Un vecchio proverbio romano recita: “Daje e daje, pure li piccioni se fanno quaie” (1). Nel caso del centrodestra novese, si può affermare che, a forza di fare il tiro al piccione, si sono rotte le uova nel paniere; ma questo non è un proverbio romano, potrebbe essere, invece, una delle usuali battute di Bastiano.
È della scorsa settimana la notizia che la Lega si è definitivamente defilata dalla coalizione di centrodestra (tranquilli, rimane a destra. N.d.R.); ciò, ovviamente, salvo ripensamenti dell’ultima ora, poiché, dopo il lungo letargo del centro destra, ora gli eventi si susseguono veloci, cambiano nell’arco di ventiquattro ore. Il candidato della Lega è nientepopodimenoché il nipote dell’ex Sindaco, nonché ex Segretario del partito. Insomma nella Lega è prevalso l’onore alla ragion di bottega.
Si potrebbe affermare che la Lega ‘d Neuve è coerente con se stessa; la situazione appare come una saga familiare, nella quale i suoi membri sono legati gli uni agli altri da scelte, tradizioni e destini personali. Tradizioni tramandate non già di padre in figlio, ma da nonno a nipote, tanto che la candidatura del nipote dell’ex Sindaco potrebbe essere definita: “Cabella 2, la vendetta”.
Si vocifera che, in caso di (improbabile) vittoria, i leghisti vogliano proclamare la nascita del Principato ‘d Neuve. Chissà se nel programma elettorale ci sarà la proposta di separare la realtà territoriale novese dal resto del mondo … Già si parla di un nuovo conio, il doblone (in vera plastica) della Frascheta, e della reintroduzione del dazio. Si immagini la scena: “Chi siete, cosa portate? Un doblone!”. Lo stemma del Principato, si dice, sarà quello del Comune di Novi, modificato nella scritta “In Novitate Vivam”, alla base dello stesso, con la più attuale e consona all’evento: “Um ghe resta che pianse” (2).
Dunque la Lega, secondo le antiche (si fa per dire) tradizioni novesi, si è assunta la responsabilità di rompere il sodalizio che, faticosamente, nel 2019 il Mungitore aveva rabberciato e di cui qualcuno aveva affermato, fin da subito: “Dura minga, non può durar” (cfr. Ernesto Calindri).Altri sostengono che il sodalizio sia durato fin troppo, anche perché il Mungitoree il nipote dell’ex Sindaco, negli ultimi tre anni, non hanno mai smesso di litigare, pugnal fra i denti.
Se c’è un merito, però, che va riconosciuto ai due contendenti, è la coerenza: infatti, dopo i festeggiamenti per la vittoria del 2019, quando ancora si stavano raccogliendo da terra i tappi dello spumante nostrano (pare che qualcuno, invece, abbia brindato con ostriche e champagne, già prefigurando futuri incarichi), i due hanno iniziato a begare.
Piace immaginare – non se ne vogliano gli interessati – che, da subito, si siano lanciati vicendevolmente i tappi delle bottiglie appena raccolti. E da allora non hanno più smesso, non già di lanciare tappi, ma di litigare (qualche volta, si narra, sono volate persino seggiole). E tutto ciò malgrado i richiami, ripetutamente rivolti ad entrambi, di pensare “al bene supremo” (si ricorda ai più distratti che si tratterebbe del beneper la città e per i novesi, cui dovrebbero tendere i Consiglieri comunali).Eppure, tale nobile ruolo non è parso interessare più di tanto; i due contendenti sembravano tesi a piantare “paletti” pro domo loro (politicamente parlando, sia chiaro).
Per paletti si intendano l’acquisizione di piccole o grandi porzioni di potere (personale), attinto soprattutto nei gangli interni alla macchina comunale e alle aziende collegate, oppure i tentativi (talora andati a segno) di “siluramento” di persone “colluse” con chi aveva governato precedentemente la città, o non allineate con le decisioni in atto. In tutto questo frenetico lavorio il Mungitore, spesso, non è riuscito ad andare in rete (utilizzando un termine calcistico a lui caro) e ciò ha causato il suo incarognirsi sempre più acuto. Non si possono trascurare, inoltre, i vari tentativi di posizionamento nei molteplici aspetti della vita cittadina, dal settore dello Sport a quello della Cultura: anche in queste circostanze si sono manifestate numerose tensioni fra i due contendenti, di cui i lettori ricorderanno le cronache.
