Simone Tedeschi, ex capogruppo in consiglio comunale dei “Democratici per Novi”, già assessore con i sindaci Robbiano e Muliere, è stato il primo coordinatore cittadino del Partito Democratico a Novi, tenendolo a battesimo.
Il suo è uno dei nomi più accreditati, assieme a quello dell’ex Sindaco Muliere, come candidato sindaco per il centro sinistra alle prossime elezioni amministrative.
Classe 1980, Tedeschi è laureato in filosofia ed insegnante del Liceo Peano a Tortona, nonché editore con Epokè. È un profondo conoscitore del Pd, della sua storia e delle sue dinamiche: nel 2018 ha dato alle stampe il libro dal titolo “Il Partito Democratico. Origine, organizzazione e identità”. Lo abbiamo intervistato parlando della crisi del Pd, delle future elezioni amministrative novesi e della nostra città.
Partiamo da una valutazione generale sulle Elezioni politiche e sulla situazione del PD.
Le ultime elezioni hanno ribadito le grandi difficoltà che sta attraversando il Pd. Non si tratta semplicemente di una sconfitta elettorale, ma di una crisi d’identità. Purtroppo, non è una specificità italiana, ma un male condiviso con tutti i Partiti Social Democratici in Europa. L’idea semplice di allargare benefici e opportunità della globalizzazione al maggior numero di persone possibile (che ha guidato la sinistra europea dagli anni ’90 in avanti), oggi non basta più. Ci vuole una nuova visione generale in grado di intercettare i bisogni dei più deboli, soprattutto di chi vive lontano dai grandi centri. Non ci sono ricette pronte all’uso, ma spero che il prossimo Congresso ponga al centro della discussione questi temi.
Veniamo ai temi locali. Che giudizio dai della esperienza amministrativa della giunta Cabella?
Com’è noto, il mio giudizio è molto negativo. L’amministrazione Cabella ha preso scelte sbagliate sul piano politico, si è dimostrata inadeguata sul piano tecnico, ma soprattutto ha abbandonato la Città. La Lega ha visto “nemici” in chiunque osasse sollevare obiezioni e Cabella ha lasciato la Città da sola di fronte alle sfide tremende che abbiamo vissuto negli ultimi anni a partire dalla pandemia. Lascia un’eredità pesante: la rottura dei rapporti tra i novesi e le istituzioni che dovrebbero rappresentarli. Chiunque vinca le prossime elezioni dovrà ripartire da lì: dalla necessità di ricucire i rapporti con la società novese.
Cosa vi ha insegnato stare all’opposizione?
Spero che ci abbia insegnato a essere più umili, ad ascoltare di più. Quando si amministra, a volte, è difficile distinguere le critiche che ti vengono fatte in modo sincero da quelle che nascondono invece secondi fini. Pressati dalla necessità di prendere decisioni, si corre il rischio di chiudersi. Spero che restare all’opposizione ci abbia insegnato ad evitare questo rischio: si possono vincere le elezioni anche per un solo voto, ma per amministrare una Città complessa come Novi c’è bisogno di costruire un consenso molto più largo, a volte essendo anche capaci di fare un passo indietro rispetto alle nostre convinzioni o alla nostra visione politica. Mi rendo conto che queste cose sono facili da dire e più difficili da mettere in pratica, però è una direzione che dobbiamo intraprendere a partire dalla costruzione del progetto per le prossime elezioni amministrative.
A proposito di amministrative, i “20 per Novi” hanno dichiarato di essere diventati grandi e in sostanza, di aver deciso di andare a vivere da soli. Cosa pensi di questa scelta?
È una scelta che non condivido, ma che va trattata con rispetto. Il rapporto con loro non va interrotto. Sono una forza con una chiara ispirazione di centro-sinistra nei valori e spero che nei prossimi mesi ci sia spazio per riavvicinarsi. Questo non è il momento delle divisioni, ma di lavorare insieme pensando ai problemi concreti della Città.
La coalizione ha perso un pezzo, potrebbe però acquisirne altri? Il Pd deve parlare con i 5 stelle, con Calenda, con Italia Viva, oppure può limitarsi alla coalizione attuale, orfana dei 20?
