Secondo appuntamento con le interviste ad alcuni dei candidati alle elezioni del 25 settembre. Oggi siamo andati a porre le nostre 10 domande a Maria Rita Rossa, candidata al Senato della Repubblica nel collegio uninominale Piemonte 02.
Maria Rita Rossa, 56 anni, è insegnante di Italiano, Latino e Storia presso il Liceo Saluzzo-Plana di Alessandria. Sin da giovane è impegnata come militante per la sinistra nei movimenti studenteschi per poi approdare all’esperienza del Consiglio comunale di Alessandria negli anni ’90, in Provincia come assessore nel 2005 e come vice presidente nel 2009. E’ stata anche Sindaco di Alessandria dal 2012 al 2017 e presidente della provincia dal 2014 al 2017.
Veniamo alle domande:
- Perché hai deciso di candidarti?
Mi sono candidata ripartendo dalla passione di una competizione che ha come obiettivo il futuro del nostro Paese ma anche il suo presente, se pensiamo al disagio, all’incertezza e alle paure di molti. È un impegno che condivido con le candidate e i candidati del Partito Democratico ed è questo obiettivo comune e condiviso il miglior modo di sentirsi collettività. Vorrei andare in Parlamento, al Senato della Repubblica, con lo sguardo di questi ultimi anni, una prospettiva alimentata dal punto di vista della mia professione. La cultura, le politiche educative, di promozione e sostegno sociale, la difesa del lavoro stabile e di qualità e i diritti ad esso collegati sono gli ambiti che sento vicini ai bisogni di crescita e sviluppo dei nostri giovani, delle nostre città e dei nostri territori. La valorizzazione delle energie che le nostre province hanno nelle attività commerciali, produttive e ricreative è un altro tassello importante del mio sentire così come la tutela del benessere e della salute dei cittadini e delle cittadine, grandi e meno grandi. Vorrei essere la voce dei nostri territori. Luoghi che hanno bisogno di presenze, là dove si decide, in Parlamento.
- Quali sono secondo te i principali problemi che il nuovo governo dovrà affrontare?
Le bollette delle utenze di aziende e famiglie, già oggi, registrano aumenti insostenibili. Il caro bollette e il caro energia sono emergenze da affrontare con la massima urgenza e determinazione. Occorre fissare un tetto al prezzo del gas a livello europeo e un regime di prezzi amministrati a livello italiano. Occorre inoltre separare il prezzo dell’energia prodotta dal gas da quella prodotta da fonti rinnovabili. Bisogna raddoppiare il credito d’imposta e predisporre una manovra sulla restituzione dei fondi covid per le imprese in difficoltà. Parallelamente vanno sperimentate formule di risparmio energetico e di produzione di energia. I cantieri fermi, molti per i problemi legati al 110, sono lo specchio di una crisi che circola in modo preoccupante, i rincari di materie prime e di generi di necessità cominciano a far capolino tra i problemi quotidiani delle persone, il rischio di una tassazione che non garantisce una redistribuzione equa delle risorse ricade sulla tenuta dei servizi pubblici. Il lavoro, lo sviluppo, le politiche di contrasto alla povertà, un piano di valorizzazione della sanità pubblica, accessibile e di qualità, saranno elementi di cui l’esecutivo dovrà farsi carico. La sicurezza e l’autonomia del Paese dovranno far parte dell’agenda del governo. Non meno importante è la dimensione europea dei nostri rapporti internazionali e la gestione efficace del PNRR. Senza politiche e piani d’azione su queste emergenze sarà difficile affrontare tutto ciò di cui ha bisogno l’Italia: dall’attenzione ai pensionati alle politiche per i giovani, per la scuola e i saperi, dall’ambiente ai piani di sviluppo economico.
- Gli italiani possono aspettarsi che dalle urne esca una compagine di governo stabile?
