La notizia è della scorsa settimana: i costi per la realizzazione della tangenzialina e della rotatoria di piazza XX settembre sono lievitati, nella misura di circa dieci milioni di euro in più. In verità, la notizia non giunge nuova: già nell’aprile scorso, l’allora Assessore ai Lavori pubblici, conosciuto anche come selfie-man, aveva paventato un simile scenario, aggiungendo mestamente di essere in attesa del progetto – in particolare di quello della tangenzialina – da parte di RFI (Rete Ferroviaria Italia), la quale lo avrebbe dovuto consegnare fin dal gennaio 2020.
Aspettando RFI – come Vladimiro (insieme ad Estragone) nell’opera teatrale “Aspettando Godot” – l’allora Assessore si era posizionato sotto un albero (forse quello all’ingresso di uno dei sottopassi esistenti, come illustra la fotografia di apertura) ad attendere pazientemente. Le foglie dell’albero sono cadute in autunno, si sono rigenerate nella bella stagione, sono trascorsi mesi ed anni, ma Godot-Rfi non arrivava.
Non è dato sapere come l’Assessore si sia impegnato per sollecitare RFI dopo il gennaio 2020; i progetti infine, a differenza di Godot, sono arrivati con quasi tre anni di ritardo e con costi più elevati.
Certo è che la responsabilità del ritardo è di RFI, e, di conseguenza, anche l’aumento dei costi.
Non si vuole asserire che, per sollecitare l’azienda ferroviaria, l’allora Assessore avesse dovuto praticare lo sciopero della fame di pannelliana memoria, neppure che avesse dovuto legarsi, con catene ben solide, ai cancelli dell’azienda ferroviaria, ma, considerata la sua propensione ai selfie (chissà se li ha raccolti tutti in un album di famiglia), avrebbe potuto farsi un autoscatto davanti ai sottopassi di San Bovo, meglio quando allagati, immergendovisi con tanto di stivaloni. Avrebbe poi potuto ingrandire la foto, facendola stampare in un mega manifesto “6×3” (come quello relativo alla questione dei pacchi natalizi) per “urlare” che Rfi, come Godot, non arrivava, ed evidenziarne le grandi responsabilità.
Invece, sostando sotto quell’albero, come nell’opera teatrale, non ha fatto che ripetere – anche quando non era più Assessore (senza aver metabolizzato la dipartita) – “siamo in attesa del progetto di RFI”. Ora la novella è arrivata e, purtroppo, non è affatto lieta.
Pur essendo stata l’attesa piuttosto lunga, al momento non si segnalano selfie di disperazione.
Si ricorda invece che l’allora Assessore, aspettando RFI, si era dato alla caccia di cacche canine (con tradizionale selfie), anche se tale ricerca non era di sua competenza: ma faceva tanto “immagine”, così come l’autoscatto nel corso delle asfaltature stradali, quasi esse fossero una assoluta novità in quel di Novi. Non risultano, invece, selfie davanti al catafalco, di sua realizzazione, in via Paolo da Novi, diventato nel frattempo ricettacolo di rifiuti, e lasciato generosamente in eredità ai novesi.
Si ripete, nuovamente, che la responsabilità dell’aumento dei costi deve essere addebitata ai ritardi generati da RFI, ma, politicamente, quella che fu la Giunta Cabella e l’allora Assessore ai Lavori pubblici non possono chiamarsi fuori.
È lapalissiana, infatti, la carenza di iniziative (malgrado le numerose sollecitazioni operate dai cattivi dell’opposizione) sul tema del passaggio della nuova ferrovia e sulle opere compensative inerenti; si rammenta che l’allora Sindaco, tra i primi atti del suo mandato, si era recato a Roma da RFI per chiedere il ripristino dello Shunt, che avrebbe tagliato fuori lo Scalo di San Bovo, anche se, anni dopo, l’Assessore competente si era ravveduto, dichiarando l’importanza della infrastruttura ferroviaria.
Se la cosiddetta “tangenzialina” fosse stata prioritariamente una scelta dell’allora Giunta Cabella, si sarebbe dimostrata con forza la sensibilità ai temi ambientali della passata amministrazione, in quanto il sovrappasso eliminerebbe (quante volte si è ripetuto l’abbiamo ripetuto …) il traffico di scorrimento in città, portando considerevole beneficio all’aria respirata dai novesi. E, forse, si sarebbe evitato di “donare” gli ormai famosi cinque milioni ad Alessandria. Invece, l’allora maggioranza litigava tra chi voleva – il suddetto Assessore – un Museo del Cioccolato in via Girardengo e chi voleva – il Mungitor cortese – l’Hdemia enogastronomica in piazza del Maneggio. Era necessario far presto, e così, come si dice, tra i due litiganti il terzo gode, e Alessandria ha goduto alla grande.
Al termine della querelle, i quattrini recuperati dalla trattativa – con Novi che ha fatto la parte dello spettatore, senza rivendicare il proprio ruolo – sono stati destinati al recupero della Cavallerizza; si sottolinea invece che, avendo le idee chiare su come destinare il denaro, si sarebbe potuto cercare di coinvolgere investitori privati, indirizzando i proventi derivanti dalle compensazioni del Terzo valico ad altre iniziative, magari su temi ambientali.
E che dire dei fondi del PNRR, ovvero dei denari stanziati per la ripresa economica dall’Unione Europea? Potevano forse essere richiesti per la “tangenzialina”? Parrebbe proprio di sì. Se anche – lo si ripete all’infinito – la responsabilità dei ritardi deriva da RFI, ciò non toglie che si sarebbe potuto, se l’allora Amministrazione comunale fosse stata intraprendente, inoltrare una richiesta dei suddetti fondi in sinergia con RFI, in modo da coprire la parte di quattrini che sarebbe venuta a mancare a causa dell’aumento dei costi, causati anche dalla pandemia.
