il cardine della legge 194. Ricordo per inciso che la regione Piemonte su iniziativa dell’assessore Maurizio Marrone (FI), oltre aver inserito associazioni anti abortiste nei consultori, sulla cui formazione professionale si nutrono forti dubbi, ha istituito un fondo di 400.000 destinato ad associazioni antiabortiste. Se una donna gravida si presenterà in un consultorio per essere seguita in gravidanza non riceverà nulla; chi si presenterà in un Centro per la Vita (CAV) dicendo di voler abortire riceverà un bonus una tantum di 4000€, rinuncerà all’aborto e vedrà risolti tutti i suoi problemi. Questo succederà; difficile trovare un aggettivo adatto.
Il problema è che i consultori, istituiti con legge dello stato, la 405/1975, sono stati boicottati fin dalla loro fondazione da buona parte della nostra politica, sia per motivi ideologici (I consultori sono degli abortifici! Orribile neologismo), che per puro e semplice disinteresse.
I Consultori Familiari hanno rappresentato per la sanità italiana una profonda trasformazione dell’approccio ai problemi della salute riproduttiva della donna, della sessualità, della contraccezione, dell’accompagnamento al parto e all’attuazione della legge 194, degli screening oncologici e delle malattie sessualmente trasmissibili con una organizzazione multidisciplinare, collegata a altri servizi territoriali,. garantendo la gratuità di tutti i servizi collegati alla gravidanza e al parto.
Quale è la situazione attuale? Fonte ISS (anni 2018/2019): 1 consultorio ogni 35.000 abitanti contro 1 ogni 20.000 previsto dalla legge: 1 ogni 10.000 zone rurali e 1 ogni 25.000 nelle zone urbane
Il 4% dei consultori ha le 8 figure professionali previste dalla legge, il 21% 6/7 figure insufficienti; il 45% 4/5 figure insufficienti; il 7% non ha fornito dati. Lo stesso rapporto evidenzia come siano disomogenei la presenza di consulenti specialisti e gli orari di apertura tra regione e regione.
Certo Giorgia Meloni non poteva dire “via la 194”, ma un diritto come quello all’interruzione di gravidanza può essere reso di difficile fruizione con mille artifici senza abolire la legge come ha fatto la sentenza della Corte Suprema americana. Questo voleva dire Giorgia non certo aiutare la donna nel suo percorso di scelta.
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