L’Italia è un paese sempre in movimento. Non mi riferisco però alla sua capacità di agire, inventare, innovare, ma purtroppo ai movimenti franosi. In Italia al momento ci sono 620.503 movimenti franosi in atto. Il nostro è un paese giovane dal punto di vista geologico, con due grandi catene montuose che lo attraversano, e con una notevole sismicità. Per questo una frana, in Italia, è un evento fin troppo comune.
Il problema è che, seppure si sappia molto bene dove sono i processi franosi, dove siano le zone di rischio, finisce spesso che ai piedi di una frana ci siano case, abitazioni, alberghi, scuole. Finisce spesso quindi in tragedia, come successo a Casamicciola. Quello che è successo lì non era semplicemente prevedibile, ma anzi era ampiamente previsto.
Ma è un problema che interessa solo Ischia, isola vulcanica? È un problema che interessa solo alcune zone del nostro paese?
Purtroppo si. Le mappe predisposte dall’aspra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) ci dicono che tutta l’Italia è a rischio frane, esclusa la pianura Padana, dove è invece alto il rischio alluvioni ed esondazioni.
In Piemonte, le frane censite sono 37.793. Ce lo dice il Gis (sistema informativo geografico ) predisposto dall’Ispra e consultabile on line sulla piattaforma italiana sul dissesto idrogeologico all’indirizzo https://idrogeo.isprambiente.it/app/
I dati sono chiari, matematici e crudi: 1.303.666 persone abitano in una zona classificata a rischio frane, e 6.818.375 persone abitano in una zona a rischio alluvione. L’8,3% del territorio italiano è in zona classificata a rischio elevato, o molto elevato, di frane. Peggio ancora per il rischio alluvione: il 15,4% del territorio è in zona a rischio elevato o molto elevato.
Dati simili per il nostro Piemonte: l’1,8% delle popolazione vive in zona ad alto rischio frane, il 6,4% in zona ad alto rischio alluvione.
E dalle nostre parti? Senza andare troppo indietro nel tempo, dal maggio scorso la provinciale 147 della Val Borbera è interrotta da una frana che ha mosso 5 milioni di metri cubi di roccia, isolando l’alta valle dal resto della Provincia. Il Gis dell’Ispra mostra anche in queste zone centinaia di puntini rossi che rappresentano i movimenti franosi in atto (vedi foto di apertura).
La legge impone a tutti i comuni di dotarsi di un paio regolatore generale (PRG) che deve recepire il documento sul rischio idrogeologico, e il tutto deve essere obbligatoriamente pubblicato sul sito internet del comune. A Novi Ligure, ad esempio, tutti i dati sono pubblicati all’indirizzo http://serviziweb.comune.noviligure.al.it/novi2010/login.asp
Ma non tutti i comuni, nonostante l’obbligo di legge, si sono dotati di un paio regolatore. In Sicilia, per citare il dato più clamoroso, il 92% dei comuni non lo ha. Anche ad Ischia, dove è successo il disastro di Casamicciola, il piano regolatore latita.
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