Non potrà esserci un pareggio nella situazione data, per questo occorre fare la scelta giusta per il Paese. Se vincerà la destra le politiche di sviluppo, di promozione dell’autonomia delle persone, di equità e giustizia sociale saranno accantonate a favore di una visione che impoverirà l’Italia, una visione che la renderà più chiusa e la ripiomberà indietro di decenni. Solo pochi esempi: che ne sarà delle politiche sulla promozione dei diritti civili, cosa capiterà a leggi come la 194, che ne sarà della difesa della dimensione pubblica della sanità, della scuola o della cultura? Non affermo ciò per un approccio puramente ideologico ma perché presto molta attenzione alle proposte e alle parole della destra. Rifarsi a uomini come Orban che afferma una visione di società oscurantista, nella quale le donne che studiano sono un problema, come egli ha detto recentemente, o bollare come devianze alcuni aspetti che riguardano le scelte individuali, gli orientamenti affettivi e sessuali o la responsabilità individuale su temi sensibili che appartengono alla sfera privata sono la dimostrazione più evidente del pericolo che corriamo. A questo aggiungo che la tassa piatta lineare (flat tax), che la destra propone, oltre che essere ispirata ad un principio di diseguaglianza (chi guadagna milioni di euro paga la stessa percentuale di chi ha guadagni medi o medio-bassi, esprimibili in decine di migliaia di euro) rischia di creare non pochi disequilibri economici e di determinare la crisi dei servizi pubblici per mancanza di redistribuzione delle risorse. Infine, ma non ultimo, la dimensione europea e la credibilità internazionale che sarebbero messe in crisi per le note posizioni antieuropeiste, per non parlare dei rapporti filorussi di parte della destra.
- Molti Italiani sono preoccupati per le radici storiche del partito di Giorgia Meloni. Secondo te il tema dell’antifascismo è ancora attuale oppure sono altri i problemi che sta attraversando il paese?
I problemi del Paese e i valori dell’antifascismo si tengono insieme: senza il secondo non si possono risolvere i primi. Non penso ad un ritorno del fez o dei sabati fascisti ma la visione di una società più chiusa che isola gli individui e li educa all’idea che il respiro europeo sia un problema; una società che nega anziché concedere e aprirsi al dialogo fra sensibilità e culture; l’idea di un Paese fondato sul reddito in luogo del lavoro; la prospettiva del pensiero unico di chi invita a credere acriticamente in un leader o di chi si dichiara pronta a tracciare la via che altri devono seguire, in una sorta di annichilimento della partecipazione attiva e critica mi spaventa. Con questa visione tenteranno di cambiare la Costituzione e noi dobbiamo impedirlo perché essa o è antifascista o non è.
- Quali sono secondo te le riforme più importanti che il futuro governo dovrebbe avviare per affrontare le maggiori urgenze del paese?
Una grande riforma della scuola che valorizzi i saperi, che riconosca il valore dei docenti attraverso il contratto, che metta un tetto al numero degli allievi per classe e che realizzi le infrastrutture necessarie per garantire il pari accesso all’istruzione pubblica. Parto da questa riforma perché essa è propedeutica a tutte le altre. Senza istruzione di qualità non c’è sviluppo economico e sociale. Non meno urgente è una riforma della fiscalità, un fisco più equo è quello che non grava sulle imprese, sulle attività e sulle libere professioni a tal punto da assorbire in tasse una percentuale considerevole di guadagno. Parimenti riterrei importante una semplificazione degli obblighi burocratici che ormai soffocano con obblighi sempre più stringenti cittadini, attività e ambiti professionali.
- Se sarai eletto, quali sono i temi del nostro territorio che porterai a Roma, e che cosa da Roma riporterai qui?
Sarebbe lungo elencarli tutti. L’esperienza di Sindaco mi permette di conoscere da vicino quali sono le esigenze del territorio e della amministrazioni locali. Occorre spostare risorse verso le periferie, partendo dalla mobilità e dallo sviluppo logistico. Serve la “cura del ferro” potenziando il trasporto su rotaia rispetto a quello su gomma. Importante sarà andare verso la riqualificazione delle strade periferiche per raggiungere i centri città. Quindi, è necessario rappresentare le ragioni del territorio in relazione alla realizzazione di grandi opere che dovranno portare lavoro e sviluppo. Ad esempio migliorando i collegamenti ferroviari sulla direttrice sud e est, garantendo risorse per l’ammodernamento infrastrutturale, per la riqualificazione delle zone in crisi del nostro territorio e per la difesa del lavoro e degli insediamenti produttivi.
