Nella riunione del centro-destra tenutasi la scorsa settimana, è stata consumata la separazione – non si sa se consensuale o se sono volati gli stracci- tra Fratelli d’Italia ed il resto del centro-destra novese.
Le “beghe”, che si direbbero “vecchie come il cucco”, risalgono, almeno, a tre anni fa e riguardano l’eterno dualismo tra il nipote dell’ex Sindaco e l’ondivago Mungitore. Insomma Fratelli d’Italia non ha ceduto sulla candidatura di quest’ultimo nella propria lista elettorale.
D’altro canto, gli aderenti a queste due formazioni, proprio come Mimì metallurgico, si sentono feriti nell’onore. Non si dimentichi che era stato proprio il coordinatore di Forza Italia, prima della Caporetto del luglio scorso, a lanciare per primo l’anatema contro il Mungitore, chiedendone pubblicamente le dimissioni dal Consiglio comunale. Anatema nei riguardi del quale l’interessato aveva risposto con marameo, per poi far pendere la bilancia verso la sfiducia a quel che rimaneva della maggioranza. Tra i leghisti, ovvero tra il nipote dell’ex Sindaco ed il Mungitore, è noto non corra buon sangue “fino dai tempi dei garibaldini”, per citare la frase di Ernesto Calindri quando pubblicizzava in Carosello un noto liquore a base di china.
Il logorio era incominciato già il giorno seguente alle elezioni del 2019, allorquando il Mungitore vantava – trotterellando per via Girardengo – di essere stato la mente della vittoria del centro-destra a Novi (obiettivo cui anelava da oltre vent’anni, salterellando come un grillo da una lista all’altra, pur sempre di destra). Forte del risultato ottenuto, voleva passare all’incasso, e senza passare dal via; a sbarrargli la strada aveva trovato l’allora Segretario leghista, nonché nipote dell’allora Sindaco, che, a sua volta, si sentiva vincitore, anzi, il Vero vincitore, forse anche per meriti parentali, in ragione dei quali, forse, aveva “deciso di decidere” tutto lui, lasciando il Mungitore con un palmo di naso. Da qui, frizioni ed incomprensioni.
Se è vero, come diceva Giulio Andreotti, che il potere logora chi non ce l’ha, nel caso in esame si può affermare che l’aforisma andreottiano è stato sostanzialmente rovesciato: il potere ha logorato chi lo aveva ottenuto. Il primato “del vittorioso” era conteso, ma era evidente da che parte pulsava il cuore del nonno, di cui il nipote era anche mentore.
Infatti, già nella formazione della Giunta, e a seguire con le nomine nelle Aziende comunali e dintorni, il nipote del Sindaco ha contato come il sette bello a scopa, mentre il Mungitore, per dirla alla novese, quanto lo sbiragòfu, ovvero come il fante nel gioco del goffo.
Da quel momento è incominciata la guerriglia interna: prima di tutto nella Lega, a cascata dentro la maggioranza. Sostanzialmente ogni questione amministrativa è stata motivo di scontro (come non ricordare, ad esempio, la vicenda della gestione degli impianti sportivi); e a farne le spese è stata la città, fino al precipitare della situazione la scorsa estate.
Dunque, è abbastanza evidente che la diatriba si sia ripresentata anche in questo avvio di campagna elettorale. Da una parte ci sono i leghisti novesi, acciaccati dopo le elezioni politiche, con in testa il nipote dell’ex Sindaco, il quale, benché non più Segretario del partito, sembra perseverare nella battaglia contro il Mungitore, magari per interposta persona; dall’altra Fratelli d’Italia, che vuole mettere a frutto la sua avanzata elettorale di settembre, rivendicando un proprio candidato Sindaco. Forse, gli altri avrebbero potuto acconsentire, provocando un feroce mal di stomaco ai diversi pretendenti leghisti; ma, allo stesso tempo, i Fratelli vogliono decidere, in autonomia, chi inserire nella propria lista elettorale; e ci si riferisce, in particolare, al Mungitore. Come dar loro torto? Ognuno, in casa propria, decide chi invitare a tavola. Tuttavia, pare che i leghisti non ne abbiano proprio voluto sapere del Mungitore … ma questa sarebbe una ingerenza, anzi, il tentativo di minare la sovranità decisionale dei Fratelli.
