Cit, ecco perché il tribunale ha dichiarato il fallimento

L’articolo non può essere breve. In sintesi, se non avete voglia di leggere tutto, il Cit è fallito perché non ha rispettato quanto scritto nel piano di rientro presentato al tribunale. Nè il Cit guidato da Silvio Mazzarello, né Trotta Bus, hanno ottemperato a quanto da loro stessi progettato e promesso, e quindi la procedura non poteva che concludersi così come è finita. 

Ma vediamo cosa si evince dalla sentenza emessa dal tribunale fallimentare di Alessandria. 

Tutto comincia con l’istanza di fallimento, depositata a maggio del 2021. Da questa istanza di fallimento  il Cit cercò di salvarsi con una richiesta di concordato preventivo, (depositata a giugno) cioè una procedura prevista per le imprese in difficoltà finanziaria, ma ancora in grado di riprendersi. In sostanza, il concordato preventivo è un accordo tra l’impresa e i suoi creditori che stabilisce una ristrutturazione del debito e un piano di ristrutturazione aziendale.

silvio mazzarello
silvio mazzarello

Il piano di ristrutturazione aziendale viene  presentato a gennaio dello scorso anno, e viene ritenuto ammissibile prima dal tribunale, e poi dai creditori. 
Il piano prevedeva una serie di impegni per il Cit e per Trotta, la società romana di trasporti che ha acquistato per circa 150mila euro l’85% della società. Non è chiaro, però, se ad oggi quella cifra sia stata effettivamente versata, o solo promessa. 

A Novembre l’atto più pesante:  il tribunale non concede l’omologa del piano di ristrutturazione. 
L’omologa è l’atto con cui il giudice conferma l’approvazione del piano di ristrutturazione aziendale e dei piani di pagamento dei creditori, e quindi  conferisce al piano di concordato preventivo la forza esecutiva, il che significa che il piano diventa obbligatorio per tutte le parti coinvolte nella procedura.

Ma perché il tribunale ha negato l’omologa? Perché, semplicemente, quanto scritto sul piano di ristrutturazione  non è stato realizzato. 

Innanzitutto, i ricavi sono stati inferiori  di oltre mezzo milione di euro rispetto a quanto il Cit ha previsto. Il costo del lavoro, che in base al piano doveva scendere, in realtà è salito di 100mila euro, così come erano saliti di 120mila euro gli oneri. 
In sostanza, gli impegni presi dal Cit sono stati  disattesi, e a questo si deve aggiungere che il comune nel frattempo, per opera del commissario Ponta, ha comunicato al tribunale la possibilità di revoca della concessione  del parcheggio del movicentro
In sostanza il Comune ha fatto presente che il posteggio sotterraneo di fronte alla stazione è il suo, e se la fideiussione che il comune ha emesso a favore del Cit viene escussa, il Movicentro esce dalla procedura. 

Alla posizione del tribunale contraria all’omologa, il Cit ha risposto spiegando che i mancati adempimenti sarebbe dovuti a diversi fattori, tra cui il commissariamento del comune di Novi, che avrebbe rallentato l’ingresso di Trotta. 
L’acquisto di  10 nuovi Bus da parte di Trotta – annunciato dall’Ad di Cit Silvio Mazzarello ai giornali – non c’e stato. C’è stato invece il noleggio da parte di Trotta, a Cit, di 5 bus usati. 
L’azienda romana comunque per intervenire – ha comunicato il Cit – attende l’omologa da parte del Tribunale. Qui ci troviamo di fronte ad un gatto che si morde la coda: il Tribunale non dà l’omologa per il mancato rispetto degli impegni da parte di Trotta, e Trotta risponde che non li ha rispettati perché non c’era l’omologa. 
In conclusione, il Tribunale ha verificato  che gli adempimenti previsti dal Piano predisposto da Silvio Mazzarello, Amministratore unico del Cit, non sono stati rispettati. Non si è avverata la riduzione delle spese del personale, che anzi è aumentata; non sono state ridotte le spese per amministratori e sindaci; non sono stati acquisiti da Trotta i 10 nuovi mezzi previsti al fine di incrementare i servizi e i ricavi, né sono stati abbattuti i costi di manutenzione. 
Sul fronte dei mezzi, inoltre, Cit aveva  dichiarato di aver avviato una gara pubblica per l’acquisto. Tale circostanza non era prevista nel Piano di Mazzarello, e doveva essere autorizzata dal Tribunale, cosa non avvenuta. 
Nel piano di Mazzarello il costo del personale doveva scendere del 17%, grazie a contrattazioni sindacali da parte di Trotta. Contrattazioni che non ci sono state, così come le conseguenti riduzioni. 
Il piano prevedeva la riduzione dei compensi degli amministratori pari al 50%. Manco a dirlo, neppure questo impegno è stato mantenuto. 
In sostanza, scrive il tribunale, è dimostrata la “manifesta inettitutine del piano”. Nè gli impegni del Cit, né quelli di Trotta, sono stati mantenuti. La decisione del Tribunale non poteva essere differente. 

Del resto, continuano i segnali di evidenti difficoltà della Trotta a far fronte ai suoi impegni. Solo pochi giorni fa il comune di Roma ha revocato alla società romana l’appalto  da quasi un miliardo di euro per gestire il servizio di trasporto nel territorio periferico di Roma Capitale. 

E la politica?

In questa vicenda, non si possono tacere le pesanti responsabilità politiche. Silvio Mazzarello era stato posto alla guida del Cit da parte dell’amministrazione leghista di Novi, e in particolare da Giacomo Perocchio, che dal sindaco Cabella (che è anche suo nonno) aveva ricevuto la specifica delega per i rapporti con il Cit. Dopo mesi di proclami in cui si vantavano di aver salvato il Cit, dalle parti della Lega è sceso il silenzio sull’argomento dopo la notizia del fallimento. Un silenzio che diventa sempre più imbarazzante, dopo le motivazioni espresse dal Tribunale.

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