Fondamentale il diritto alla salute anche per le periferie. Occorre garantire l’accessibilità al trasporto pubblico ai residenti delle periferie che, lontani dai centri abitati, hanno difficoltà a raggiungere presidi sanitari. Sempre in tema di salute, occorre sccrescere il fondo per le assunzioni di medici e infermieri per garantire a chiunque il diritto alla salute e abbattere le liste d’attesa.
- Ad ogni elezione, sono sempre meno gli italiani che si recano alle urne. Quali i motivi secondo te, e quali le soluzioni?
La politica deve tornare a essere il campo utile delle scelte concrete, le persone hanno bisogno di risposte, di scelte chiare e leggibili, di parole coerenti con i comportamenti. La partecipazione ai processi decisionali è fondamentale. Spesso la politica è ritenuta un peso, un ambito ristretto che adotta linguaggi non attraenti. La politica non è una professione, è afflato, è passione civica e va resa accessibile.
8. Tra sovranismo e europeismo cosa butti giù dalla torre?
L’Europa è l’orizzonte della nostra cittadinanza, è il respiro largo di cui ha bisogno il nostro presente e il nostro futuro. Senza una dimensione europea forte, coesa, solidale non possiamo reggere il confronto internazionale.
- C’è chi propone di realizzare cimiteri per i feti derivanti da aborto apponendo il nome della madre sulla lapide senza il suo consenso. In alcune Regioni il 90% dei medici nelle strutture pubbliche è obiettore rispetto alla legge 194. Andiamo verso una revisione e/o riduzione di quanto stabilito nel 1978 dalla legge sulla interruzione volontaria di gravidanza? Che posizione hai su questo tema?
Queste proposte sono aberranti, questo è il fascismo eterno di cui parla Eco nel suo libro. Io sono nettamente convinta che la 194 vada difesa, occorre respingere tutti i tentativi che, mascherati sotto la richiesta di piena realizzazione della legge, minano alle fondamenta il principio di scelta libera e responsabile della donna. Credo sia necessario garantire nelle strutture pubbliche che i medici debbano esserci e garantire le donne in questo diritto. Se la 194 è legge dello Stato ciò lo si deve all’impegno delle donne, di donne portatrici di visioni differenti, espressioni di parti anche molto diverse fra loro. La forza delle donne nella storia del nostro Paese in molti frangenti ha fatto la differenza, anche nelle urne.
- Reddito di cittadinanza. Va bene così, va eliminato o va modificato?
Togliere una misura di intervento per contrastare la povertà derivante da mancanza di occupazione sarebbe sbagliato e il salario minimo va in questa direzione. Tuttavia ciò che va creato è lavoro stabile e di qualità perché l’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro. Il lavoro è dignità e dimensione sociale, è realizzazione dell’individuo, non possiamo dimenticarlo.
Intervista precedente:
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Un commento su “Verso le elezioni: 10 domande a Rita Rossa”
Comments are closed.
Alla signora intervistata farei altre due domande, essenziale chiarimento alle domande n. 6 e 7 (la prima, non la 8 che viene indicata come 7 per un evidente refuso).
domanda 6a – lei resta una strenua tifosa del TAV Merci a suo tempo approvato ad IMPREGILO quando era di proprietà Gavio, e della guerra dichiarata da lei stessa portata avanti nei suoi vari ruoli istituzionali contro i cittadini che cercavano di opporsi al progetto medesimo, e come si pone di fronte alle autorizzazioni da lei concesse a cave e discariche pericolose per l’ambiente della nostra provincia, nelle medesime vesti istituzionali? In tema ambientale, come si opporrà all’inceneritore che anche il suo partito voleva realizzare a Novi, senza alcuna opposizione da parte sua, prima di un cambio diametrale di posizione?
Domanda 7a – alla luce dei suoi comportamenti precedenti, perchè mai si dovrebbe credere adesso alle sue promesse? non crede che la mancanza di credibilità sia la causa dell’astensionismo specie tra elettori che credevano e credono nei solidi ideali di sinistra?