Oramai non passa giorno che non si assista ad un attacco concentrico contro il reddito di cittadinanza. Non ci è stato risparmiato nemmeno il periodo natalizio che per la sacralità religiosa e da tradizione rappresenta: serenità, generosità, bontà e solidarietà mentre si istigano tutt’altri sentimenti. Sembra che togliere il reddito sia una missione per le attuali forze di governo, perfino la galoppante svalutazione, conseguente a una demenziale guerra, che in breve tempo ha assorbito una cifra esorbitante dei nostri risparmi (circa 50 miliardi).
Una tale concentrazione di attacchi, è perlomeno sospetta per un obiettivo così miserevole, che si vuole raggiungere, non è invece che si vuole colpire la forza politica che lo ha realizzato, minandone la credibilità e quindi l’ascesa continua al consenso ? Considerando che anche nelle forze di opposizione non se ne nasconde l’avversità.
Senza voler entrare nello specifico dell’opportunità di un sistema che vuole essere di contrasto alla povertà, elargendo un sussidio per far fronte alle necessità primarie della vita, ma guardando oltre l’orizzonte della comune miseria, si analizzano altre cause che possono apparire non direttamente attinenti ma offrono un nesso di causalità a dei comportamenti propagandistici sconcertati per la miserevole l’insistenza sui casi di malversazione specifici.
C’è anche un’altra spiegazione che vuole tenere in ombra delle problematiche? Sono problematiche, molto ma molto più gravi e dirompenti per il bilancio statale e soprattutto della giustizia sociale come la silente e strisciante privatizzazione della sanità che diventa sempre più onerosa per le famiglie; la riduzione dei fondi alla scuola con le conseguenze che produce; l’attenuazione del contrasto alla corruzione con tutta una serie di provvedimenti ad hoc che rendono problematica l’azione giudiziaria e soprattutto il folle impiego, in mille rivoli, dei fondi europei Pnrr, senza parlare della difesa ad oltranza dei privilegi di casta, e del cancro dell’evasione fiscale.
La guerra al reddito di cittadinanza è un falso problema che abilmente viene strumentalizzato per tenere in soggezione la parte più debole economicamente e non solo la popolazione dal ceto medio basso . La classica guerra tra i poveri. “il Paradiso dei ricchi è lastricato dalla disperazione dei poveri”. Come potrebbero i ricchi mantenere la posizione se non ci fossero i poveri?
Il problema è vecchio come il mondo, ma in Italia lo si è creato volutamente e politicamente. Risale dall’inizio dell’annessione del regno delle due Sicilie, saccheggiato dalle sue ricchezze, smantellando e trasferendo al nord l’industria pesante, comportandosi da invasori, anziché da liberatori come la storia vuole farci credere. Creando un’infinità di problemi che il tempo e la classe politica non ha saputo o voluto risolvere, favorendo lo sviluppo del paese a due velocità e sistema di vita diversi che stanno cominciando a dimostrarsi inconciliabili.
Il reddito poteva essere, se lo si proiettava in prospettiva temporale, un modo per consentire al Paese un sistema, articolato, di solidarietà costruttivo per accompagnarlo verso una effettiva unificazione economica, come avviene in altre nazioni a noi vicine..
Purtroppo prevale l’egoismo che è intrinseco e latente nella natura umana per abolirlo miseramente : basta sollecitare ad arte per farlo emergere in tutta la sua virulenza . Ci si dimentica di tutto , la miseria dell’altro non conta, viene percepita come una minaccia al nostro stesso benessere se poi c’è di mezzo il consenso elettorale , qualche residuo dubbio viene prontamente represso .
Purtroppo, il nuovo anno che si appresta a cominciare il suo corso, presenta delle funeste avvisaglie che non invitano all’ottimismo : la parte più debole economicamente peggiorerà le condizioni di vita , avvicinandosi sempre di più verso la povertà e l’indigenza, mentre per la parte più agiata ci sono le premesse per un consolidamento della posizione.
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