Già pare di udire la solita, magica frase: “Perché quella richiesta non l’hanno fatta loro?”. Dove “loro”, in questo caso, deve intendersi RFI.Potrebbe esserci un fondo di verità nella affermazione, ma se la sensibilità ai temi dell’ambiente e dello sviluppo dell’allora Giuntafosse stata forte ed autentica, un’iniziativa politica nei confronti di RFI per chiedere di inserire l’opera nel PNRR, a nostro parere, doveva essere promossa con decisione.
Non si dica che il Comune non aveva poteri in merito (come già dichiarato in altre circostanze, si legga il caso Pernigotti). L’iniziativa dell’allora Giunta Cabella poteva e doveva essere politica (politica, questa sconosciuta …), con la mobilitazione di tutte le istituzioni, ad ogni livello: Provincia, Regione, Parlamento, Governo. Solo in questi termini si poteva pensare di ottenere un risultato, magari coinvolgendo anche l’opposizione, che più volte aveva sollecitato, inascoltata (si può dire?) una qualche iniziativa sul tema. Invece la Giunta Cabella, seguendo il motto “chi fa da sé, fa per tre”, ha atteso, pazientemente, RFI. La notizia, brutta, è arrivata con quasi tre anni di ritardo e ora bisognerà correre ai ripari.
Tari in ritardo
A proposito di ritardi. I novesi, per il 2023, continueranno a pagare la tassa rifiuti in base alla metratura del proprio alloggio, mentre i tortonesi pagheranno la tassa in base a tre elementi: numero dei componenti della famiglia, metri quadrati dell’alloggio, numero di svuotamenti del rifiuto secco/indifferenziato conferito nel corso dell’anno. Ovvero: chi differenzia i rifiuti correttamente paga di meno, chi non lo fa paga di più.
Come mai esiste questa differenza tra Novi e Tortona? Eppure, entrambe le città fanno parte dello stesso Consorzio, il CSR (Consorzio Servizi Rifiuti), conferiscono i rifiuti nelle stesse discariche di SRT (Società di Trattamento Rifiuti), che la stessa Società, Gestione Ambiente, raccoglie davanti alle case dei cittadini a Tortona, come a Novi, e consegna alla stessa SRT.
Si svela il “busillis”. Nel 2019 le nuove Amministrazioni, legittimamente elette (meditate, gente, meditate), avevano stabilito di rinviare, su proposta del Sindaco di Tortona, pedissequamente seguito da quello di Novi, la raccolta differenziata porta a porta spinta. Tortona però, successivamente, aveva stabilito di applicare il programma, mentre Novi “aveva traccheggiato” a lungo, perché la raccolta differenziata spinta era stata proposta da “quelli che c’erano prima, ante 2019”; ed infatti la completa realizzazione del programma è avvenuta nello scorso mese di gennaio, con almeno due anni di ritardo.
Tuttavia, oggi Tortona ha le condizioni per partire con la cosiddetta tariffa puntuale, mentre Novi è rimasta al palo; e si può affermare per responsabilità di “quelli che c’erano prima, post 2019”.
Addirittura, si era sentito dire che nell’allora maggioranza di Cabella c’era chi non voleva sentir parlare di tariffa puntuale (cioè equilibrata secondo il conferimento di rifiuto indifferenziato delle famiglie), chi si dilettava nel dichiarare “perché non l’avete fatta voi che c’eravate prima” e chi prometteva riduzioni della tariffa a futura memoria, a condizione che Novi ospitasse il termovalorizzatore (nonostante la solenne bocciatura di tale proposta in Consiglio comunale).
Ed allora si può affermare che la responsabilità politica ed amministrativa in merito alla tassa rifiuti per il 2023 cade proprio su “quelli che c’erano prima, post 2019”.
Come diceva Totò: “e io pago”.
Il Malalingua
Nota a margine. Si noti la differenza tra la frase scritta in corsivo “quelli che c’erano prima, ante 2019” e la stessa frase scritta in grassetto, “post 2019”. La prima versione è riferita a chi governava il Comune di Novi prima di quell’anno, mentre la seconda si riferisce a chi avrebbe dovuto governarlo dal 2019, ma poi caduto (si può dire drammaticamente?) il 30 giugno ultimo scorso.
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Un commento su “Aspettando Rfi”
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L’insipienza del breve regno spinettese è sotto gli occhi di tutti. Ma per amor di verità, peraltro, va detto che la scelta dell’allora assessore provinciale di stornare i fondi già stanziati per il progetto già approvato di completamento della tangenziale da pozzolo verso il casello autostradale di Novi Ligure a favore della costruzione della cosiddetta Giovi Ter, di fatto una strada di cantiere per il TAV Terzo Valico si è rivelata disastrosa. Quella strada di cantiere andava finanziata da cociv coi sette miliardi pubblici avuti senza gara d’appalto (sarebbe bastato usare le centinaia di milioni risparmiati da cociv grazie al cambio di progetto che ha eliminato lo shunt di raccordo con la linea per Alessandria), e la tangenziale oggi sarebbe completata da anni.
Non serve lo scaricabarile elettoralistico. Altrimenti sarà sempre un rimpallo e un continuo “colpa di chi c’era prima”. Novi ha bisogno di guardare avanti senza farsi manovrare dall’esterno. Fatti concreti, e verità.