Proprio per le regioni che dicevo prima, sono convinto che sia fondamentale parlare con tutte le forze possibili a partire dal Movimento 5 Stelle, con cui abbiamo condiviso un cammino all’opposizione, e dal Terzo Polo. Non si tratta di accogliere qualcuno in un’alleanza che già c’è, ma di provare a costruire insieme qualcosa di nuovo, un patto per Novi che guardi alle forze vive della nostra comunità, non alle tessere di partito. Dobbiamo rispettare la storia di ciascuno, ma essere capaci di guardare al futuro: cambiamenti climatici, salute, diseguaglianze sociali, innovazione tecnologica ci pongono di fronte a sfide nuove. Per affrontarle, la prossima Amministrazione dovrà essere capace di amministrare l’ordinario (dal bilancio al decoro urbano) con serietà e trasparenza e contemporaneamente avere una visione di lungo periodo, aiutando la Città a unirsi attorno ad obiettivi condivisi e inclusivi.
L’iniziativa di “public speaking” che avete organizzato prima al circolo Ilva e poi alla festa dell’Unità ha ottenuto una significativa partecipazione dei cittadini. Al contrario, i comizi elettorali sono stati poco partecipati. Il vostro popolo chiede maggiore partecipazione e ascolto?
Certo. Non è solo “il nostro popolo” ma un’esigenza di tutta la comunità. La politica oggi ha un senso se si mette al servizio della società creando connessioni e ricostruendo uno spazio di confronto che oggi tende a perdersi. Ecco perché, nel percorso verso le prossime elezioni, il dialogo tra i partiti è solo un pezzo. Dobbiamo parlare anche con la Città in tutte le sue espressioni: associazioni, imprese, quartieri, scuole, ecc. È innanzitutto con loro e per loro che dobbiamo costruire il patto per Novi di cui parlavo. Come ricordavi, questa estate abbiamo mosso un primo passo con le iniziative del primo agosto e del tre settembre. La campagna per le elezioni politiche ci ha rallentato, ma nei prossimi giorni presenteremo un percorso di ascolto e approfondimento che nelle nostre intenzioni sarà aperto a chiunque voglia aiutarci.
Quindi un lavoro sul programma. Quali sono secondo te tre problemi della nostra Città, e tre punti di forza?
Lo sviluppo del territorio non si fa per decreto, ma l’Amministrazione comunale deve avere chiari gli indirizzi di fondo che la guidino nelle singole scelte. Ecco perché un programma semplice e chiaro è determinante. I problemi sono molti: il decoro urbano, la sicurezza, la crisi del commercio in centro storico, la crescita delle diseguaglianze sociali, solo per citare i principali. Dopo le divisioni di questi anni, la prossima Amministrazione avrà la responsabilità di aiutare i novesi a unirsi su obiettivi comuni. Come suggeriva la tua domanda, occorre partire valorizzando i nostri punti di forza. I principali a mio giudizio restano la collocazione geografica, che ci pone al centro di un territorio ricco di opportunità e va sfrutta a pieno (penso al tema della logistica, al turismo, ma anche alla mobilità delle persone e ai collegamenti con Torino, Genova e Milano); la forza del tessuto industriale e in particolare la crescita del settore agroalimentare (che proprio in questi giorni ha ricevuto conferma dall’allargamento della Campari e dalla vendita della Pernigotti); la forza del nostro tessuto sociale, fatto di associazioni (culturali, sportive, di volontariato), di servizi sociali e legati alla salute, di scuole la cui qualità è riconosciuta a livello nazionale. Questo “capitale sociale” va coltivato, da qui potremo trovare la forza per trasformare in opportunità i cambiamenti epocali che stiamo attraversando.
Coalizione, programma, candidato sindaco. Cosa viene prima?
Il tema del candidato Sindaco è importante perché le idee camminano sulle gambe delle persone, ma secondo me viene dopo. Dobbiamo costruire una coalizione più larga possibile su un programma semplice e capace di interpretare i bisogni della Città. Solo a quel punto, insieme e con pari dignità di tutta la coalizione (voglio sottolinearlo), dovremo individuare le persone che meglio lo interpretano, il candidato Sindaco, ma non solo. Mai come in questo caso sarà importante proporsi con una squadra di governo, almeno per i ruoli principali.
Il nome del candidato Sindaco può essere scelto attraverso le primarie, o è meglio cercare un nome frutto di un accordo tra le varie componenti della coalizione?
Credo che una discussione a priori tra chi dice “primarie a prescindere” e chi dice “primarie mai” non interessi molto. Se la coalizione troverà un accordo sul candidato sarà un bene, altrimenti ritengo che le primarie possano essere utili. Sono uno strumento democratico e lineare per scegliere i candidati, proprio a Novi abbiamo dimostrato che si possono fare senza creare divisioni, ma anzi con uno spirito costruttivo. Il Pd le ha proposte alla coalizione e anche su questo la coalizione deciderà.
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