Comunque, tra veti incrociati, si è arrivati all’epilogo.Il leit motiv del nipote dell’ex Sindaco è stato: “Se c’è lui, non ci sono io”; poiché il Mungitore non si è mosso di un millimetro, il primo se ne è andato sbattendo la porta.
A quanto pare il divorzio, non certo consensuale, è avvenuto dopo che i Fratelli casalesi hanno proposto la candidatura a Sindaco della più volte candidata Maria Rosa Porta, non prima di aver escluso – si dice in maniera inelegante – Diego Accili. Forse è stata questa la goccia che ha fatto traboccare il vaso? Non è dato sapere; certo è che tra la “Signora in azzurro”ed i leghisti da molto tempo non corre buon sangue.
Altrettanto certo è che gli Azzurri “boschesi” di vecchia scuola democristiana avevano, più che un sassolino, un grosso pietrone da togliere dalle scarpe, dopo lo scippo operato dalla Lega dell’“enfant prodige” allevato con tanta cura. Mai sottovalutare i … democristiani dormienti, in pigiama azzurro.
Ordunque: la candidatura del nipote dell’ex Sindaco è stata spontanea o spintanea (“Ah, saperlo!”, avrebbe esclamato il prof. Riccardo Battaglia di “Quelli della notte”). Si può ipotizzare che il giovine, dopo aver mostrato i muscoli in lungo e in largo, tentato alleanze anche diverse fuori dal centrodestra, proposto candidature (persino estranee al proprio ambito) fallite sul nascere, abbia assunto la decisione di “metterci la faccia”; la scelta, peraltro, è stata in qualche modo suggerita dal Mungitore, quando, ergendosi a salvatore di capre e cavoli del centrodestra, ha affermato, lanciando il guanto di sfida, che ognuno deve mettersi alla prova.
Sarà … ma si sospetta che, in questo momento, al Mungitore rida anche la parte posteriore del corpo.
Ora in soccorso del nipote dell’ex Sindaco arriva Accili, il quale aveva già fatto affiggere manifesti con i quali promuoveva se stesso, evidentemente in una corsa solitaria, dal sapore narcisistico, alla candidatura a Sindaco (forse in un disperato tentativo di far cambiare idea al vero capo degli azzurri da Bosco Marengo). Ma furono, evidentemente, quattrini sprecati. Su quel manifesto (che mani ignobili hanno insozzato) campeggiava il simbolo di Forza Italia, ma visto che nel suo, ormai ex, partito non c’era trippa per gatti, ha pensato bene di abbandonarlo per realizzare una lista civica, ovviamente con un altro simbolo.
Insomma non si può mai star tranquilli.
Pasqua è vicina, chissà che dal tradizionale uovo non esca ancora qualche altra sorpresa.
Il Malalingua
(1) “Prova e riprova anche i piccioni possono diventare quaglie”
(2) “Non ci resta che piangere” (cfr. Massimo Troisi”).
Per un errore di impaginazione, lo scorso sabato non è stata pubblicata l’immagine sopra riportatata con il seguente commento, che si pubblica ora per onor di cronaca: “Sarebbe parecchio interessante capire da cosa scaturisce la notevole differenza tra l’offerta fatta da “Trotta bus” – 150.000 euro – per l’acquisizione del CIT e quella espressa dalla nuova assegnataria “Bus Company” – 650.000 euro – considerato che la seconda non risulta essere un ente di beneficienza. Oltremodo interessante sarebbe anche un commento proveniente dal centrodestra sulla questione, che invece tace”.
Ci si scusa con i lettori.
Da parecchio tempo si ascoltano lamentele di persone che necessitano di esami clinici o visite mediche, i cui appuntamenti vengono rinviati sine die, con tempi biblici di attesa. Ciò accade se si chiede di ottenere la prestazione mediante impegnativa del Servizio Sanitario Nazionale, servizio che, apparentemente, è gratuito, ma che i cittadini già hanno pagato attraverso tasse ed imposte. Viceversa, spesso accade che le prestazioni richieste vengano erogate in pochi giorni se si paga di tasca propria il costo del servizio, ossia se si paga due volte.
La sanità in Piemonte è gestita dal centrodestra: meditate gente, meditate. È in atto una strisciante privatizzazione della sanità (ed anche del portafoglio), vedasi il caso di Tortona: l’Ospedale di Novi non si tocca!
La salute NON è in vendita.
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