La mattina mi reco spesso al Parco Castello. Di solito incontro amici e conoscenti che portano a spasso il cane, oppure cammino in solitudine e per circa un’ora mi immergo nei miei pensieri. A volte, per la verità assai raramente, riesco a scorgere una coppia di scoiattoli che si rincorrono volteggiando sui rami più alti degli alberi.
Mi piace il Parco. Un po’ trascurato, desolato, persino selvaggio, ma credo che i suoi frequentatori lo apprezzino proprio per quello. E poi è vigoroso e possente. Resiste alle calamità naturali e all’uomo. E’ sopravvissuto ad una maxi discoteca alla fine degli anni 90, che mise a dura prova l’habitat di uccelli e scoiattoli, nonché la quiete di molti cittadini infastiditi dalla musica ad alto volume.
Poi venne un parco avventura. Gli alberi furono imprigionati da cavi di acciaio ed il “parco più grande d’Europa”, secondo l’allora sindaco Robbiano, cominciò ad accogliere i primi visitatori. Purtroppo i primi visitatori divennero, in poco tempo, anche gli ultimi ed il Parco Castello tornò ad essere un luogo dimenticato. Ma i cavi d’acciaio fecero molte vittime fra gli alberi, i quali ben presto cominciarono ad inclinarsi sotto la sollecitazione dei tiranti. Alcuni caddero da soli. Altri furono segati senza troppi complimenti.
Sono convinto, oggi come ieri, che il Parco Castello abbia pagato un prezzo troppo alto per colpa di trovate stravaganti, spesso incoerenti. Mi ricordo di un episodio divertente, almeno per chi leggerà queste righe, nel quale ebbe qualche responsabilità un certo assessore Mallarino.
Il Mallarino, forse a seguito di un accordo con la LIPU, fece sistemare sugli alberi del Castello alcune casette per gli uccelli, per dar modo alle creature di Dio di nidificare e di riprodursi. Onore al merito. Tuttavia, qualche tempo dopo, il comune ingaggiò la “Compagnia della Picca e del Moschetto”, un gruppo storico formato da picchieri, moschettieri ed artiglieri dotati di un pezzo di piccolo calibro, per una rievocazione storica al Parco, nel fine settimana.
La “Compagnia”, nell’esercizio delle sue funzioni, sparò cannonate (a salve) per due giorni. Per quanto mi risulta nessun pennuto, ammesso che avesse conservato le penne, si è mai soffermato nelle casette di Mallarino.
Forse, ad esser seri, non fu poi nemmeno colpa delle cannonate; fatto sta che nessun bipede, pennuto o implume che sia – compreso l’uomo – nidifica al Parco Castello. Certe notti qualcuno pianta furtivamente una tenda, campeggia per una notte e poi se ne va.
Forse la situazione è tale perché mancano elementi di richiamo ed occorre, dunque, escogitarne di nuovi. Ma ecco che spunta ora un progetto di fattibilità per la riqualificazione del Parco, committente il comune di Novi, per un importo di 60.000 euro, al quale fa seguito un appalto, sempre per progettazione e direzione lavori, per un importo di 450.0000 euro circa. Siamo ad oltre 500.000 euro di spesa. Senza che sia stato piantato un solo chiodo.
Ma guardiamo avanti, con fiducia; i giornali raccontano di un ascensore, corredato di adeguata passerella, al quale si potrà accedere attraverso un tunnel scavato nella collina del Castello. Parlare di tunnel a Novi, con i lavori della TAV in corso, è un po’ come parlare di corda a casa dell’impiccato. Dovrebbe andare più o meno così: Tu, fruitore del Parco, percorrerai – a piedi – un tunnel, dopodiché salirai in ascensore fino a giungere ad una passerella che dovrai attraversare per sbarcare finalmente sulla sommità del Parco.
Troverai una arena (anfiteatro, campo, stadio, ring?) che sarà coperta da un tendone removibile. Non sarà un granché come dimensioni, ma che vuoi, con tutti quegli alberi di intoppo, di più non si può fare.
Poi, per ridestare l’ambiente e rinfrancare i visitatori, s’avanzino le mountain bikes e le bici elettriche che potranno approvvigionarsi d’energia in apposite stazioni di rifornimento. E quando le ebikes saranno rifornite ti sfrecceranno vicino, silenziose. E se vorrai leggerti un libro in santa pace? Potrai trovare riparo (dalle bici) e conforto nei nuovi cessi, perché il progetto ne prevede l’installazione.
Li avevano già costruiti anni fa i nuovi cessi, ma poi li hanno chiusi. Ora ce ne saranno altri, nuovi anch’essi, fino a quando non li chiuderanno. La costruzione dei gabinetti in Castello, data per scontata la loro utilità, sembra essere una meta primaria, visto che in tutta la città non ci sono servizi igienici, ma al Parco Castello ci saranno.