Per di più, Fratelli d’Italia è a corto di persone da inserire nella propria lista, quindi non può, né voleva rinunciare alla candidatura del Mungitore, e non solo perché il personaggio porterebbe in dono il suo pacchetto di voti, ma perché aiuterebbe, in maniera importante, a rimpolpare la lista elettorale, portando seco qualche candidato, più o meno eccellente, ripescato tra gli “scontenti” dei tre anni trascorsi. Questa mossa provocherebbe un ulteriore mal di stomaco, e non solo ai leghisti.
Fratelli d’Italia, presentandosi sola, e con una lista elettorale composta anche da persone recalcitranti nei confronti della vecchia maggioranza, potrebbe tentare di rifarsi una propria verginità; d’altra parte, nella decaduta Giunta non annoverava alcun rappresentante e in Consiglio comunale contava un unico membro – peraltro fuoriuscito della lista leghista – il quale, al di là della battaglia contro la gestione degli impianti sportivi e dell’ormai celebre dito medio alzato in Consiglio, non è andato.
Non si è certi della totale attendibilità di tutte queste considerazioni, però, sempre citando il Giulio nazionale, “A pensare male si fa peccato, ma spesso si indovina”.
Se il risultato della riunione tenutasi lo scorso fine settimana dovesse rimanere tale, Fratelli d’Italia si presenterebbe divisa da Lega e Forza Italia, cosicché tra questi ultimi si aprirebbe la discussione in merito al candidato Sindaco: c’è da giurare che l’ex Segretario leghista abbia nomi nel carniere.
L’uomo che amava portare la fascia dovrebbe ormai essere fuori dai giochi, avendo abbandonato Forza Italia per la Lega all’ultima curva, quando quest’ultima aveva il vento in poppa; la sua, sarebbe una candidatura difficile da digerire per gli azzurri; ma sul pianerottolo sostano altri leghisti (o presunti tali), in scalpitante attesa.
Come sostenuto sabato scorso, il silenzioso, grande vecchio boschese di Forza Italia, pare abbia qualche asso nella manica (di ambo i sessi) da calare al momento giusto, rivendicando per il suo partito la candidatura a Sindaco. Ironia della sorte, se a designare il candidato Sindaco fosse Forza Italia, questi poteva essere l’uomo che amava portare la fascia, repentinamente traslato nella Lega. Chi lascia la strada vecchia per la nuova…
Il giorno delle elezioni è ancora lontano; si parla di fine maggio, o addirittura, della prima metà di giugno. Forse, per digerire tutti questi “trighi”, al centro destra non è sufficiente il liquore a base di carciofo sempre pubblicizzato anni fa da Ernesto Calindri … che favorirà certamente la digestione ed eliminerà il logorio della vita moderna, ma non quello del centro-destra novese.
Il ritorno di Bastiano
In piazza Dellepiane si è registrata una animata discussione tra Bastiano ed i suoi amici. Questi ultimi sostenevano che, prima o poi, il centro-destra si ricompatterà in una sola coalizione: “Chi lù i gàn sete vite ‘cme i gati”. Alla affermazione, però, il saggio Bastiano ha replicato: “Mi sbaglierò, ma questa volta un la medga mancu ee Medgon daa Crena”.
Dimissionari
Da poche ore circola la notizia delle dimissioni, forse “spintanee”, dell’Amministratore delegato di Gestione Ambiente, Silvio Mazzarello, già Amministratore unico del CIT. Lo si ricorda gaudente sul palco di “Bravissima”, in piazza Pan di Spagna, due estati or sono, nonché immortalato con una bottiglia di raffinato champagne, forse utile a festeggiare l’incarico, ottenuto poco più di un anno fa, in Gestione Ambiente. Su un giornale l’interessato sostiene di aver ricevuto un altro importante incarico… buon brindisi.
Quarta settimana, ossia da trenta giorni circa, dalla dichiarazione di fallimento del CIT, dal centro-destra nessuna nuova: in questo caso, proprio non vale il proverbio “nessuna nuova, buona nuova”.
Il Malalingua
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