Quinta opera per il Teatro Carlo Felice di Genova che ha per protagonista, ancora una volta, una donna: Tosca, di Giacomo Puccini, la donna che fa “dimenticare Iddio”, “troppo bella e troppo amante” come recita il bramoso Scarpia, ossessionato dal suo fascino e dalla sua manifesta sensualità.
Un dramma teatralmente passionale e “sterminatore” quello che coinvolge il pittore Caravadossi, la cantante Floria Tosca ed il capo della polizia, il maligno e lussurioso Scarpia in scena fino al 5 marzo interpretato da un cast straordinario magistralmente diretto dal Maestro Pier Giorgio Morandi, assistente del Maestro Muti durante gli anni alla Scala di Milano e che si avvale della regia analitica e prospettica di Davide Livermore che risale alla messinscena del 2014 e ripresa da Alessandra Premoli, senza tralasciare l’orchestra ed il coro dell’Opera Carlo Felice: lirica e teatro si fondono, dando vita ad una nuova idea musicale (evidenti i ricorsi di Puccini all’opera wagneriana) tanto che le variegate espressioni che ne fuoriescono dal talento oltre tempo del compositore si traducono in nuove ed azzardate armonie che hanno reso Tosca una delle opere più rappresentate al mondo. Puccini non dimentica la tradizione, non disdegna i momenti melodici, ma li intreccia con dissonanze armoniche rendendo espressiva musica e personaggi.
Tosca è nel I Atto impetuosamente gelosa nei confronti del mite e sognatore Caravadossi, così come Scarpia è accecato dalla lussuria malvagia nel II Atto di possederla (non fu mai così contemporaneo il tema del femminicidio e della violenza sulle donne): entrambi sono però vittime e colpevoli al tempo stesso di un amore terreno, carnale, vigoroso e ardente che li destina alla morte: una morte violenta e truce quella di Scarpia, incapace di reagire a tutta la ferocia che Tosca gli infligge nel trafiggere il suo corpo e al tempo stesso urlando “Questo è il bacio di Tosca” e poi “Ti soffoca il sangue?” seguiti da ritmici “Muori, dannato!Muori!Muori!Muori!” per concludersi con un sarcastico “E avanti a lui tremava tutta Roma!”. In questo Atto Puccini, grazie alla favorevole e proficua collaborazione con i librettisti Luigi Illica e Giuseppe Giacosa dà vita ad uno degli atti operistici più ricordati nella storia dell’opera che raggiunge la suprema liricità con la romanza “Vissi d’arte, vissi d’amore” in cui la soprano Monica Zanettin raggiunge l’apice della liricità e della teatralità. Non è da meno il baritono Stefano Meo che dotato di una presenza scenica imponente domina la scena, padroneggiando il suo ruolo “cucitogli addosso”. Nel III Atto soccombe Caravadossi, interpretato dallo spagnolo Sergio Escobar, che a parte qualche incertezza negli acuti, incanta con la celebre romanza “E lucean le stelle” in cui il pittore muore disperato perché “l’ora è fuggita”, lasciando lo spettatore avvilito per un destino ineluttabile.
In questa opera d’azione c’è forza, un ventaglio di emozioni che si completano con il trionfo del teatro: magnifica ed immortale come la vita stessa del grande Puccini.
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