Il Politeama di Genova, gremito di spettatori per la messa in scena de “Il malato immaginario” di Molière per la regia di Guglielmo Ferro il 19 e 20 gennaio, applaude con entusiasmo e ammirazione il comico Emilio Solfrizzi, alias il suo Argante, e tutta la compagnia che con grande maestria riesce a dipingere una serie di ruoli che ne caratterizzano l’opera buffa: da Argante, il protagonista, uomo pavido e ipocondriaco che ha bisogno di continui clisteri per depurarsi, a Tonietta, la serva che tesse le fila della commedia con razionalità e destrezza ad Angelica, dolce fanciulla innamorata di Cleante, ma ferma nelle sue decisioni di non sposare il figlio del dott. Purgone, alla seconda moglie di Argante, donna senza scrupoli che asseconda il marito nelle sue continue richieste di aiuto perché sta male fino al dott. Purgone e seguito, cioè suo figlio Tommasino, promesso sposo ad Angelica.
Sebbene perennemente malato, Argante ha studiato il modo per avere sempre i medici intorno e farsi curare: il “malato immaginario”, ovvero “il malato pazzo”, nell’etimologia della cultura francese del ‘600, è un uomo che ha paura di vivere e così la malattia diventa il suo escamotage per “stare al mondo”, ma anche per avere tutti intorno a sé.
Purghe, clisteri, sciroppi, e altro sono il pane quotidiano per Argante che pur di assicurarsi la presenza costante di un medico a casa, non si pone il problema di far sposare la figlia maggiore Angelica a “Tommasino”, anch’egli medico come il padre, ma giudicato da quest’ultimo un perfetto “imbecille”, brutto, di aspetto quasi ripugnante e oltremodo insignificante. La scelta del regista di vestirlo da pagliaccio ne caratterizza enormemente il personaggio, oltre alla bravura straordinaria dell’attore Luca Massaro che interpreta in modo geniale il personaggio. Ritornando alla figura di Argante, Solfrizzi ha dato luogo ad un malato immaginario diverso da quelli della storia del teatro e del cinema: la sua indiscutibile comicità si mescola con il suo dramma di uomo infelice perché “malato”, e quindi insicuro, incapace di comprendere i più semplici e sinceri sentimenti d’amore, per cui il suo Argante è un personaggio che suscita l’ilarità facendo riflettere; la bravura poi dell’attore si esprime poi nella sua gestualità, ma soprattutto nel lasciare il meritato spazio agli altri attori: Solfrizzi calca il palcoscenico senza mettere in seconda luce gli altri, specialmente il già menzionato Luca Massaro, Lisa Galantini nel ruolo di Tonietta, Viviana Altieri nella parte di Angelica e Antonella Piccolo, alias Belinda che fanno di quest’opera un’opera completa, ricca di comicità, complessa ma rivelatrice di semplici verità: si finge perché non ci si fida di se stessi…
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