Possiamo parlare anche dei temi divisivi?

Forse Il Moscone può diventare una palestra aperta alla discussioni di quei temi, negletti dalla nostra politica, etichettati come divisivi, quindi da evitare? Se non discutiamo di temi divisivi, di cosa parliamo? Mark Twain diceva: “Se la pensassimo tutti alla stessa maniera, come potremmo scommettere sui cavalli?”

D’altronde sui banchi del Liceo ci hanno insegnato che spesso la conoscenza procede per un processo dialettico che trova una sintesi tra tesi diverse se non opposte, o per intuizioni geniali che sovvertono un mondo ritenuto immutabile, Einstein ad esempio, o per correzione di errori che sono stati il fondamento di paradigmi sui quali si è formato il pensiero umano per secoli, vedi Copernico e Galileo.

Quindi la le idee “divisive” come progresso della conoscenza altro che ostacolo.
Sto parlando di quei diritti individuali, innati e intangibili come quelli definiti nella Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino del 1798 o dalla Dichiarazione dei Diritti della Virginia del 1776, che parlavano di libertà e dignità umana e ribaditi da Costituzioni trans-nazionali ( Oviedo , Nizza,Istambul ) e dalla nostra Carta

Molto spesso si è parlato di questi diritti complessi, ambigui a volte, in maniera strumentale e superficiale. Ad esempio il concetto di dignità è utilizzato dai sostenitori dell’eutanasia in difesa della dignità di una vita afflitta da sofferenze inutili, senza scopo e senza speranza, come dai suoi negatori che sostengono che la vita quale essa sia è sempre degna di essere vissuta, come i Cattolici, in quanto dono di Dio e non disponibile per l’uomo.
Senza dimenticare le critiche degli utilitaristi (non-sense su dei trampoli, li definiva Bentham e di ostacolo alla ricerca di una felicità come assenza o riduzione del dolore la più diffusa possibile; non si possono confondere i desideri benchè legittimi e giusti con i diritti) e di Marx, che l’intendeva come espressione dell’individualismo tipico della società borghese.

Alcuni di questi diritti sono stati riconosciuti ma abbiamo confuso la loro acquisizione con la loro intangibilità. La recente sentenza della Corte Suprema USA Dobbs vs. Jackson 2022, 24 giugno avversa alla Roe vs. Wade, 22 gennaio 1973 che aveva riconosciuto alla donna il diritto al controllo sul proprio corpo e sulle sue prerogative riproduttive in base al XIV° Emendamento come diritto “ federale” quindi esteso a tutta la nazione ha dimostrato che acquisito non è sinonimo di intangibile; ciò impone una continua vigilanza e attenzione non dando per scontato nulla. Potremmo parlare degli effetti possibili della Dobbs vs. Jackson sulla vita delle donne americane, ma non è questo il momento e il luogo.

Il crescere della bioetica e l’introduzione del concetto di autodeterminazione del paziente in ambito medico, hanno riportato alla ribalta questi temi, che nel nostro paese hanno spesso un andamento carsico, legato per lo più a fatti di cronaca; scorrono silenti per anni poi esplodono violentemente in superficie, creando forti tensioni morali, come per l’aborto, e forti contrapposizioni politiche e filosofiche inconciliabili. Hugo Tristam Engelharddefinì l’Occidente una terra di “Stranieri morali” senza possibilità di dialogo tra loro. A questo porta continuare a bollare come “divisivi” questi temi.

Sono di questi giorni la nuova auto-denuncia di Marco Cappato per aiuto al suicidio e il caso, l’ennesimo in poche anni, del bambino inglese per il quale i medici hanno chiesto la sospensione delle cure, trovando l’opposizione dei genitori, opposizione che si comprende per i sentimenti forti che casi simili smuovono. (Per chi vuole in rete sono disponibili le due sentenze, Alta Corte di Giustizia di Londra e Corte dei Lords sul caso A.E precedente a quest’ultimo e simile).

Dobbiamo continuare con i viaggi in Svizzera, girare la testa davanti a storie di ordinaria sofferenza, o spingere il Parlamento a legiferare in materia, seguendo l’invito dalla Corte Costituzionale con l’ordinanza del 24 ottobre 1918 nel giudizio di legittimità costituzionale dell’art. 580 del codice penale, promosso dalla Corte di assise di Milano nel caso Cappato/DJ Fabo?

Come fa rilevare la Corte nelle nostra carta (Art. 2, 3, e 32) e nel nostro ordinamento giuridico ci sono già i presupposti per legiferare a favore dell’eutanasia.

Mi piacerebbe chiedere ai nostri concittadini: quanti sono stati informati dal medico curante che in Italia c’è una legge, 22 dicembre 2017, n°129 o legge Lenzi che regola il consenso informato alle terapie e la possibilità di redigere le DAT, o Disposizioni Anticipate di Trattamento, il cosiddetto Testamento Biologico? Quanti sanno che presso il Municipio di Novi esiste un Ufficio dove è possibile depositare e custodire le DAT? Quanti sanno che le DAT poso essere redatte presso uno Studio Notarile? Quanti sanno che la legge n.38/2010 Disposizioni per garantire l’accesso alle Cure Palliative e alla terapia del dolore”e la legge 129 prima citata, in condizioni date, garantiscono l’accesso alla Sedazioni Palliativa Profonda Continua? Inoltre la nostra ASL ha predisposto la modulistica richiesta dalla stessa legge 129 per la pianificazione condivisa delle cure, che è il vero architrave per la realizzazione di un consenso informato vero, non ridotto ad un semplice atto burocratico?

Poi c’è anche molto d’altro; è possibile aprire una canale di dialogo e informazione su questi e altri argomenti che secondo me hanno dignità di apparire durante una campagna elettorale?.

Tiziana Borra, Giacomo Orlando, Maurizio Prato. Consulta di Bioetica Onlus

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