La politica ha le sue regole. E di fronte alle sconfitte in cui tutte le formazioni inciampano prima o poi, non ha senso incolpare gli elettori, il destino, i tempi grami. Esemplari, nel merito, gli errori della destra novese che porteranno nel corso di queste elezioni amministrative a una sicura disfatta. Primo errore. La rottura dello schieramento che si è affermato nel 2019. Secondo: la scelta della Lega di correre da sola. E a questi, recentissimo, si somma la fittizia ricomposizione intorno alla candidatura di Mariarosa Porta al ballottaggio del 28 maggio.
Qualcuno pensa che la divisione tra le liste di destra sia la causa del deludente risultato di metà Maggio. In realtà, Porta e Perocchio, insieme, non avrebbero ottenuto più di quanto hanno preso divisi: dieci punti in meno di quelli che ha raccolto Muliere. Un risultato modesto – soprattutto alla luce delle elezioni nazionali del 25 settembre scorso – che va ascritto innanzitutto alle scelte politiche della Lega a Novi. Quelle, per essere chiari, fatte verso la fine del 2020. La giunta Cabella avrebbe potuto inaugurare una tranquilla fase amministrativa, cercando di realizzare il suo programma in un clima politico sostanzialmente benevolo. Così non è stato, poiché l’azione della maggioranza si è contraddistinta da subito per insensate manifestazioni di rivincita nei confronti degli sconfitti e, in un secondo tempo, per un insopprimibile desiderio di divorarsi a vicenda. Se il primo atto poteva essere umanamente comprensibile – rivelando il complesso d’inferiorità della destra novese nei confronti della sinistra – il secondo merita qualche riflessione.
Ciò che accade nel 2020, infatti, sembra piuttosto un rito antropofagico consumato nell’accampamento della sola Lega: nel calderone perocchiano, infatti, vengono collocati non i soliti stranieri o certi incauti alleati ma due membri della stessa tribù, l’assessore Cuccuru e l’allora capogruppo leghista Bertoli, evidentemente non troppo allineati al rampante gruppetto dirigente. A bollire! Con contorno di carote e cipolle, si presume, per apprezzarne al meglio le carni. I sacrificati, però, non si sono rassegnati al proprio destino: Cuccuru riparando in Azione, Bertoli dando vita a un proprio gruppo consiliare che ha accompagnato alla sua ingloriosa fine la prima amministrazione di destra che Novi abbia mai avuto. È in seno alla Lega, dunque, che va ricercata la ragione dei risultati del 15 maggio di quest’anno: una sconfitta che si nutre degli errori politici di Perocchio e dei suoi ascari.
Poi, la scelta di correre da soli indicando un proprio candidato sindaco è stato il secondo errore. Ancora una volta l’hybris, la presunzione di onnipotenza, ha reso ciechi i leghisti: Perocchio è arrivato terzo, i tre ex assessori della giunta Cabella presenti in lista hanno raccattato in tutto trentatré voti, come i trentini di Trento. Certo, l’errore dei leghisti è stato propiziato in questo caso dal maggior acume degli esponenti provinciali di FdI: dato per scontato il ballottaggio, hanno cercato il sorpasso alle spalle della Lega. E che questo fosse il vero terreno dello scontro, a destra, è rivelato dai due colpi sotto la cintura attribuibili ai soliti leghisti che prima hanno messo in bocca a Salvini la sbruffonata di un Perocchio vincitore al primo turno, poi hanno diffuso la voce di un sondaggio a loro favorevole per rosicchiare a FdI qualche voto “utile”. Con il risultato che il partito di Giorgia Meloni potrà tornare in Consiglio, a Novi, per la prima volta dopo i tempi di Aimone Quattordio. Rappresentato, per maggior scorno di Perocchio, proprio da Marco Bertoli.
Il terzo atto della commedia avrebbero potuto anche risparmiarcelo. Ma tant’è. Perdere per perdere, tanto vale fingere di aver ritrovato uno spirito unitario. Ancora un errore, una incomprensibile mossa al vinavil. Ed ecco l’arrogante Perocchio spedito a calci in culo, con il cappello in mano e il capo cosparso di cenere, ad apparentarsi con la signora Porta. Da non credere; una che potrebbe essere un caso di analisi statistica dell’insuccesso che bacchetta con sussiego il giovane leghista, appena acquisito alla causa, e anche il renitente Accili nelle vesti della volpe che rinuncia all’uva…
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2 commenti su “Due errori più uno”
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E sono sempre i lupi le vittime sacrificali di una società governata da pseudo volpi.
In qualità di lupo praticante (sono lupo professionista in alta Val Borbera) vorrei precisare tre cose:
a) che non mi piace l’uva (quella è la volpe)
b) che non sono vittima delle volpi perchè dove abito io non ne ho mai viste
c) non potreste farvi la vostra campagna elettorale senza tirarmi in ballo
anche qui?
Grazie.