Chi scrive ha partecipato a tutte le elezioni pubbliche dal dopoguerra a quelle ultime del 2022, quindi ne ha viste “di cotte e di crude”, ma mai mi era capitato di verificare il vuoto culturale e programmatico di quelle attuali, a leggere giornali e social, con assoluta indeterminazione, confusione tra lavori pubblici di pura manutenzione e lavori programmatici, con profusione di banalità sui giovani, sugli anziani, sulla sicurezza, sulle incentivazioni industriali e commerciali, a dispetto del cimitero dei negozi chiusi in via Girardengo e via Roma.
Un’assoluta povertà di idee, naturalmente con il pieno rispetto personale di sottoscrittori e articolisti. Nessuno che abbia ipotizzato e fronteggiato il grave disagio e la totale invivibilità che caratterizzerà nel futuro la nostra città, a causa del passaggio del terzo Valico AC/AV nella linea storica che taglia in due la povera Novi. Fenomeno conseguente alla decisione che prese negli anni 2000-2005 l’Amministrazione Comunale di abbandonare il percorso in aperta campagna, chiamato “shunt”, tra Novi e Pozzolo progettato da FS e COCIV, in favore del passaggio in città per favorire lo Scalo di San Bovo, mettendo in competizione i 150.000 metri quadri del nostro scalo contro gli 800.000 metri quadri dello scalo di Alessandria. Come, in effetti, è dimostrato giustamente dal protocollo tra le alte cariche firmato dalla Regione Piemonte e dallo Stato a favore dello scalo alessandrino, e con l’effetto di rendere la nostra città, tra quelle italiane, l’unica ad attuare tale decisione del passaggio nel centro in luogo del suo discostamento, come avvenuto per altre città del Ponente Ligure, o come in grandi comuni dove si è preferito il percorso sotterraneo. Naturalmente a costi più alti che farebbero dire ai romani: «… e te pareva!».
Quindi, i cittadini novesi, e maggiormente quelli che abitano lungo la ferrovia, dovranno sopportare rumori (un treno ogni 14 minuti, secondo FS), polveri sottili causa di malattie respiratorie, diversa dislocazione dei binari, pannelli ciechi antirumore ai lati della linea e un aumento delle radiazioni elettromagnetiche conseguente al parallelo ampliamento delle linee elettriche di alimentazione, da 3.000 a 25.000 KV. Senza dimenticarci poi della quasi sparizione della frazione Barbellotta a causa di raccordi, strade asfaltate, edifici multiuso, piazzali di sosta, demolizione di due cascine, due palazzi a sei piani con scale e ascensori infilati nel terreno, scarico delle acque piovane e nere nel Rio Gazzo, in modo tale da poter prevedere un’annuale esondazione dello stesso Rio in città, e poi un cantiere con 48 attività diverse e con possibile trasferimento della Novi SpA. Tutto ciò non è frutto dell’immaginazione di chi scrive, anzi, emerge chiaramente dalla lettura del volume-relazione “RFI-Italfer-COCIV: Infrastrutture strategiche definite dalla legge 443/21 – Interconnessione di Novi Ligure alternativa allo SHUNT”. Relazione generale illustrativa data 24 aprile 2015. Modifica livelletta e revisione generale. Progettista integratore A. Menchinella, di cui a pagina 1 è scritto: “[…] l’eliminazione dello Shunt in accordo con la richiesta formulata dalla Regione Piemonte in seguito alla richiesta della Provincia di Alessandria, del Comune di Novi Ligure e del Comune di Pozzolo Formigaro”. Tutte amministrazioni di centro-sinistra. E se questo non bastasse, c’è anche un altro fenomeno che non può essere sottovalutato e che riguarda la nostra Caserma Giorgi: speriamo che qualcuno riesca a gestire i vani ancora liberi, oggi parzialmente occupati dalla Guardia di Finanza, dalla Polizia Municipale e da altri Enti, per riunirvi tutti gli Uffici Pubblici, prima che qualcun altro decida di riempirli di migranti di ogni nazionalità e provenienza, con il reale rischio di aggiungere degrado al degrado. Comunque, per tutto quanto non ci resta che ricorrere al detto: «Che Dio ce la mandi buona!»
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