Ergo, in caso di necessità, ovunque vi troviate, basterà correre fino all’ascensore (presso l’Asilo Solferino), trattenerla – possibilmente non farla nell’ascensore – percorrere la passerella e, con un po’ di pazienza – e di fortuna – la cosa dovrebbe risolversi.
Qualcuno ora potrebbe chiedermi perché scrivo sempre “cessi” e non “servizi igienici”. La risposta è che occorre guardare sempre al futuro: appena costruiti sono tutti “servizi”, ma poco tempo dopo, in assenza di manutenzione (il comune sa bene di che cosa sto parlando) diventano inevitabilmente “cessi”. C’è da giurare che molti onest’uomini disapproveranno con fermezza ciò che ho scritto fin qui, argomentando con dovizia di particolari che il progetto di riqualificazione del Parco Castello è cosa buona e giusta.
Per quanto mi riguarda, io non vorrò replicare, perché ritengo che il mio dovere di cittadino sia quello di segnalare ciò che, secondo me, è sbagliato e che il mio compito, polemiche a parte, si limiti a questo.
Concludo con una breve riflessione: la definizione di “Parco” su qualsiasi dizionario riporta all’incirca le seguenti parole:”Zona protetta da disposizioni speciali per la conservazione dell’ambiente e delle specie selvatiche o di determinati aspetti paesaggistici ”.
Il Parco Castello non può diventare il paese dei balocchi. Perchè sono già falliti tutti i precedenti tentativi con i quali si è sempre cercato di trasformarlo in qualcos’altro, senza pensare mai alla cura del verde, e privandolo, nel corso degli anni, persino delle fontanelle e dei giochi per i bambini.
Uno stanziamento di 3.500.000 euro per una simile impresa è decisamente sovradimensionato. In buona sostanza, siamo davanti ad un esempio di spreco del denaro pubblico per una iniziativa che urta contro il degrado generale di una città come Novi, che ha progressivamente smarrito centralità e valore e che avrebbe bisogno, ora più che mai, di concentrare risorse ed energie con politiche che uniscono, con trame sociali comuni, come il rilancio del centro storico, la razionalizzazione ed il potenziamento dei servizi e così via. Invece sono, questi ultimi, soltanto buoni propositi che non trovano mai realizzazione, ma restano racchiusi e dimenticati all’interno di qualche accidioso programma elettorale.
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2 commenti su “Ma che bel castello…”
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Parole sante, Mauro.
Il guaio è che i TRE MILIONI E MEZZO per quel giocattolo che MAI otterrà altro risultato se non il guadagno di un appaltatore, o di qualche privato che riuscirà a far cassa se venderà qualche bibita o caffè, o prenderà altri contibuti pubblici a spese dei novesi, devono essere addizionati di un altro MEZZO MILIONE di euro per la “progettazione”.
Fanno 4 MILIONI, pubblici. Otto miliardi delle vecchie lire.
Ma nessuno dice come o se rientreranno, nessuno fa il conto dei costi aggiuntivi e permanenti per la manutenzione, e per la sicurezza che dovrà essere garantita 365 giorni l’anno e 24 ore al giorno nel tunnel, sull’ascensore o nel parco giochi sotto la torre. Nemmeno una previsione del “turismo” che arriverà in città per quella “meraviglia”. Nulla su chi la gestirà, sulle garanzie che gli verranno chieste dall’ente, e sui contributi di denaro pubblico che prenderà in futuro.
In compenso, nei programmi elettorali di gran parte dei candidati sindaci quei 4 milioni di euro sono rivendicati come un miracolo che ribalterà il grigiore cittadino e garantirà anche la “sicurezza”.
Ieri ero a Sampierdarena. Ospedale di Villa Scassi.
Anche lì, considerato che i disabili costretti ad accedere a quei padiglioni sono di sicuro più numerosi di quelli in coda per accedere finalmente alla torre di Novi, era stato progettato e costruito un ascensore. Perchè l’ospedale è fatto a padiglioni, in salita sulla collina. Quell’ascensore non ha mai lavorato. L’accesso è chiuso da una saracinesca da sempre.
Come tante scale mobili perennemente fuori uso, e centinaia di sottopassi sbarrati per problemi di sicurezza. A novi non succederebbe? Mah. Il parcheggio sotterraneo del movicentro (anche lì c’era di mezzo il politico da te citato) che da sempre resta chiuso di notte proprio per problemi di sicurezza farebbe pensare il contrario.
Personalmente, suggerirei di risparmiare quei 4 milioni destinandone una piccola parte al miglioramento del verde urbano, anche in Castello, e alla liberazione della Torre dalle oscene antenne che la deturpano rendendo impossibile ai milioni di turisti che la affollano di farsi un selfie decente.
Il progetto Villa Scassi e la sua fine.
Molto simile a quello da 500mila euro sul castello
https://www.genova24.it/2023/02/ascensore-villa-scassi-dopo-anni-di-vergogna-comune-e-amt-chiedono-i-danni-335788/