La carità pelosa

Come d’abitudine, il sabato mattina lo dedico al contatto con gli amici, di solito ci si trova davanti al famoso bar Carletto. Un posto caratteristico che a ragione può definirsi la vetrina della città. Un
paio di lustri fa un anonimo pittore, rappresentò gli attori intenti a animate discussioni, quasi sempre di origine politiche e sportive e lo intitolò: “il pensatoio“ (vedi foto).
Attualmente purtroppo alcuni dei migliori non sono più con noi, ma il numero dei presenti è sempre numeroso e le argomentazioni folcloristiche vivaci e comunque interessanti.


Questo sabato mentre passavo davanti all’edicola di viale Saffi, sono stato attratto dalla locandina della Stampa di Torino che pubblicizzava: “quest’anno il premio De Lucca sarà assegnato al Sindaco di Gavi”.
Di per sé la notizia di questo riconoscimento non mi suscita interesse, sia per la scarsa conoscenza delle personalità meritevoli del premio sia per la logica con cui vengono selezionati.
E qui scatta il nesso di causalità che mi spinge a queste deduzione che sono riconducibili a un muto comportamento di cui sono stato testimone: da una telefonata a uno degli attori, il sabato precedente, all’angolo del pensatoio, si percepisce la notizia: gli viene comunicato che gli verrebbe assegnato il premio Delucca.
Tale soggetto, meritevole, svolge una raccolta fondi che viene assegnata agli enti che si prodigano a dare sollievo a chi si trova in condizione “difficili”. Lo fa in modo discreto, delicato, sussurrato. Accettare il premio , avrebbe dato all’azione amplificazione, minando lo spirito di altruismo e di riservatezza.
Una volta “gridata” ( con Manzoniano significato), avrebbe offuscato l’essenza stessa della genuinità dell’azione di solidarietà verso chi è particolarmente bisognoso, consentendo di fraintendere in una carità ”pelosa”, mutando l’atto di sensibilità che rende unici la generosità se non addirittura magica,
facendoci riscoprire un aspetto della dimensione umana.
Naturalmente è un’opinione che ritengo legittima porre all’attenzione del lettore, il quale altrettanto legittimamente ne potrà trarne le proprie deduzioni.
La riflessione è molto sottile: fare una carità “pelosa” può essere indicatore di erogazioni e concessioni in apparenza caritatevoli, ma in realtà utilizzata per un proprio fine.
L’episodio che motiva questo aggettivo – come rilevato da Wikipedia – risalirebbe a un aneddoto storico: il capo normanno Guglielmo il bastardo nel 1600, chiese l’appoggio del papa, Alessandro II per conquistare il trono d’Inghilterra su cui era seduto il Sassone Araldo. Il pontefice gli inviò lo stendardo di San Pietro da esibire in battaglia e alcuni peli della barba del Santo.
Guglielmo vinse e ricompensò il pontefice con notevoli cessioni alla chiesa oltremanica.
Comunque sia: la solidarietà è genuina se è silenziosa, altrimenti si può prestare alle interpretazioni di cui chiunque, legittimamente, può darne propria interpretazione. importante è la coerenza tra ciò che si fa e ciò che si ritiene essere giusto fare .
Per la cronaca il premio Delucca , si riferisce al noto panificio all’inizio di via Girardengo, fondato dal padre dei fratelli Chiappuzzo, il famoso notaio e il famosissimo prof. ortopedico, presumibilmente negli anni cinquanta, quindi ceduto al loro lavorante Luciano Delucca, abile artigiano che ne ha saputo
farne una bottega molto apprezzata e stimata, un vanto per le eccellenze cittadine da cui è nato il premio solidarietà alla di lui memoria.
A tutti i migliori auguri per un Santo Natale e un felice anno nuovo

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Francesco Giannattasio

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